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la destra è unita

Il centrodestra si astiene sullo scostamento di bilancio

Domenico Di Sanzo

Forza Italia non si divide, resta il blocco con Meloni e Salvini

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Con 170 sì, 4 contrari e 133 astenuti è passato al Senato lo scostamento del Bilancio da 25 miliardi proposto dal governo. I 25 miliardi serviranno per la copertura finanziaria del decreto agosto che prevede la proroga degli ammortizzatori sociali già in atto.

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Con 170 sì, 4 contrari e 133 astenuti è passato al Senato lo scostamento del Bilancio da 25 miliardi proposto dal governo. I 25 miliardi serviranno per la copertura finanziaria del decreto agosto che prevede la proroga degli ammortizzatori sociali già in atto.

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Roma. "Una scelta di campo", come recitava uno slogan berlusconiano in piena seconda Repubblica, non l'hanno fatta nemmeno stavolta. Forza Italia resta a mezz'aria. Da punto di riferimento di massa di un sistema bipolare che ambiva a diventare bipartitico alla mancanza odierna di quel quid che renderebbe gli azzurri l'ago della bilancia del Parlamento e della legislatura. Eppure le potenzialità per essere decisivi ci sarebbero eccome. Dato che tutti vogliono i berluscones ma alla fine nessuno se li piglia. Forse perché non riescono a decidere se accasarsi definitivamente nella coalizione trainata dalla destra sovranista o se accomodarsi in maggioranza, appuntandosi al petto la spilla dei responsabili. E quando ci azzardiamo a unire i puntini e tentiamo di tracciare un disegno che comprenda le aperture sul Mes, le indiscrezioni sulla presidenza della commissione bicamerale sul Recovery Fund per Renato Brunetta e le voci su un sì forzista allo scostamento di bilancio; ecco che allora si scaldano gli animi persino di quella che ambisce a essere l'anima moderata del centrodestra pilotato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

 

Giorgio Mulé, deputato, ci risponde da Montecitorio mentre attende l'arrivo in Aula del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. Allora, come mai avete cambiato idea? Due giorni fa sembrava scontato il voto favorevole di Forza Italia allo scostamento di bilancio... "Eh sì gli sarebbe piaciuto, era quello che volevano", risponde. Nelle sue parole c'è una punta di godimento per il corteggiamento della maggioranza nei confronti dei berlusconiani: "Il nostro sì era l'obiettivo della maggioranza, non a caso tutti i retroscena sono usciti su Repubblica, a Brunetta avevano già preparato il cappottino con la presidenza della commissione bicamerale, e quello era l'amo a cui avremmo dovuto abboccare, ma non siamo nati ieri".

  

Gli azzurri in Parlamento confermano la compattezza del gruppo. E però c'è chi non avrebbe disdegnato un appoggio al premier Giuseppe Conte, certificato da un sì allo scostamento. Così come mugugnano i filo-salviniani, quando leggono le dichiarazioni concilianti di Brunetta. Tra chi ha già detto basta c'è Paolo Romani, che in un'intervista al Foglio ha vaticinato "un big bang" di Fi dopo le regionali del 20 settembre. E Sandra Lonardo, senatrice moglie di Clemente Mastella, è uscita dal gruppo accusando lo stato maggiore di essere troppo prono a Matteo Salvini. A serrare le fila questa mattina è stato il vicepresidente del partito Antonio Tajani. Che durante la riunione di gruppo ha spiegato che bisognava seguire Lega e Fratelli d'Italia anche questa volta. Astenersi dal voto, la linea comune. E così è stato. Nel caos Maurizio Gasparri prova a tenere la barra dritta a destra. Da Palazzo Madama dice al Foglio: "I retroscena che sono usciti sullo scostamento sono una montagna di sterco e io provo disprezzo per questo governo, non capisco perché a voi del Foglio invece il governo piaccia". Ma, senatore, il gruppo è compatto? "Assolutamente sì".

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