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Ci scrive il leader di FdI

Idee di Meloni per un patto con Conte

Giorgia Meloni

Lavoro, fisco, imprese, aiuto alle persone in difficoltà: quattro punti da cui partire per un accordo con il governo. Basta deleghe in bianco. Sullo scostamento di bilancio, l’opposizione collaborerà solo se la maggioranza non farà tutto di testa sua

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Caro direttore, siamo entrati in una settimana cruciale per l’Italia, che vedrà il governo chiedere al Parlamento un nuovo scostamento di bilancio, questa volta di circa 25 miliardi di euro. Il terzo in pochi mesi, che porta la cifra complessiva a più di 100 miliardi di euro, un debito necessario a fronteggiare la crisi ma che pagheranno le future generazioni. Finora Fratelli d’Italia ha responsabilmente e in buona fede votato i due precedenti scostamenti di bilancio legati ai decreti “Cura Italia” e “Rilancio”

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Caro direttore, siamo entrati in una settimana cruciale per l’Italia, che vedrà il governo chiedere al Parlamento un nuovo scostamento di bilancio, questa volta di circa 25 miliardi di euro. Il terzo in pochi mesi, che porta la cifra complessiva a più di 100 miliardi di euro, un debito necessario a fronteggiare la crisi ma che pagheranno le future generazioni. Finora Fratelli d’Italia ha responsabilmente e in buona fede votato i due precedenti scostamenti di bilancio legati ai decreti “Cura Italia” e “Rilancio”

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L’intento è di dare risposte immediate agli italiani in difficoltà a causa della crisi coronavirus che ha messo in ginocchio famiglie e imprese. Il governo, e le forze di maggioranza, hanno però deciso di spendere gli 80 miliardi messi a disposizione dal Parlamento senza coinvolgere minimamente l’opposizione. Purtroppo le aperture a una collaborazione con l’opposizione da parte di Conte si sono sempre rivelate pretestuose: aperture di facciata, considerando che poi le nostre proposte sono state sempre rispedite al mittente ed è stata posta la fiducia su tutti i provvedimenti adottati. Fratelli d’Italia non ha condiviso le scelte dell’esecutivo giallorosso su come contrastare la crisi e ha provato a denunciare gli innumerevoli sprechi e le molte regalie e amenità contenute nei decreti: dalle consulenze ministeriali ai bonus monopattino, dalla creazione di nuove fondazioni alla sanatoria di massa degli immigrati irregolari.

   

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Purtroppo questi enormi sprechi, in una fase drammatica per l’Italia e l’Europa, ci indeboliscono molto anche nel contesto europeo. Da patriota soffro molto quando qualche spocchioso premier straniero si mette a bacchettare l’Italia, ma purtroppo è innegabile che a volte prestiamo il fianco a facili critiche. Penso ad esempio al tutt’altro che simpatico cancelliere austriaco Sebastian Kurz che ha recentemente affermato che il problema non sono le risorse, che si trovano, ma come vengono spese, perché non si possono sprecare per iniziative come il “bonus vacanze”. Insopportabile dover dare ragione a Kurz, perché i 2,4 miliardi spesi nel decreto “Rilancio” per il bonus vacanze è solo un enorme spreco di risorse pubbliche che non porterà neppure un turista in più, non favorirà l’economia, ma graverà solamente sui nostri conti pubblici. E gli esempi, purtroppo, sono moltissimi. Per questo spendere bene le risorse derivanti da nuovo deficit è un imperativo per l’Italia, in nome del buon governo, certo, ma anche per non creare la scusa per far intervenire qualche entità sovrannazionale a gestire i conti pubblici italiani, visto che i nostri governi sono incapaci di farlo.

  

Per questo, davanti alla richiesta del governo per autorizzare un ulteriore ricorso all’indebitamento di 25 miliardi di euro per l’anno 2020 (più quelli per gli anni successivi), non siamo più disposti a firmare assegni in bianco. E dopo aver dimostrato grande responsabilità crediamo sia giunto il momento che sia il governo a dare prova della sua: chiediamo garanzie, chiediamo di saper prima come Conte intende utilizzare queste risorse. E intendiamo rinnovare alcune delle proposte che abbiamo già presentato e che sottoporremo ai nostri alleati per trovare insieme una sintesi e realizzare un documento comune.

