PUBBLICITÁ

invide, rancori e altre sciocchezze

Il marasma nel M5s: il Senato rottama Casaleggio e i deputati tentano la sfiducia al capogruppo

Valerio Valentini

Il nuovo regolamento a Palazzo Madama disconosce Rousseau. Il documento contro Crippa a Montecitorio. Ecco chi sono i deputati del M5s che alimentano il malcontento

PUBBLICITÁ

Roma. Certe volte pure la lusinga, pure il compatimento, servono a fare politica. Specie nel M5s, dove gli umori e gli ardori del momento, i capricci e le ripicche, danno spesso sostanza, in mancanza di una codificazione della dialettica interna, alle baruffe tra colleghi. E così Federica Dieni, avvocato calabrese e membro del Copasir, giovedì è stata la più lesta a mettere like e cuoricini sui post di Marta Grande, la deputata laziale impallinata nel gioco perverso del rinnovo delle presidenze di commissione. E Luigi Iovino, il più giovane della pattuglia dei grillini alla Camera, macinatore di preferenze online in Campania, se li è presi sotto braccio a uno a uno, i suoi compagni della Finanze rimossi d’arbitrio dal capogruppo Davide Crippa, mercoledì sera, per scongiurare un’imboscata già programmata ai danni del renziano Luigi Marattin, presidente designato di quella commissione. E a tutti Iovino, un tempo grande critico di Luigi Di Maio quindi ultimamente finito con l’essere considerato un pretoriano del ministro degli Esteri (nel M5s va così), ripete la stessa cosa: che quella di Crippa è stata una “porcata” e che crea un precedente pericoloso, che così insomma, con questo direttivo e questo capogruppo, non si può proprio andare avanti, e serve cambiarlo. E lo stesso, in quelle ore, ripeteva pure Cosimo Adelizzi, ad alta voce in mezzo al Transatlantico, ché tutti sentissero: “Dobbiamo dare un segnale”, diceva il deputato, salernitano di Battipaglia, esponente di quella commissione Bilancio che aveva assistito alla conta interna, con tanto di ricorso e riconteggio delle schede, che aveva portato alle dimissioni di Leonardo Donno da capogruppo.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Roma. Certe volte pure la lusinga, pure il compatimento, servono a fare politica. Specie nel M5s, dove gli umori e gli ardori del momento, i capricci e le ripicche, danno spesso sostanza, in mancanza di una codificazione della dialettica interna, alle baruffe tra colleghi. E così Federica Dieni, avvocato calabrese e membro del Copasir, giovedì è stata la più lesta a mettere like e cuoricini sui post di Marta Grande, la deputata laziale impallinata nel gioco perverso del rinnovo delle presidenze di commissione. E Luigi Iovino, il più giovane della pattuglia dei grillini alla Camera, macinatore di preferenze online in Campania, se li è presi sotto braccio a uno a uno, i suoi compagni della Finanze rimossi d’arbitrio dal capogruppo Davide Crippa, mercoledì sera, per scongiurare un’imboscata già programmata ai danni del renziano Luigi Marattin, presidente designato di quella commissione. E a tutti Iovino, un tempo grande critico di Luigi Di Maio quindi ultimamente finito con l’essere considerato un pretoriano del ministro degli Esteri (nel M5s va così), ripete la stessa cosa: che quella di Crippa è stata una “porcata” e che crea un precedente pericoloso, che così insomma, con questo direttivo e questo capogruppo, non si può proprio andare avanti, e serve cambiarlo. E lo stesso, in quelle ore, ripeteva pure Cosimo Adelizzi, ad alta voce in mezzo al Transatlantico, ché tutti sentissero: “Dobbiamo dare un segnale”, diceva il deputato, salernitano di Battipaglia, esponente di quella commissione Bilancio che aveva assistito alla conta interna, con tanto di ricorso e riconteggio delle schede, che aveva portato alle dimissioni di Leonardo Donno da capogruppo.

PUBBLICITÁ

 

La Dieni, Iovino, Adelizzi: sono solo alcuni tra i grillini che alimentano il malcontento della truppa alla Camera. Sono i tre che, almeno nei giorni scorsi, ci hanno tenuto a intestarsi la paternità di un’operazione ancora poco chiara, che non si sa bene dove andrà a parare. Si dice agiscano – questa, almeno, è la vulgata – per conto di Di Maio, ma vai a sapere se poi è davvero così. Di certo si sono ritrovati a condividere l’iniziativa di un altro deputato malpancista, quel Mattia Fantinati che al capogruppo Crippa gliel’ha giurata da tempo – questioni di vecchie ruggini personali, roba che risale addirittura alla scorsa legislatura e a quando bisognava individuare un responsabile del gruppo sulle questioni dell’Innovazione e lo Sviluppo: per dire di come anche qui la politica c’entri assai poco – e che dunque ora s’è messo in testa di raccogliere le firme per farlo dimettere, il capogruppo, e insieme a lui tutto il direttivo. Il tutto, chiaramente, sotto l’occhio interessato del ministro degli Esteri, quel Giggino ‘a marachella che a veder aumentare il caos, dentro i gruppi parlamentari, ci gode come chi si goda lo spettacolo di un ghiacciaio che crolla, perché è da quel crollo, da quel caos, che passa il logoramento di Giuseppe Conte, la messa in discussione degli attuali equilibri nel M5s e nel governo.

 

PUBBLICITÁ

E così domani sera c’è chi giura che il documento della sfiducia a Crippa e ai suoi verrà presentato alla riunione di gruppo, convocata per l’ora di cena. Ma non è ancora detto. Di certo tra i deputati c’è chi guarda con speranza e con invidia a quel che già hanno fatto i colleghi senatori: che a metà luglio si sono dati un nuovo regolamento di gruppo, e con quello hanno rottamato Davide Casaleggio, disconoscendo quel colabrodo che è la piattaforma Rousseau come strumento di comunicazione e di elaborazione di indirizzo politico, e sempre con quello hanno anche ridimensionato i poteri e l’arbitrio del capogruppo, dando invece maggiore peso all’assemblea egli eletti. Eppure neanche questo è bastato a contenere la rabbia di chi nel valzer delle presidenze di commissione è rimasto deluso. Almeno a giudicare dal messaggio condiviso dalla senatrice Marinella Pacifico, insegnante di Latina, coi suoi colleghi: “Abbiamo perso cinque commissioni. Lasciamo tre commissioni al Senato e due alla Camera. Martedì ci sarà una riunione in presenza e qualcuno dovrà rispondere di questa cessione”. Arrendetevi, vi siete autocircondati.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