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Prove di primarie a destra

Il Family Day sarà a settembre. Salvini e Meloni già si contendono la piazza

Carmelo Caruso

Dopo l'immigrazione ecco un altro tema identitario per misurarsi a destra. Uniti a Roma contro la legge Zan. La scalata della Meloni passa dalla famiglia

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Si contendono adesso la famiglia minacciata dalla “pericolosissima” legge Zan così come si contendono l’immigrazione che, per Matteo Salvini, è azione programmata dal governo “per infettarci” mentre per l’altra, Giorgia Meloni, “è furia immigrazionista”.

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Si contendono adesso la famiglia minacciata dalla “pericolosissima” legge Zan così come si contendono l’immigrazione che, per Matteo Salvini, è azione programmata dal governo “per infettarci” mentre per l’altra, Giorgia Meloni, “è furia immigrazionista”.

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Non c’è solo la disperazione che viene dal mare. Per settembre, quando il vento potrebbe placarsi e i barchini ridursi, la due destre – quella di Salvini e quella della Meloni; l’infiammabile e la quasi presentabile – duelleranno per mettersi alla testa del prossimo Family Day che si terrà a Roma.

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Non saliranno sul palco, ma si aggireranno in piazza. Una legge di sinistra servirà a celebrare le primarie della destra. A chi la famiglia? A Matteo o a Giorgia?

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Associazioni pro vita, comunità cattoliche, politici, prelati, sono infatti pronti a manifestare contro la legge sull’omotransfobia. Promettono di fare “rumore” contro un testo “vergognoso”, “liberticida”, insomma “vanno fermati”. Quando partirete? “Abbiamo pensato a una grande festa di piazza da tenere a settembre, a Roma. Preferiamo un sabato. Dobbiamo tenere conto del distanziamento sociale. Saremo tanti, saremo molti” anticipa Massimo Gandolfini che di queste sigle è sempre la parte per il tutto.

 

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La notizia è che si ripresenta il popolo del Family Day e che ce l’ha con Giuseppe Conte che non si sta opponendo “all’indottrinamento ideologico”, “all’inasprimento inaccettabile delle pene contro le discriminazioni omosessuali”. In breve: li ha delusi. “E’ da un mese che protestiamo ma evidentemente bisogna riempire le piazze per farsi ascoltare” aggiunge Jacopo Coghe, altro sodale di Gandolfini, fondatore dell’associazione Pro Vita & Famiglia, animatore del congresso mondiale di Verona del 2019, appuntamento che anticipò la crisi del primo governo Conte.

 

E infatti, è da allora che non si contavano. Si racconta che hanno chiesto piazza San Giovanni. Non hanno ancora deciso.

 

Stiamo ragionando su piazza del Popolo o sul Circo Massimo” dice Gandolfini che parla di sottile operazione, quella nascosta nel testo Zan, per arrivare “a una società di relazioni indifferenziate”. Sono le loro antiche angosce, ma per una volta si accompagnano alle perplessità delle femministe, pure loro scontente da questo disegno di legge, da ieri in aula, e che a sinistra è una chimera inseguita da vent’anni. Alfredo Mantovano, uomo di diritto, ex sottosegretario all’Interno nel secondo governo Berlusconi, ha perfino curato un libro problematico “Omofobi per legge? Colpevoli per non aver commesso il fatto” (Cantagalli) dove si elencano le criticità.

 

Ritiene che “si darebbe vita a un diritto penale basato sugli orientamenti sessuali. Lo trovo pericoloso”. Non è solo un argomento che interroga la coscienza. Si incrocia con la libertà di pensiero. E’ la controversia eterna: non infamare senza essere infamati. Secondo Mantovano “le ipotesi di reato, quelle di discriminazione omofobiche, sono solo 26 l’anno. E poi, nel testo Zan, c’è troppa genericità. Anche la commissione Affari costituzionali lo ha notato. Il vero rischio è di lasciare alla magistratura discrezionalità” continua sempre Mantovano. E poi c’è la Chiesa.

 

Alla presentazione del suo libro erano presenti il sottosegretario della Cei, don Ivan Maffeis, vicinissimo al cardinale Basetti, e c’era pure monsignore Roberto Malpelo, direttore ufficio problemi giuridici della Cei. In molti, anche a sinistra, si chiedono adesso se l’intervento legislativo fosse davvero necessario: “Non bastava la crisi economica, anche le famiglie contro?” ha sussurrato un parlamentare del Pd.

 

A sentire Coghe sarebbe più di uno: “stiamo ricevendo adesioni silenziose. Purtroppo non si possono dichiarare per non mettere in difficoltà il governo”. Va ripetuto che sono temi divisivi. In Forza Italia, è sceso Silvio Berlusconi per precisare che la posizione del partito è contro la legge Zan. Voleva dire che non sono che legittime iniziative personali quelle dei parlamentari Giusi Bartolozzi e Enrico Costa che, al contrario, sono a favore. Gandolfini rivela che molti parlamentari di centrodestra stanno facendo la loro parte ed “è chiaro che quando andremo a votare non potremo che premiare il loro impegno”.

 

Nella Lega li capeggia Simone Pillon. Gli altri sono Stefano Candiani, Massimiliano Romeo, Roberto Turri. In Forza Italia: Maurizio Gasparri, Lucio Malan, Mariastella Gelmini. La sorpresa è tuttavia Fdi. In vista dell’evento, Giorgia Meloni, ha distaccato una delle sue più brillanti deputate. Si tratta di Carolina Varchi. Le ha affidato il compito di contrastare la legge e di curare la campagna che ne seguirà. Non è solo uno dei tanti Family Day. E’ il primo in vera compartecipazione Fdi-Lega.

 

 

Passa anche da questa battaglia contro la legge Zan la fase adulta di Fdi e della sua leader che potrebbe fare della parola “famiglia” quanto Salvini ha fatto della parola “immigrazione”. Per lei è una legge da demolire e una (altra) piazza da scalare.

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