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trattative al centro

Così Calenda si prepara a lasciare i socialisti europei per trescare con Forza Italia

Valerio Valentini

I contatti tra il leader di Azione e la Carfagna. "Si parla la stessa lingua", dice Cangini. L'irritazione del Pd, il vertice del Cav. a Villa certosa per ribadire la linea: "Si sta con Salvini"

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Roma. Il borsino, ieri, era a quota sedici. Un pizzino inviato a Carlo Calenda, una lista redatta, dicono, dalla mano di Enrico Costa, che nella pattuglia di Azione è entrato da poco portando in dote, tra le altre cose, anche la conoscenza dei dissidi interni al gruppo di Forza Italia, e dunque i suggerimenti su come usarli, quei dissidi, per farli deflagrare. Un elenco forse troppo ricco, però, vergato con la speranza di chi forse dà per acquisito ciò che non lo è, ma che comunque sarebbe stato ideato con l’avallo, o quantomeno con l’assenso, di chi, come Mara Carfagna, una certa autorevolezza ancora la esercita, nell’ambiente, nonostante le troppe titubanze dei mesi passati, quella marcia di affrancamento dalla casa madre che è sembrata un po’ una processione di Echternach (tre passi in avanti, tre passi indietro, uno di lato).

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Roma. Il borsino, ieri, era a quota sedici. Un pizzino inviato a Carlo Calenda, una lista redatta, dicono, dalla mano di Enrico Costa, che nella pattuglia di Azione è entrato da poco portando in dote, tra le altre cose, anche la conoscenza dei dissidi interni al gruppo di Forza Italia, e dunque i suggerimenti su come usarli, quei dissidi, per farli deflagrare. Un elenco forse troppo ricco, però, vergato con la speranza di chi forse dà per acquisito ciò che non lo è, ma che comunque sarebbe stato ideato con l’avallo, o quantomeno con l’assenso, di chi, come Mara Carfagna, una certa autorevolezza ancora la esercita, nell’ambiente, nonostante le troppe titubanze dei mesi passati, quella marcia di affrancamento dalla casa madre che è sembrata un po’ una processione di Echternach (tre passi in avanti, tre passi indietro, uno di lato).

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Forse anche per questo, per avere più chiara la situazione, il buon Calenda ha organizzato nelle scorse settimane dei colloqui (in alcuni casi, come quello dell’ex grillino Nunzio Angiola, appena arruolato, sono iniziati a marzo) che a qualcuno degli interessati sono parsi un buon modo per testare le reali intenzioni di ciascuno, ad altri invece sono risultati un poco raffazzonati. Antonio Martino, per dire, se n’è visti annullare due di fila all’ultimo minuto; e siccome già di perplessità sul senso dell’operazione ne aveva già parecchi, ha salutato la comitiva ed è tornato a farsi sentire dal Cav.: “Presidente, fai in modo che noi quarantenni possiamo trovarlo qui, lo spazio e il modo di farci valere”. Richiesta forse troppo ambiziosa, se è vero che è proprio tra i più giovani – Matteo Perego, ad esempio, che pure è molto vicino a Piersilivio Berlusconi – che Calenda vorrebbe pescare. Questione di voglia, di ambizione, e anche d’immagine.

 

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E siccome sente il kairos che gli sta appollaiato sulla spalla, sa che questo è il momento delle decisioni irrevocabili, l’ex ministro dello Sviluppo a qualcuno dei suoi interlocutori ha lasciato intendere che a breve cambierà casacca anche al Parlamento europeo, lasciando il gruppo del Pd e dei Socialisti per trasferirsi nell’Alde o, addirittura, nelle file del Ppe. Mossa ancora da definire, ma che gli servirebbe a rassicurare quei potenziali nuovi acquisti nell’orbita di Forza Italia sul fatto che no, la sua Azione non è e non vuole essere una costola del Pd. “Se prenderà davvero le distanze dal suo ex partito – dice infatti il senatore azzurro Andrea Cangini, sentinella della Carfagna a Palazzo Madama – allora un’interlocuzione con lui, per noi che siamo liberali e antisovranisti, sarà naturale. Nel merito di tante questioni, dalla giustizia all’economia, si parla obiettivamente la stessa lingua”. Perfino troppo, a sentire quelli del Pd, se è vero che il malcapitato Andrea Mandelli, deputato di FI, s’è visto avvicinare mercoledì sera da un paio di deputati dem che, illustrandogli le ultime mosse di Calenda si lasciavano andare a uno sfogo di bile nera contro “questo irriconoscente che prima s’è preso i nostri voti e poi ora viene a trescare con voi”, per il divertimento dell’ex ministro leghista Gianmarco Centinaio che assisteva compiaciuto alla scena.

 

Ma di pianificato, del resto, c’è ben poco. “E’ più una corsa dei singoli a garantirsi un futuro”, dice Osvaldo Napoli, col tono quasi rassegnato. “D’altronde, per mesi i vertici del partito hanno deciso di minimizzare un malessere profondo, irridendo perfino chi esprimeva voci critiche”. E del resto, i posti prenotati nella scialuppa di salvataggio sembrano essere già troppi adesso, se è vero che perfino volti storici, ex ministri e sottosegretari sono in fibrillazione, additando come “blindati” solo quella schiera di deputati e senatori (una quindicina, in tutto) che rispondono agli ordini di Antonio Tajani e Licia Ronzulli. “Ed è per questo – azzarda Napoli – che, dopo Costa che è andato da Calenda e la Fiorini nella Lega, le uscite verso altri gruppi, in Parlamento ma anche sul territorio, rischiano di trasformarsi in un fiume in piena”.

 

Non prima di fine settembre, però. Perché prima c’è da consumare il rito delle regionali del 21, con tanto di foto di rito e di dichiarazione d’unità d’intenti. Anche per questo ieri il Cav. ha convocato lo stato maggiore del partito nella sua Villa Certosa. Tre ore di vertice non esattamente disteso, in cui tra le altre cose è abortito definitivamente il progetto mai nato – ma di cui comunque Maria Stella Gelmini aveva accennato a Calenda – di cointestare il gruppo degli azzurri alla Camera tra Forza Italia e Azione. E allora, dopo essersi confrontato con Gianni Letta e con Niccolò Ghedini, Adriano Galliani e le due capogruppo di Camera e Senato, oltre a Tajani e Ronzulli, Berlusconi ha voluto ribadire la linea della fedeltà al centrodestra, avviando una manovra che nei giorni prossimi potrebbe vederlo di nuovo avvicinarsi a Matteo Salvini, con tanto di dichiarazione di solidarietà rispetto alle recenti disavventure giudiziarie sue e del suo partito.

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