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Nella testa del segretario

Luciana, stai serena?

Domenico Di Sanzo

Zingaretti smentisce le voci della sua voglia di rimpasto e rassicura il ministro dell'Interno. I dubbi di Franceschini, le ambizioni del Pd sul Viminale, il settembre fatale all'orizzonte

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Non disdegnando un certo gusto per l'iperbole ben contestualizzata, potremmo dire, adattando una citazione di Karl Marx, che la strada per l'inferno è lastricata di "lunghe e cordiali telefonate". Come quella avuta oggi dal segretario del Pd Nicola Zingaretti con la ministra dell'Interno Luciana LamorgeseÈ l'ufficio stampa del Pd che ci tiene a rendere pubblico il colloquio. Una chiacchierata, dunque, in cui Zinga "ha voluto ribadire alla ministra l'appoggio del Pd all'attività del Viminale". Sottintendendo, in qualche modo, che di far trapelare un sostegno pubblico ce ne fosse bisogno. Infatti segue smentita. "Soprattutto - precisa il Nazareno - smentendo qualsiasi iniziativa o interessamento di Zingaretti per rimpasti e incarichi di governo". Insomma, Luciana stai serena.

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Non disdegnando un certo gusto per l'iperbole ben contestualizzata, potremmo dire, adattando una citazione di Karl Marx, che la strada per l'inferno è lastricata di "lunghe e cordiali telefonate". Come quella avuta oggi dal segretario del Pd Nicola Zingaretti con la ministra dell'Interno Luciana LamorgeseÈ l'ufficio stampa del Pd che ci tiene a rendere pubblico il colloquio. Una chiacchierata, dunque, in cui Zinga "ha voluto ribadire alla ministra l'appoggio del Pd all'attività del Viminale". Sottintendendo, in qualche modo, che di far trapelare un sostegno pubblico ce ne fosse bisogno. Infatti segue smentita. "Soprattutto - precisa il Nazareno - smentendo qualsiasi iniziativa o interessamento di Zingaretti per rimpasti e incarichi di governo". Insomma, Luciana stai serena.

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E la battuta è fin troppo telefonata per chi è abituato a decriptare i messaggi della politica. Di segnali, Zingaretti, nelle ultime settimane ne ha mandati eccome. Il compassato segretario di scuola Pci sta provando a dismettere i panni del pacificatore, dell'equilibratore delle tensioni interne ed esterne, per provare a indossare l'abito di chi vuole cominciare a dettare l'agenda. Mettendo a cuccia l'ex capo politico del M5s Luigi Di Maio, che dalla Farnesina non manca di far notare come lui abbia una sensibilità diversa rispetto ai dem sull'immigrazione. Chiamando all'azione sulla legge elettorale, da portare a casa prima del taglio dei parlamentari, l'unico vessillo grillino delle origini che ancora garrisce. Picconando sul Mes, nel tentativo di dimostrare ai suoi che persino lui si è scocciato di blandire e carezzare quei pestiferi dei grillini.

 

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Sconfinamenti nel campo delle cose che contano, nei fatti di governo, fino ad ora terreno d'elezione di Dario Franceschini, capo della delegazione ministeriale del Pd, ma concretamente molto di più. Per dire, ribadendo l'ovvio e rischiando di provocare l'ilarità del lettore, un personaggio nemmeno paragonabile ad Alfonso Bonafede, rappresentante della pattuglia dei pentastellati in Consiglio dei ministri. Proprio Franceschini, negli scorsi giorni, ha confidato ai suoi: "Ultimamente Nicola lo vedo un po' enigmatico". Nelle stesse ore, dal gruppo parlamentare si levava l'invito al segretario "a prendere l'iniziativa". Tutto per farsi trovare pronti all'autunno. Quando gli umori magmatici di chi vorrebbe una nuova maggioranza potrebbero acquistare consistenza davanti alla crisi economica, all'esito delle regionali e alla decisione sul Fondo salva stati. Va da sé che di fronte a questo scenario, l'ipotesi regina sarebbe il Viminale: se non per il segretario Zinga, quantomeno per un esponente del partito di quel segretario. Per accelerare sulla cancellazione dei decreti sicurezza gialloverdi e salviniani, per dare un'impronta politica a un dicastero strategico per la sinistra e riequilibrare i rapporti di forza con il M5s, alla luce dei sondaggi e dei risultati del voto nelle regioni il 20 settembre. E qui c'è un'alternativa all'approdo di Zingaretti verso il ministero di peso per eccellenza. Il segretario, a quanto si vocifera nei corridoi del Nazareno, vuole piazzare al posto della Lamorgese almeno un uomo del suo partito, se è vero – come dal suo staff s'affannano a precisare – che non sarà lui stesso a prenderne il posto.

 

Tuttavia si intensificano le voci di uno Zingaretti che ne avrebbe abbastanza di fare il presidente della Giunta regionale del Lazio. Una poltrona che gli sta stretta. E che è diventata pure scomoda dopo gli attacchi della destra sulla fornitura di 35 milioni di mascherine mai arrivate a destinazione. Zinga si è difeso in consiglio regionale, ma probabilmente è arrivato il momento di spiccare il volo. Luciana, stai serena. Si fa per dire.

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