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editoriali

Il cocktail sbagliato

Vi fareste mai guidare da chi mette la menta nel Negroni? L’ultima su Dibba

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Il reportage del Corriere dal bar dove Alessandro Di Battista, voce carismatica dei Cinque stelle, passa l’estate a preparare cocktail si conclude con questa immagine: Dibba aggiunge due foglioline di menta a un Negroni e qualcuno lo avverte: “Ma no, Ale! Quante volte devo ripeterti che la menta devi metterla solo nel mojito?”. Speriamo che sia un’invenzione giornalistica ma se così non fosse c’è un problema. Di Battista fece irruzione sulla scena politica dell’Italia alla testa di un movimento che predicava questo: una perfida élite minoritaria tiene in ostaggio il paese contro la volontà del popolo. E come la riconosci questa perfida minoranza? La riconosci perché è lontana dalla realtà, è snob, chiusa nei suoi salotti, non ha più il contatto verace con il mondo di cui invece i grillini sono i portatori sani. Da quello si passava alla fase pratica. Vi scoperchiamo. Abbasso la casta. Abbasso le élite. Uno vale uno. Il paese è con noi.

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Il reportage del Corriere dal bar dove Alessandro Di Battista, voce carismatica dei Cinque stelle, passa l’estate a preparare cocktail si conclude con questa immagine: Dibba aggiunge due foglioline di menta a un Negroni e qualcuno lo avverte: “Ma no, Ale! Quante volte devo ripeterti che la menta devi metterla solo nel mojito?”. Speriamo che sia un’invenzione giornalistica ma se così non fosse c’è un problema. Di Battista fece irruzione sulla scena politica dell’Italia alla testa di un movimento che predicava questo: una perfida élite minoritaria tiene in ostaggio il paese contro la volontà del popolo. E come la riconosci questa perfida minoranza? La riconosci perché è lontana dalla realtà, è snob, chiusa nei suoi salotti, non ha più il contatto verace con il mondo di cui invece i grillini sono i portatori sani. Da quello si passava alla fase pratica. Vi scoperchiamo. Abbasso la casta. Abbasso le élite. Uno vale uno. Il paese è con noi.

 

E di questa dolente esperienza del mondo Dibba si è vantato più volte, per far risaltare il contrasto con la chiusura della politica romana. Come dimenticare questo passaggio del suo primo libro che al Foglio conosciamo a memoria: “Quella volta mi licenziai e acquistai un biglietto di sola andata per Buenos Aires. Per quasi due anni viaggiai in autostop per l’America latina tra la gente come una persona qualunque, alla ricerca di spremute di umanità”. O quella volta che rivendicò di avere girato la Silicon Valley (“Le do una notiziona: nella Silicon Valley, prima di lei c’è andato anche qualcun altro”, aveva risposto con uno sbuffo Lilli Gruber). Per non parlare del reportage dall’Iran di prossima uscita, Sentieri persiani, dal quale è lecito attendersi altri brividi esotici. Ma allora perché il quarantunenne Dibba, in bandana sulla spiaggia di Ortona, continua a mettere la menta nei Negroni? Chiunque, anche chi non conosce le spremute di umanità, sa distinguere tra un Negroni e un mojito. Chi non lo sa ha mai davvero varcato la soglia di casa? E può aspettarsi un posto di responsabilità alla guida del paese? Di Maio certe leggerezze non le commetterebbe. E infatti sta alla Farnesina.

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