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"Il Pd abbia il coraggio di resistere al virus grillino. Voterò no al taglio dei parlamentari". Parla Fioroni

Carmelo Caruso

Riferimento dei cattolici dem, l'ex ministro dell'Istruzione parla dello stato di salute del Pd: "Non deve abbassare la schiena al M5s"

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Al referendum per il taglio dei parlamentari, io voterò no. Voterò no perché senza un’adeguata legge elettorale non si fa altro che alterare la qualità della democrazia. Voterò no perché non si può inseguire il sentimento del tempo dei grillini. Noi non siamo questo. E’ così che rischiamo di non essere utili al paese”.

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Al referendum per il taglio dei parlamentari, io voterò no. Voterò no perché senza un’adeguata legge elettorale non si fa altro che alterare la qualità della democrazia. Voterò no perché non si può inseguire il sentimento del tempo dei grillini. Noi non siamo questo. E’ così che rischiamo di non essere utili al paese”.

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Si è pentito di avere fondato il Pd? “Ci ho creduto, ci credo ancora. Ci voglio credere”. E insomma, Giuseppe Fioroni, riferimento di tutte le anime popolari che hanno accettato la sfida di incontrarsi con la cultura socialista, dice che lui no, non abbassa “la schiena di fronte al M5s” e che non si può più sopportare il pensiero unico, e a volte straccione, che cerca di convincere gli italiani che tagliare è meglio, e che restringere l’aula di camera e senato e un felicissimo rammendo istituzionale. “Non è vero, non si favorisce la democrazia. Sento parlare di legge elettorale. Come se il problema sia solo quello. Ma in democrazia non è cambiando legge elettorali che si vincono le elezioni. Noi ci accontentiamo di cambiare sistema mentre avremmo bisogno di cambiare politica”.

 

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Atterrito dall’aver condiviso una riforma, ma senza avere ottenuto in cambio, dal M5s, una legge elettorale necessaria, un sistema che non faccia esplodere il parlamento, il Pd sta correndo ai ripari. Pressioni per arrivare al proporzionale. Si cerca la sponda di Fi che, forse sì, ci starebbe.

 

Goffredo Bettini ha parlato di obiezione di coscienza che avrebbe già convinto intellettuali d’area. Un altro protagonista del cattolicesimo democratico, come Pierluigi Castagnetti, ha dichiarato che, pure lui, “voterà no al referendum”. E dunque, per Fioroni, il Pd deve, per quanto riguarda il prossimo referendum, avere il coraggio di proclamare l’obiezione di coscienza come indirizzo politico.

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“Mi sembra - pensa Fioroni - che sia la condizione necessaria. Lasciare ai propri iscritti la piena libertà di dissentire. Se non si vuole invitare a votare no, si dica che sul referendum, il partito consegna alla sensibilità dei militanti la scelta”. Nessuno mette in discussione l’unità e tanto meno vuole metterla Fioroni “ma noi cattolici democratici abbiamo il dovere di testimoniare la nostra storia all’interno del Pd. Non possiamo essere ospiti sgraditi e perfino paganti”.

 

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Chiede insomma a Zingaretti qualcosa in più che non significa posti e poltrone. Per Fioroni dovrebbe esserci un sussulto culturale,  l’ambizione di non inseguire i compagni di governo e di bilanciare, all’interno del partito, le culture che hanno compartecipato alla fondazione del Pd. “Il nostro soggetto politico rimane stabile nei sondaggi. Rimane nonostante i tentativi del segretario che si batte per l’unità”. E’ il feticcio che sta tenendo incollato una comunità di destino. E però, secondo Fioroni, non può essere il pretesto per imporre “un pensiero unico, una sola sensibilità”.

 

“Ricordo ­- dice ancora l’ex ministro - che il Pd è l’incrocio fra moderati e progressisti. C’è una platea di voti attraibili. Dobbiamo occuparci di questo. Ma lo si può fare solo con una nuova riflessione lunga e passa dalle centralità di alcuni temi sensibili. La famiglia è uno di questi”. Stanno tornando i democristiani? “Basterebbe che si tornasse a dire cose semplici come queste: il Pd non deve invitare il suo popolo a votare per qualcuno ma convincerlo a credere in qualcosa”.

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