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Il tunnel dello Stretto dimostra che l'opposizione del M5s alla Tav è ideologica

Luca Roberto

Il viceministro Cancelleri annuncia il progetto per collegare Sicilia e Calabria ma nega l'utilità dell'alta velocità Torino-Lione. "Non esistono territori di serie A e di serie B", ci dice Gay (Confindustria)

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Ha avuto perfino l'audacia di dire che “tutto evolve”, il viceministro grillino alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri. E che insomma non ci sia nulla di particolarmente bislacco, in questa estate con le mascherine appese ai raggi degli ombrelloni, nel vedere i cinque stelle, gli stessi che avversavano le escavatrici in Val di Susa, i gasdotti in Salento e le semplici bretelle o varianti di valico autostradali, nell'inedita veste di sponsor di un avveniristico tunnel sotto allo Stretto di Messina, il cui costo si avvicinerebbe ai 5 miliardi di euro. Anche se non tutte le gallerie “sono uguali” e “la Tav resta un'opera inutile”, come si è affrettato a precisare lo stesso ex candidato governatore in Sicilia. “Eppure quel che vale per un territorio, deve valere anche per l'altro. Non è che esistono regioni di serie A e di serie B”, commenta al Foglio Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte, in carica dallo scorso luglio.

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Ha avuto perfino l'audacia di dire che “tutto evolve”, il viceministro grillino alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri. E che insomma non ci sia nulla di particolarmente bislacco, in questa estate con le mascherine appese ai raggi degli ombrelloni, nel vedere i cinque stelle, gli stessi che avversavano le escavatrici in Val di Susa, i gasdotti in Salento e le semplici bretelle o varianti di valico autostradali, nell'inedita veste di sponsor di un avveniristico tunnel sotto allo Stretto di Messina, il cui costo si avvicinerebbe ai 5 miliardi di euro. Anche se non tutte le gallerie “sono uguali” e “la Tav resta un'opera inutile”, come si è affrettato a precisare lo stesso ex candidato governatore in Sicilia. “Eppure quel che vale per un territorio, deve valere anche per l'altro. Non è che esistono regioni di serie A e di serie B”, commenta al Foglio Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte, in carica dallo scorso luglio.

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A cavallo tra fine 2018 e inizio 2019, nelle stesse settimane in cui l'allora governo gialloverde si arrabattava con l'analisi costi-benefici sulla Tav, il tessuto imprenditoriale del nord-ovest si mobilitava per chiedere che l'opera venisse ultimata senza ulteriori indugi o ritardi. Oltre 40 mila persone sfilarono in piazza Castello a Torino, e nel fronte pro-Tav figurava anche la Confindustria locale, che nel frattempo aveva organizzato una serie di eventi pubblici alle Officine Grandi Riparazioni, una sorta di Leopolda in salsa sabauda, per ribadire la propria posizione. “E' da 30 anni che continuiamo a parlarne, a quest'ora avremmo dovuto già completarla. Non posso non auspicare che lo si faccia quanto prima, per connettere in maniera ancor più efficiente il Piemonte e il nord Italia all'Europa”, insiste Gay. Seppur indirettamente, questa storia del tunnel sotto allo Stretto può avere un risvolto positivo anche per voi? “Gli imprenditori siciliani ne saranno contenti, ma quando si parla di infrastrutture nel medio-lungo periodo credo non ci si debba dimenticare di tutte quelle opere accessorie, a monte e a valle, che sono l'unico modo per rendere davvero utile un investimento. Non si può prescindere da un piano infrastrutturale che tenga conto che siamo, come paese, al centro dell'Europa: uno straordinario ponte sul Mediterraneo”. 

      

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Sarà. Il rischio però è che la pregiudiziale contrarietà alla Tav del Movimento cinque stelle, su cui in passato si sono rovesciati spettri di crisi di governo, faccia adoperare due pesi e due misure nella gestione e nell'accoglimento dei progetti legati alle grandi opere, molti dei quali beneficeranno della mole di finanziamenti garantiti dal Recovery fund europeo. “Credo che vada distinta l'oggettività dei fatti, cioè quella di chi riconosce che certe infrastrutture sono centrali per lo sviluppo del paese – perché a tutti vengano garantite le stesse capacità di trasporto –, da un retro pensiero guidato unicamente dall'ideologia, per cui ad esempio si condanna la Tav solo sulla base di contrarietà espresse in passato. Ma qui parliamo di un'opera per il cui completamento manca solo l'ultimo tratto”, sottolinea Gay. Come a dire: ci incaponiamo nell'elaborare un modello e nell'istituire una cabina di regia pur di spendere i miliardi in arrivo, e allo stesso tempo non riusciamo a chiudere i cantieri aperti da decenni.

        

Una delle conseguenze, nel sottoporsi alle contraddizioni di certa politica, è che le rivendicazioni del cosiddetto partito del pil non trovino una rappresentanza adeguata. “Ma – come sintetizza Gay – al di la della polemica tra partiti, l'obiettivo dovrebbe essere quello di mettere le aziende al centro del sistema economico, puntando sulla crescita e sull'innovazione. E' l'unico modo per uscire gradualmente da questa fase emergenziale e iniziare a stilare progetti a lungo raggio. Sempre avendo chiaro che interventi particolari in zone specifiche hanno un senso solo se si evitano sperequazioni eccessive”.

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