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La supplente degli Esteri

Rimediare a Giggino

Carmelo Caruso

Fa i compiti di Luigi Di Maio e non si cura del rimpasto minacciato dal Pd. Luciana Lamorgese è “la prussiana”

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A questo siamo arrivati: lui spiega a lei quello che non riesce a fare lui. “E intanto lei, che è ministro degli Interni, vola a Tunisi dove dovrebbe starci l’altro, Luigi Di Maio che è il ministro degli Esteri” dicono i funzionari di Luciana Lamorgese che, a volte, le chiedono “ministro, ma perché non risponde mai a questi campioni di sapienza?”. E infatti, non replica alle interviste (“e che dovrei dire? Io non ho tempo neppure di leggere”) che il “collega” rilascia con l’accento del risentito: “Questa è un’emergenza nazionale. Dobbiamo pensare a come bloccare le partenze”. In pratica, fa opposizione alla compagna per i compiti che non sa risolvere.

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A questo siamo arrivati: lui spiega a lei quello che non riesce a fare lui. “E intanto lei, che è ministro degli Interni, vola a Tunisi dove dovrebbe starci l’altro, Luigi Di Maio che è il ministro degli Esteri” dicono i funzionari di Luciana Lamorgese che, a volte, le chiedono “ministro, ma perché non risponde mai a questi campioni di sapienza?”. E infatti, non replica alle interviste (“e che dovrei dire? Io non ho tempo neppure di leggere”) che il “collega” rilascia con l’accento del risentito: “Questa è un’emergenza nazionale. Dobbiamo pensare a come bloccare le partenze”. In pratica, fa opposizione alla compagna per i compiti che non sa risolvere.

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Ieri mattina, al Viminale, non sembrava vero di leggere l’intervista di Di Maio (“come si può dichiarare che bisogna fare di più quando il di più spetta a lui” si è lasciato scappare un prefetto) e si racconta che abbiano sofferto per la ministra come si soffre di fronte ai torti che sono troppo manifesti, quelli a cui alla fine non riesci neppure a replicare se non alzando le spalle e dando fiato allo sfogo doloroso: “Tutti sanno che Luciana oltre a fare il ministro degli Interni fa anche la supplente degli Esteri”.

 

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Dicono che ci sia qualcosa di prussiano nel suo carattere, qualcosa che solo chi legge i romanzi di Joseph Roth può comprendere. Nel Pd la definiscono con questa espressione, “la prussiana”, e vuole essere davvero un complimento se non fosse che il suo re non è Conte ma Sergio Mattarella. E’ stato il presidente a chiedere una figura come la sua per filtrare l’aria dopo che Salvini l’aveva ammorbata. 

 

Da undici mesi la donna che dispone dei nostri agenti di pubblica sicurezza non ha una rete, un partito, che davvero la protegga e che argini le incontinenze di chi le rimprovera che “è un tecnico”, “certe cose non le può capire”, “dobbiamo fare presto altrimenti torna la Bestia di Salvini”.

 

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Quando gli sbarchi sono ricominciati, ha preso il primo volo per Tunisi ed è stata ricevuta dal presidente incaricato, un ex ministro degli Interni, che la apprezza e la ascolta. Non ha avuto bisogno, al contrario di Di Maio, di servirsi del “poderoso” staff. “Ci siamo conosciuti quando era, come me, solo ministro degli Interni” ha rivelato la Lamorgese senza che la vanità la sfiorasse.

 

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Gli altri ministri chiedono di apparire mentre lei, singolare richiesta, chiede il più possibile di evitare i tappeti, le cerimonie tanto che qualcuno le ha sentito, in un’occasione, formulare questo desiderio, “come sarebbe bello sparire, parlare quando serve”. All’inizio la presero in giro perché non cinguettava (che parolaccia per un prefetto).

 

Silvio Berlusconi ha suggerito ai suoi uomini, che significa ordinato, di “non puntarla” e il messaggio, dopo tortuosi viaggi, è arrivato ai giornalisti di area. “Prudenza con la ministra che è stato il nostro bravissimo prefetto di Milano”. Tutti sanno che non voleva fare il ministro dopo la sua parentesi al consiglio di stato (“io ero tornata alla mie piante”, ha scherzato con un amico).

 

Nel governo ha felici conversazioni (quelle che contano e che precedono le amicizie) con Lorenzo Guerini, ministro della Difesa, con il viceministro Matteo Mauri e il sottosegretario Achille Variati, che da mesi lavora a una riforma organica sulle province.

 

 

“E però, chi meglio di lei. E’ lucana come me” pensa Angelo Sanza, antico maestro democristiano di Potenza, stessa città della Lamorgese e si favoleggia lontana parente di Sanza, uno che agli Interni ha occupato il ruolo di sottosegretario con Aldo Moro. Per Sanza c’è una legge non scritta: “Al Viminale sempre figure di qualità ma mai leader di partito”. E non si sa se questa ammissione nasconda sospetti.

 

Nel Pd, la casella del Viminale, la danno per scalabile in un possibile rimpasto. Si spiegherebbero solo così le ultime prese di posizione anche da parte del segretario che non vorrebbe quel ruolo per lui, ma (se dovesse accadere) per il partito che è in evidente difficoltà sul tema immigrazione e che ha la necessità di afferrare l’argomento. “Io credo che il Pd farebbe un grande errore” dichiara Sanza che è cattolico e conosce il lavoro della coscienza.

 

“Non prendiamoci in giro. E’ un problema troppo serio per dire ‘salviamo tutti’ ”. Si è aggiunta anche l’emergenza sanitaria e pochi lo ricordano, ma al sud, stavano scoppiando rivolte sociali che l’Interno ha saputo sedare. Ma chi se lo ricorda più. Non è una competenza ma è sicuramente un incrocio fortunato, in questi tempi infetti, il congiunto della ministra.

 

Il marito della Lamorgese è Orlando Armignacco, un infettivologo, ed è per questo che la Lamorgese, al contrario di altri, non ha sottovalutato le angosce di Marco Minniti. “Non neghiamo il problema. Il problema migrazione si aggiunge a quello sanitario. Bisogna scongiurare concentrazioni di migranti”, ha ripetuto lei che non si preoccupa del rimpasto. Ha confessato: “Non ho velleità politiche. Non devo candidarmi. Io sono prestata…”. Assicurano che sorridesse e che il discorso sia così finito lì.

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