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la replica del presidente della toscana

Il Sì di Rossi a Guerini (con alcuni paletti)

Enrico Rossi*

Giusto dire che lo sviluppo del paese non può reggersi sui sussidi. Ma occhio a reiterare la retorica sulla vocazione maggioritaria avendo il 20 per cento. E sul divario nord/sud, niente derby tra leghisti e neoborbonici

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Lo sforzo di Guerini è apprezzabile e non vorrei fosse confuso con il ronzio di chi chiede ora un congressino. Bisogna invece lavorare per tonificare e irrobustire il cavallo che corre e non tramare nell’ombra per accopparlo. Il punto più condivisibile di Guerini è quello relativo allo sviluppo che non può reggersi sui soli sussidi; occorre invece uno stato in grado sollecitare la parte più dinamica del sistema produttivo consolidando l’industria manifatturiera e di base, in tutto il paese. E sempre allo stato tocca occuparsi del territorio, della ricerca, dei servizi che servono alle imprese e ai cittadini. Dunque stato imprenditore va bene (non solo regolatore come dice Guerini) a patto però che abbia una visione non solo fondata sui bonus.

 

Il resto del discorso politico è invece un già visto. Cosa vuol dire vocazione maggioritaria col 20 per cento in un sistema tripolare? L’accordo di governo attuale e in vigore prevede il proporzionale; dunque sistema di alleanze politiche e sociali per continuare a governare, altrimenti restano le larghe intese. A questo punto la scommessa di un’alleanza politica alternativa alla destra va esperita corrispondendo alla pluralità delle tendenze e delle pieghe politiche e culturali del popolo italiano ma ponendo sempre al centro la costituzione e la forma democratica della repubblica a partire dalla difesa del parlamento e delle istituzioni, qui sì rigettando ogni rozza sottocultura antipolitica. Giustissimo quindi dire che non bisogna essere subalterni ma non potendo essere maggioritari nei numeri la via che resta è quella dell’autonomia politica e culturale e dunque fa bene Guerini a insistere su queste.

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Ma poi sul nordismo/sudismo si rischia di essere retorici e ideologici; evitiamo per cortesia un dibattito tra neoborbonici e leghisti nordisti. Non bisogna essere subalterni neanche su questo terreno. I temi dello sviluppo, delle infrastrutture, delle aree interne, del divario tecnologico, della sanità, della sicurezza del suolo, del lavoro sono temi nazionali ed europei e il Pd è e deve sempre più essere un partito dell’interesse nazionale ed europeo.

 

Ultimo punto: basta col partito dei soli eletti e basta col feticcio del leader solitario, bisogna tornare al partito radicato, con classi dirigenti diffuse e formate, quella del moderno principe è ancora un’idea attualissima e sapersi organizzare è il minimo per una forza politica. Un partito non può essere una testa senza corpo né un corpo senza testa. Apprezzo lo sforzo di Guerini ma non basta. Bisogna sapere infatti che non c’è spazio per altre avventure né trasformistiche né per altri pasticci di larghe intese. I riformisti sanno tante cose e sanno sopratutto che hic rhodus hic salta, poi ci sono le urne.

 

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* L'autore è presidente della Regione Toscana

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