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Le balle di Salvini e la clemenza dovuta

Giuliano Ferrara

La difesa del leghista è fuffa. Ma c’è da augurarsi che arrivi solo una condanna simbolica, senza negazione dei diritti politici elettivi passivi e attivi: sarebbe sufficiente per ricordare che non tutto è possibile quando si è al governo

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Che il Senato avesse l’autorità e la legittimità giuridica e morale per lasciare che il senatore Salvini sia processato dal Tribunale dei ministri è appena ovvio. La giurisdizione è speciale, riguarda appunto i ministri, e il senatore in qualunque altro caso si appellerebbe alla retorica anticasta per bollare quella giurisdizione come incompatibile con l’eguaglianza davanti alla legge dei cittadini. Ma questa sede giudiziaria speciale non gli basta, al senatore, avrebbe voluto anche l’immunità politica garantita da un voto della Camera di appartenenza. Strano. Quando le sacrosante immunità speciali previste dai padri della Costituzione per gli eletti furono abrogate con un colpo d’opinione sotto pressione giudiziaria, per demolire con la forza la vecchia Repubblica dei partiti, il partito del senatore in aula agitava un cappio. Ora Salvini ne vuole fare un uso per così dire ad personam.

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Che il Senato avesse l’autorità e la legittimità giuridica e morale per lasciare che il senatore Salvini sia processato dal Tribunale dei ministri è appena ovvio. La giurisdizione è speciale, riguarda appunto i ministri, e il senatore in qualunque altro caso si appellerebbe alla retorica anticasta per bollare quella giurisdizione come incompatibile con l’eguaglianza davanti alla legge dei cittadini. Ma questa sede giudiziaria speciale non gli basta, al senatore, avrebbe voluto anche l’immunità politica garantita da un voto della Camera di appartenenza. Strano. Quando le sacrosante immunità speciali previste dai padri della Costituzione per gli eletti furono abrogate con un colpo d’opinione sotto pressione giudiziaria, per demolire con la forza la vecchia Repubblica dei partiti, il partito del senatore in aula agitava un cappio. Ora Salvini ne vuole fare un uso per così dire ad personam.

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I suoi argomenti sono due e entrambi falsi. Ho agito per interesse pubblico nazionale, dice. Ma l’Italia aveva interesse, e tuttora lo ha, a regolare e eventualmente rallentare i flussi migratori in un contesto europeo, tenuto conto degli imperativi umanitari non negoziabili oltre una certa misura. Tutta quella storia della pacchia che era finita aveva un altro senso, come ricordato da Renzi e altri in Senato, era una campagna propagandistica per ottenere (Cerasa docet) pieni poteri demagogici sull’onda della paura. Erano tutti d’accordo, con che faccia ora i 5 stelle mi votano contro, aggiunge Salvini. Anche questo è impreciso. Alcuni alleati di Salvini lo seguivano nella crociata carognesca, transit, altri come Conte 1 avevano preoccupazioni istituzionali e di origine appunto europea, e le manifestarono per tempo sebbene con timidezza perché il senatore, nella veste di ministro dell’Interno e capopartito, li ricattava politicamente e li teneva imprigionati in uno schema d’attacco che finì, con la crisi e la richiesta di elezioni per pieni poteri, sulla battigia o bagnasciuga del Papeete. Ribellatisi al ricatto e trovato un leader capace di cantarle in Senato al trucesco e ducesco, anche con dura eleganza di un Conte 1 e mezzo, ne risultò alla fine un Conte 2, forte di una ordinaria e straordinaria maggioranza parlamentare a un anno appena dalle elezioni politiche, ma questa è un’altra storia che è normale finisca con un voto di autorizzazione a procedere della nuova maggioranza.

  

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Detto questo, è bene che i limiti del potere esecutivo, sfidati e deformati dalla crociata razzista e xenofoba del Viminale del tempo, siano stabiliti in giudizio. Ma siccome del giudizio, del fiat iustitia, fa parte il pereat mundus, sì, ma solo nei brocardi, c’è da augurarsi quel tanto di clemenza dovuta a considerazioni di ambito istituzionale e politico. Una condanna simbolica, senza la negazione dei diritti politici elettivi passivi e attivi, sarebbe un modo di ricordare a tutti che non tutto è possibile quando si sia al governo, quando siano in gioco diritti e vite umane specialmente, senza trascurare il fatto che i governi li decidono gli elettori e i parlamentari da loro scelti, non uomini in toga. Molti auguri all’imputato e ai suoi giudici.

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