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Sono quattro gli ambiti sui quali si deve prioritariamente intervenire. Il primo inevitabilmente è il sostegno all’occupazione. Perché sicuramente la cassa integrazione è utile, ma non può essere sufficiente da sola a evitare una ecatombe occupazionale. E’ necessario affiancare alla Cig forme di premialità per chi non vi ricorre, per gli imprenditori che resistono.

 

Per questo FdI già ai tempi del decreto “Cura Italia” aveva proposto con un emendamento puntuale, presentato anche in sede di conversione del decreto “Rilancio”, di premiare le imprese che non ricorrono alla Cig riducendo loro il carico fiscale sul lavoro nella misura dell’80 per cento del costo del trattamento di integrazione salariale che avrebbe sostenuto lo stato in caso di ricorso agli ammortizzatori sociali.

  

A tal proposito, proprio la scorsa settimana l’aula del Senato ha approvato una nostra mozione basata sullo stesso principio ma legata specificatamente al lavoro dei giovani. La mozione prevede sgravi contributivi a favore dei datori di lavoro privati che dal 1° gennaio 2020 e fino al 31 dicembre 2021, mantengono almeno l’80 per cento dei livelli occupazionali dei giovani lavoratori in forza alla data del 1° febbraio 2020. Una conferma della ratio che muove l’azione politica di Fratelli d’Italia: noi presentiamo proposte concrete e sensate e se ci avessero dato retta non avremmo perso quattro mesi di tempo. Per noi è necessario sostenere le imprese che assumono e che danno lavoro, intervenendo in primo luogo con un taglio del cuneo fiscale gravante sulle imprese. Inoltre, come abbiamo proposto già in sede di emendamenti al decreto “Rilancio”, è necessario ridurre del 50 per cento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di 12 mesi per le imprese che hanno subìto nel trimestre marzo-maggio un calo del fatturato pari almeno al 25 per cento rispetto allo stesso trimestre 2019. Ed è urgente introdurre una Super deduzione del costo del lavoro, per premiare le imprese ad alta intensità di manodopera, basata sullo stesso meccanismo del super-ammortamento.

 

Allo stesso tempo è fondamentale garantire libertà di assumere e di lavorare, aumentando la flessibilità sul lavoro e intervenendo sui paletti che spesso rendono difficile per un’impresa assumere. Il che significa abolire/sospendere il decreto “Dignità” che rende difficile l’utilizzo dei contratti a termine e liberalizzare l’utilizzo dei voucher di lavoro, almeno per tutto il 2020. E’ poi fondamentale che ci sia totale coincidenza della durata della cassa integrazione con la durata del blocco dei licenziamenti, altrimenti ci troviamo davanti a un vero e proprio esproprio di stato ai danni degli imprenditori.

 

Il secondo ambito è quello fiscale. Secondo noi bisogna intervenire per posticipare e ridurre le tasse. In particolare FdI ha proposto l’unificazione degli anni fiscali 2019/2020 per le imprese danneggiate dal Covid-19, prorogando il versamento delle imposte sui redditi al 30 giugno 2021, consentendo in tal modo la compensazione degli utili e delle perdite dei due esercizi. Nonostante il mancato rinvio delle imposte da parte del governo, è ancora possibile farlo: i pagamenti eventualmente già effettuati sono relativi al primo acconto delle imposte.

 

E poi la riforma dell’Irpef: FdI propone di semplificare il vigente sistema delle aliquote Irpef, passando da cinque a tre e potenziando l’attuale sistema di detrazioni per nuclei familiari. Si tratta di un passaggio intermedio verso un sistema incentrato sulla flat tax.

 

A questo aggiungiamo le nostre battaglie storiche, che riteniamo di assoluto buon senso e di assoluta necessità: dalla fine dell’oppressione delle leggi speciali in ambito fiscale, eliminando l’inversione dell’onere della prova nei contenziosi/accertamenti tributari, alla revisione della normativa relativa al limite dell’utilizzo del contante, allineandola a quella vigente in Germania (che a oggi non ha un limite all’uso del contante).

