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il dibattito al nazareno

Cresce la voglia di congresso nel Pd. Lotti (che conosce la materia) suggerisce cautela sui tempi

David Allegranti

L'intervento di Guerini innesca il dibattito interno. La linea dell’ex ministro e di base riformista. Ma c'è chi, come Marcucci o Nardella, invoca un confronto in autunno per definire il futuro del partito

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Roma. Tira aria di congresso nel Pd, o quantomeno sembrerebbe, dopo il lungo intervento del ministro della Difesa Lorenzo Guerini sul Foglio, molto critico nei confronti della linea Zingaretti.

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Roma. Tira aria di congresso nel Pd, o quantomeno sembrerebbe, dopo il lungo intervento del ministro della Difesa Lorenzo Guerini sul Foglio, molto critico nei confronti della linea Zingaretti.

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“Leggiamo sui social e sui giornali interviste e dichiarazioni di alcuni nostri dirigenti del Pd che proclamano l’alleanza con i 5 stelle come cosa fatta e vitale per il futuro dell’Italia e del nostro partito”, dice il sindaco di Firenze Dario Nardella su Facebook: “Io non ho pregiudizi di principio, ma annunciare patti politici alla vigilia di qualche elezione, come fatto in Umbria, è più una tattica miope che il frutto di un serio progetto politico… Prima di legarsi in un matrimonio politico con i grillini si dovrebbe verificare l’effettiva comunanza di valori, metodi e programmi. Ma soprattutto prima di fare alleanze strategiche e scegliere leggi elettorali più o meno convenienti, il partito si chiarisca su cosa vuole essere. Se si vogliono fare passi politici strategici, non basta qualche intervista sul giornale, si abbia il coraggio di coinvolgere ed ascoltare iscritti, amministratori ed elettori con un congresso, vero, di nome e di fatto”. 

 

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Ipotesi subito battezzata positivamente da Andrea Marcucci. "Ipotizzare un congresso tematico del Pd nel 2021 può essere un’ottima idea per rilanciare la forza aggregante del riformismo", dice il capogruppo dem al Senato. A cui fa voce il suo vice, quel Dario Stefàno da poco divenuto presidente della commissione Affari europei a palazzo Madama. "Credo che dopo le regionali possa starci un congresso", ci dice Stefàno. "Il posizionamento politico del Pd non può decidersi per contingenze".

 

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Congresso sì, aggiunge al Foglio Fabiano Amati, consigliere regionale del Pd in Puglia, “ma per evitare che sia una ratifica delle convenienze momentanee, il trionfo del populismo degli antipopulisti (cioè la nuova pericolosa categoria che bisognerebbe uccidere nella culla), spero che si costruisca una candidatura con programmi né di sinistra né di destra ma di avanti, cioè il partito della società aperta. Un gruppo dirigente che la smetta di rappresentare solo le minoranze rumorose dei diritti senza doveri, ma che sappia rappresentare la maggioranza silenziosa degli italiani che fa funzionare e crescere il paese, costruendo ponti materiali e immateriali su tutto ciò che si può collegare ma si stenta a fare, assecondando la velocità dell’innovazione tecnologica come strumento per arricchirci e per ridurre l’impatto del progresso sull’ambiente. Un ceto politico scelto per merito e voti, magari modificando la legge elettorale delle liste bloccate che premia le capacità adulatorie. E come si sa, le persone preparate non sono per nulla inclini all’adulazione”. Se insomma, dice Amati, “ci sarà una proposta di candidatura a segretario con queste caratteristiche, allora il congresso potrà rivelarsi utile, pure nel caso dovesse vincere l’opzione che si rinchiude nelle categorie politiche del passato solo perché ha paura di confrontarsi con i rischi della società aperta. Insomma, il Pd deve fare un congresso per decidere di formare il partito della società aperta”. 

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Un invito alla cautela arriva però da Luca Lotti, capo insieme a Lorenzo Guerini di Base Riformista, la componente più numerosa del Pd in Parlamento. Per Lotti è presto e di congresso si può parlare non dopo le elezioni regionali ma “dopo la certezza del semestre bianco”. Quindi non prima dell’estate 2021.

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Linea condivisa anche dal deputato Andrea Romano, portavoce di Base Riformista, che ci dice: “Un congresso ci dovrà essere, è nelle cose e nello statuto. Per ora è una bella discussione sul Pd”. Aggiunge al Foglio Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana: “Lo sforzo di Guerini è apprezzabile e non vorrei fosse confuso con il ronzio di chi chiede ora un congressino. Bisogna invece lavorare per tonificare e irrobustire il cavallo che corre e non tramare nell’ombra per accopparlo”.

 

Decisamente contrario a un congresso il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, che si discosta non di poco dalla linea del collega Nardella: “Facciamo il congresso su cosa? Per cosa? Rischia di diventare un congresso sul governo che sosteniamo. Sarebbe da pazzi. In tutta Europa si stanno definendo due campi, Uno europeista, riformista, ambientalista. L’altro sovranista e populista. Le due forze politiche più in difficoltà in questo quadro sono 5 stelle e Forza Italia. Questo è il tema del post regionali. Non il congresso del Pd”. 

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