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Nella testa del leghista

Roma, Salvini cerca una donna (imprenditrice) da candidare contro Raggi

Annalisa Chirico

Il nome per il candidato sindaco di destra lo farà la Lega, anche a costo di litigare con Giorgia Meloni. Ma trovare qualcuno che si voglia candidare non è così facile 

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"A Roma vinciamo, eccome se vinciamo". Matteo Salvini, tra una pedalata e un selfie con l’adorata figliola, cadenza le giornate di riposo con briefing politici a intervalli regolari. Ieri, dopo l’annuncio quasi minaccioso del sindaco Virginia Raggi, che si ricandida, i tormenti capitolini del leader leghista hanno assunto nuove declinazioni. Di poche cose infatti il Matteo nazionale è certo: serve una personalità forte, dell’imprenditoria, "qualcuno che abbia fatto qualcosa nella vita", slegato dalla politique politicienne, meglio se donna. 

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"A Roma vinciamo, eccome se vinciamo". Matteo Salvini, tra una pedalata e un selfie con l’adorata figliola, cadenza le giornate di riposo con briefing politici a intervalli regolari. Ieri, dopo l’annuncio quasi minaccioso del sindaco Virginia Raggi, che si ricandida, i tormenti capitolini del leader leghista hanno assunto nuove declinazioni. Di poche cose infatti il Matteo nazionale è certo: serve una personalità forte, dell’imprenditoria, "qualcuno che abbia fatto qualcosa nella vita", slegato dalla politique politicienne, meglio se donna. 

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Non è mistero che un nome fosse in cima ai desiderata del Capitano: Giulia Bongiorno, avvocato affermato, già ministro, "una con le palle". Salvini ci ha provato e non ha ancora rinunciato alla sua prima intuizione. Ma perché una candidatura si trasformi in comizi e piazze, in slogan e dirette Facebook, è necessario che la candidata accetti, e al momento Bongiorno, serenamente tornata alla professione forense, ha detto "no, grazie". Serve una persona che non sia emanazione di un partito, ragiona Salvini, alla incompetenza di un sindaco disastroso dobbiamo opporre il buon senso di chi fa, per una città che torni a risplendere. Per questo nelle scorse settimane il senatore leghista ha incontrato manager e professionisti, ha compulsato curricula e continua a farlo, ha chiesto consiglio ai suoi satelliti sul territorio e ha mandato un whatsapp al luogotenente del Lazio, l’ex sottosegretario Claudio Durigon.

      

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C’è pure l’esigenza di definire il nuovo profilo della Lega nazionale, da qui le giovani leve, rigorosamente under 40, promossi in ruoli di primo piano dentro e fuori il partito; c'è la voglia di puntare sul gentil sesso e su professionisti dell’impresa, della cultura, del giornalismo. "Dobbiamo sfatare il mito che i libri li leggano solo a sinistra, o che la cultura sia una roba solo di sinistra. E poi, sulle donne, la sinistra si riempie la bocca di slogan femministi mentre noi le donne le candidiamo presidenti di regione". Scartate le ipotesi di politici romani come la deputata Barbara Saltamartini e l’europarlamentare Antonio Rinaldi, il manager Flavio Cattaneo è comparso nella rosa dei papabili ma per un breve lasso di tempo. Forse la crescente simpatia del premier Giuseppe Conte nei confronti del vicepresidente di Italo Treno non ha giocato a suo favore. "A Roma bisogna partire dai fondamentali, dall’ordinaria amministrazione, dai rifiuti e dai gabbiani che sembrano mostri. Raggi è il peggior sindaco della storia, a Roma vinciamo noi", scandisce Salvini mentre si prepara al girone delle prossime regionali, con Toscana e Puglia in bilico e perciò decisive. Fissate le date del tour con la sua candidata Susanna Ceccardi, il leader spera che anche Raffaele Fitto, fortemente voluto da Fratelli d’Italia, riesca a disarcionare il magistrato in aspettativa Michele Emiliano. Non è mistero che il leader del Carroccio avrebbe preferito, in Puglia, una figura diversa dal politico di professione con un ingombrante cursus honorum alle spalle, e proprio per questo sa che la scelta del candidato, o della candidata, a Roma spetta alla Lega.

       

    

      

L’eccezione si concretizzerebbe solo a una condizione, che la candidata fosse Giorgia Meloni in persona. "Il Campidoglio vale più di un ministero", ragiona un leghista di peso. Ma poiché, a meno di colpi di scena, neanche Meloni è interessata all’impresa, i tormenti capitolini di Matteo lo traghettano verso l’ignoto. En d’autres mots, il candidato all’ombra del Cupolone non c’è ancora... ma ci sarà, a tempo debito. L’accelerazione impressa da Raggi ha scombinato i piani di chi, come Goffredo Bettini, sperava dentro il Pd di replicare l'"alleanza strategica" con il M5s. Che invece, riproponendo un sindaco impopolare e oltre il limite dei due mandati, potrebbe contribuire alla vittoria del centrodestra. Nessuna fretta dunque per scoprire un nome che al momento ancora non c’è. "Vogliamo una pazza idea – dice Salvini – La pazzia anima il mondo". E così sia.

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