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Senso di realtà e coerenza: il Sì di Forza Italia al referendum

Mariastella Gelmini

Serviva una riforma costituzionale più incisiva, spiega Mariastella Gelmini, ma la consultazione segnerà la fine dell’incompetenza al potere

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Ci sono molti e legittimi motivi per schierarsi contro il taglio dei parlamentari, ma chi, come Forza Italia, ha, fin dalla sua nascita, sostenuto la battaglia dell’efficientamento della macchina pubblica e della riduzione dei costi e dell’invadenza della politica, con pragmatismo oggi non può che sostenere il Sì al referendum confermativo di settembre.

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Ci sono molti e legittimi motivi per schierarsi contro il taglio dei parlamentari, ma chi, come Forza Italia, ha, fin dalla sua nascita, sostenuto la battaglia dell’efficientamento della macchina pubblica e della riduzione dei costi e dell’invadenza della politica, con pragmatismo oggi non può che sostenere il Sì al referendum confermativo di settembre.

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Non si tratta di una genuflessione al grillismo sempre più in declino né di un cedimento all’antipolitica (anch’essa uscita bastonata dal Covid e dai vistosi insuccessi dell’improvvisazione al potere): si tratta, invece, di senso della realtà e coerenza. Nel 2005 il centro-destra aveva realizzato una riforma costituzionale, quella sì strutturale, con annessa riduzione del numero dei parlamentari. Riforma poi cestinata con un voto referendario nel 2006 istigato dalla sinistra e da Prodi. Nel 2008 Berlusconi fece firmare a tutti i candidati alle politiche il “patto del parlamentare” che prevedeva, per l’appunto, il dimezzamento di deputati e senatori. Tutti i progetti di riforma costituzionale portati avanti dagli anni 90 in poi hanno previsto una riduzione dei rappresentanti eletti direttamente: i 945 fra deputati e senatori ci consegnano un rapporto parlamentari-cittadini fra i più alti al mondo. E il numero dei seggi fu stabilito prima dell’avvento delle Regioni e delle relative assemblee legislative.

  

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Tutto bene dunque? Certamente no. L’Italia non sarà un paese migliore e più giusto semplicemente per aver ridotto i “politici”: serviva una riforma costituzionale più incisiva, che intervenisse sul superamento del bicameralismo paritario, sui poteri del governo, sull’assetto istituzionale e sulla giustizia. E bisognerà mettere mano anche ai regolamenti parlamentari per rimediare alle tare di una riforma affrettata. E’ comprensibile quindi la posizione di quanti anche nel mio partito (da Brunetta a Baldelli) difendono le ragioni del No. Occorre però sottolineare con pragmatismo che le maggioranze “artificiali” che hanno finora guidato la legislatura, mai avrebbero potuto avviare modifiche costituzionali di portata più ampia. Al massimo, quando ci riescono, gli esponenti del Movimento 5 stelle (unica forza politica al governo dal 2018) sanno far di conto (di storia, geografia, diritto, meglio non parlarne...), e dopo aver rinunciato a ogni loro principio (dalla democrazia diretta alle assemblee in streaming, dal vincolo al numero dei mandati all’indisponibilità a ogni genere di alleanza) si apprestano forse a conseguire una vittoria di Pirro. Dal prevedibile successo del Sì al referendum confermativo non arriverà ai seguaci di Grillo un voto in più: gli italiani sono assai più avveduti di quanto si pensi e infatti né il reddito di cittadinanza né il voto per il taglio di deputati e senatori ha fermato l’erosione dei consensi del Movimento 5 stelle. Il referendum di settembre sarà piuttosto la fine di un ciclo che già troppi danni ha fatto. Il ciclo dell’inesperienza e dell’incompetenza al potere, dell’improvvisazione al governo. La politica è una cosa seria e lo sarà ancora di più dopo la riduzione dei parlamentari. Toccherà a quel punto al centro-destra – che con coerenza sostiene le ragioni del Sì, dopo aver approvato il taglio in Parlamento – realizzare le riforme che servono al paese. Lo faremo con maggiore credibilità anche grazie al sostegno, certo non entusiastico, a questa piccola e poco significativa riforma. Il 20 settembre, dunque, Forza Italia voterà Sì per fare un primo passo. Che è sempre meglio di nessun passo.

 

Mariastella Gelmini

capogruppo di Forza Italia alla Camera

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