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“Mai con Raggi. Il Pd avrà un suo candidato, ma senza fretta”. Parla Pelonzi

Carmelo Caruso

 “Per Roma indicheremo un leader nazionale e lo faremo con primarie. La sindaca pensa solo al suo destino. Non possiamo inseguirla". La versione di Giulio Pelonzi, capogruppo Pd in Campidoglio

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L’idea che il Pd possa scegliere un nome debole per favorire Virginia Raggi non esiste. Individueremo un leader nazionale e quel leader non correrà da solo. Dietro di lui c’è una squadra compatta di consiglieri che si è fieramente opposta all’amministrazione grillina. Il Pd a Roma è questo”. E per Giulio Pelonzi, capogruppo Pd in Campidoglio, “il partito” non praticherà neppure la “desistenza silenziosa”, ultima fantasia coltivata nel M5s che giocando d’anticipo vuole far dimenticare Roma come sciagura capitale. “Ma una cosa la voglio dire. Io non ci sto a inseguire la Raggi. Non dobbiamo dimenticare che ha annunciato la sua candidatura non perché ama Roma, ma perché preoccupata del suo destino. I partiti non possono lasciarsi travolgere dalla sua voglia matta. Noi di certo non lo faremo”.

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L’idea che il Pd possa scegliere un nome debole per favorire Virginia Raggi non esiste. Individueremo un leader nazionale e quel leader non correrà da solo. Dietro di lui c’è una squadra compatta di consiglieri che si è fieramente opposta all’amministrazione grillina. Il Pd a Roma è questo”. E per Giulio Pelonzi, capogruppo Pd in Campidoglio, “il partito” non praticherà neppure la “desistenza silenziosa”, ultima fantasia coltivata nel M5s che giocando d’anticipo vuole far dimenticare Roma come sciagura capitale. “Ma una cosa la voglio dire. Io non ci sto a inseguire la Raggi. Non dobbiamo dimenticare che ha annunciato la sua candidatura non perché ama Roma, ma perché preoccupata del suo destino. I partiti non possono lasciarsi travolgere dalla sua voglia matta. Noi di certo non lo faremo”.

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E allora che farete? “Quello che abbiamo sempre fatto. A Roma, il Pd è al trenta per cento mentre il M5s è al dodici. Abbiamo vinto le ultime elezioni nei municipi, abbiamo vinto le suppletive con Roberto Gualtieri. Passate le regionali, il tempo sarà maturo e allora sì che sceglieremo il migliore tra noi”. Lo sceglierete ancora con le primarie? “Le primarie sono utili anche in presenza di un nome importante. Servono per comunicare i programmi. Sono un valore aggiunto. Perché rinunciarci?”.

 

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E così, a capovolgere la narrazione di questi giorni, ci prova questo capogruppo che, con i suoi compagni di opposizione, ha sfidato il “mal-governo Raggi” e che insieme a Stefano Fassina, ricorda, si è pure “ammaccato le costole quando si trattava di difendere i dipendenti di Roma Metropolitane. Il Pd era lì”.

 

E insomma, prende le mosse dall’articolo di Giuliano Ferrara che sul Foglio ha parlato “di sciatto gratta e vinci e dell’incapacità di costruire una base programmatica capace di contrastare il fallimento Raggi”. Per Pelonzi “le sue parole hanno avuto il merito di spostare l’attenzione. A Roma serve un sindaco che riporti la città al centro del mondo. Ma la corsa al totonomi non può farci perdere di vista la necessità di avere un gruppo dirigente solido. Io credo che, nel Pd, questo gruppo ci sia”.

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E’ quel gruppo che, assicura Pelonzi, è “lontanissimo dalla Raggi” e che si è contrapposto alle sue politiche abitative, che ha difeso la Casa delle donne, che si è schierato per i grandi eventi e che, al contrario di altri, ha buona memoria. “Non dimentichiamo che la sindaca Raggi è la stessa che durante il governo gialloverde seguiva il modello Savini sull’emergenza sfratti”. E’ la stessa che ha scoperto, in queste ultime settimane, la corda antifascista. “E però, è stato merito nostro, merito del Pd, se Roma è stata iscritta all’anagrafe antifascista di Stazzema. Nostra la mozione che chiedeva di farlo dopo i tanti indugi. La sindaca cerca di appropriarsi di valori di sinistra, ma è un’appropriazione di carta” spiega Pelonzi che quei valori ha la pretesa di rappresentarli e non per marketing elettorale.

 

Dice quindi che, a Roma, il Pd dovrà parlare di “rigenerazione urbana” e tornare ai fondamentali: “Il tema dei servizi pubblici, che non può che significare il potenziamento del trasporto su ferro. E poi occorre avere una visione di sviluppo per il ciclo dei rifiuti”. E’ sicuro che, almeno qui, non si capovolgeranno le passioni fra Pd e M5s? “Ripeto: avremo un nostro candidato. Manca un anno e nessuna città lo ha ancora espresso. Un partito serio inizia un percorso. Non siamo noi a dover dimostrare che sappiamo governare Roma, ma il M5s a spiegare ai romani perché non ce l’ha fatta”.

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