PUBBLICITÁ

“Grazie, è come se avessi accettato”. Il cortese no di Sassoli al Pd (che però ci spera)

Carmelo Caruso

Il Pd insiste per candidarlo a sindaco di Roma: unisce tutti, dai cattolici a Matteo Renzi (e in segreto anche il M5s)

PUBBLICITÁ

“Lui non ha bisogno di Roma, ma Roma ha bisogno di lui. E naturalmente anche noi”. Chi ha ricevuto mai così tante tenerezze come David Sassoli? Raccontano che nel Pd stiano provando in tutti i modi a danzargli intorno, e che se solo accettasse di candidarsi a sindaco (“Ma che fortuna sarebbe”) anche “Beppe Grillo potrebbe mettere in discussione quel ‘daje’ a Virginia Raggi” che, assicurano al Nazareno, “non significa nulla. Si sa come vanno queste cose. Non è Roma che la Raggi vuole, ma una buonuscita che spera di ottenere”.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


“Lui non ha bisogno di Roma, ma Roma ha bisogno di lui. E naturalmente anche noi”. Chi ha ricevuto mai così tante tenerezze come David Sassoli? Raccontano che nel Pd stiano provando in tutti i modi a danzargli intorno, e che se solo accettasse di candidarsi a sindaco (“Ma che fortuna sarebbe”) anche “Beppe Grillo potrebbe mettere in discussione quel ‘daje’ a Virginia Raggi” che, assicurano al Nazareno, “non significa nulla. Si sa come vanno queste cose. Non è Roma che la Raggi vuole, ma una buonuscita che spera di ottenere”.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

E però Sassoli, il presidente del Parlamento europeo, il “mezzobusto” che ormai è un busto del centrosinistra, avrebbe risposto come si risponde nelle cene di gala, quando si rifiuta il cibo in nome della continenza ma solo per proteggere il corpo: “Grazie, è come se avessi accettato”. Nel Pd, dove si studia il futuro della Capitale come in geofisica si studiano le faglie, nessuno vuole farsi travolgere da questa città perché la paura di afferrarla è più forte del blasone che restituisce e che Sassoli già possiede.

 

 

Quanto vale oggi Roma? Anche se la decadenza ha facilitato la dimenticanza, fra i parlamentari democratici si spiega che “Roma non è una città ma dovrebbe essere un grande tema europeo e forse sarebbe opportuno ricordarlo, provarci come sta facendo la destra che pasticcia ma che sull’internazionalità vuole costruirci la campagna elettorale”.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

Al Nazareno circolano sondaggi che attestano la Raggi tra il 18 e il 20 per cento e si sa già che servirà il ballottaggio per eleggere il prossimo sindaco: “E’ troppa la paura di perdere, al punto da farci dimenticare che è possibile anche vincere”. A sinistra non si deve soltanto accelerare per togliere la scena alla Raggi che ormai ha orizzonti di gloria e margini di trattativa. Un suo possibile passo indietro, che nel M5s in molti desiderano, viene pesato: posto nel governo o un ruolo da protagonista nel movimento? C’è chi garantisce che una candidatura autorevole come quella di Sassoli risolverebbe anche il nodo primarie che a Roma, tra le altre cose, si devono fare perché come dice Bruno Astorre, senatore e segretario del Pd laziale, uno che è per le inclusioni e le feste di popolo, “nelle grandi città, le primarie, aggregano. La mia idea fissa è l’unità della coalizione. Ampia, ancora più ampia di come si possa immaginare. Discutiamo dopo dei nomi, che sono sicuro troveremo”.

 

PUBBLICITÁ

Con Sassoli le primarie servirebbero? Adesso serve il suo nome. I popolari, i fedeli vicini alla comunità di Sant’Egidio sono in attesa e si stanno muovendo per individuare un loro candidato che possa gareggiare (Paolo Ciani o Marco Impagliazzo), insomma chiedono sfumature cattoliche che secondo Beppe Fioroni “a Roma devono esserci. Al momento, il partito sta mancando di visione e mi dispiace dirlo. Così finisce per sbagliare”.

 

Sassoli smonterebbe queste obiezioni per origine. Il padre Domenico è stato un riferimento del cattolicesimo democratico e lui stesso si è formato nell’associazionismo bianco. Il paradosso è che nel Pd per una volta sono tutti d’accordo ma a non essere d’accordo è il prescelto. Perfino Matteo Renzi sosterebbe convintamente “il presidente”, perché sente un po’ sua la scalata europea di Sassoli.

 

E la candidatura, nel Pd, sarebbe anche un modo per rivendicare il successo del Recovery fund che è di Giuseppe Conte ma soprattutto della “scuola romana”, Paolo Gentiloni, Sassoli, Roberto Gualtieri e Enzo Amendola. Davvero l’opera di persuasione nei suoi confronti è forte se si chiacchiera della necessità di coinvolgere “tutte le personalità possibili e immaginabili. Le più alte, anche quelle europee”.

 

Sarà dunque per esorcizzare (l’iniziale?) rifiuto di Sassoli o forse perché è soltanto Ferragosto, e c’è voglia di sorridere, ma un’alternativa a Sassoli in fondo ci sarebbe, dice un uomo di governo: “Se ci dice no, potremmo provare con Angela Merkel. Sta per completare il suo mandato. Io a Roma la vedo bene …”.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