    

Il terzo ambito è il sostegno diretto del tessuto produttivo: imprese, artigiani, commercianti, lavoratori autonomi. Il primo passo deve consistere nella concessione di un vero contributo a fondo perduto, essendo quasi una presa in giro quello previsto dal decreto “Rilancio”, date le cifre previste. E’ necessario anche perché non si può gravare le imprese di nuovo debito. Anche in questo caso abbiamo presentato proposte concrete, valide e immediatamente applicabili, senza i ritardi della burocrazia. Abbiamo proposto di istituire un contributo a fondo perduto legato ai versamenti Iva, consentendo ai beneficiari di trattenere direttamente il 50 per cento dell’Iva sul fatturato dell’anno 2020, fino a un importo massimo di 100 mila euro. Per i soggetti che rientrano in regimi fiscali Iva esenti, come ad esempio i forfettari, sono previste misure ad hoc in grado di garantire un beneficio equivalente. Altre proposte che riteniamo importanti per le categorie interessate, per dar loro un po’ di respiro, riguardano ad esempio l’eliminazione del minimo contributivo previdenziale per artigiani e commercianti iscritti alle gestioni speciali Inps; la riduzione delle ritenute alla fonte sui redditi di lavoro autonomo (10 per cento per i lavoratori autonomi senza dipendenti e 5 per cento per i lavoratori autonomi con dipendenti); la riduzione al 5 per cento dell’aliquota Iva prevista per le prestazioni alberghiere, della somministrazione e del trasporto passeggeri.

  

Quarto ambito è l’aiuto alle persone in difficoltà. Nella nostra idea non servono ulteriori risorse, sono sufficienti le risorse attualmente disponibili. Sono sufficienti le risorse stanziate per il Reddito di emergenza (Rem) e per il Reddito di cittadinanza (Rdc), strumenti che andrebbero eliminati. Le risorse così liberate devono confluire in un unico fondo volto a garantire a famiglie e soggetti in difficoltà un “assegno di solidarietà” universale. Si tratta di un sostegno della durata di 12 mesi per un importo pari a 300 euro a persona aumentato di 250 euro per ogni figlio a carico. I requisiti di accesso sono molto semplici: persone prive di reddito con valori mobiliari familiari di massimo 10 mila euro; valori immobiliari ammessi: solo la prima casa. Nessun requisito Isee dato che è un indicatore calcolato su redditi dell’anno precedente e penalizza chi ha perso il reddito a causa della crisi. In tal modo potremmo disporre di uno strumento in grado di garantire un sussidio universale a tutte le famiglie che ne abbiano effettivamente bisogno, senza costituire un disincentivo al lavoro. Così facendo andremmo anche a eliminare una inutile competizione tra poveri, e l’ingiustificato trattamento “di favore” riservato ai percettori del Rdc rispetto a quello riservato ai percettori del Rem, considerando che la veste di strumento di politica attiva che i 5 stelle hanno tentato di dare al Reddito di cittadinanza è ormai definitivamente caduta.

  

Parlando del sostegno alle persone in difficoltà, non si può non toccare l’argomento relativo alle pensioni di invalidità. Nel passaggio alla Camera dei deputati del decreto “Rilancio” è stato accolto un emendamento di FdI che istituisce un fondo di 46 milioni di euro per il 2020 da utilizzare per aumentare l’importo dei trattamenti di invalidità civile, oggi vergognosamente fermo a 285 euro, portandole almeno a 516 euro. Grazie alla nostra insistenza tutte le forze politiche hanno accettato di sostenere e sottoscrivere il nostro emendamento. Si tratta di un primo passo, ma non abbasseremo la guardia finché questa battaglia di civiltà non sarà tramutata dal governo in atti concreti. Successivamente, al Senato, senza successo data l’apposizione della fiducia al provvedimento da parte del governo, abbiamo presentato un emendamento volto ad aumentare la dotazione del fondo di un miliardo di euro, la cui copertura sarebbe stata garantita da un’equivalente riduzione dei fondi stanziati per il bonus vacanze.

  

Infine la scuola. Abbiamo letto che a questo ambito verranno destinate le risorse del nuovo scostamento, insieme al rifinanziamento della Cig. E’ un tema che ci sta molto a cuore, naturalmente ma anche in questo caso vogliamo però prima ascoltare le proposte del governo. Di certo non saremo disponibili ad avallare amenità come quelle dei banchi con le rotelle o il plexiglass tra un alunno e l’altro.

  

Quindi, come sempre, Fratelli d’Italia è pronta a fare la sua parte, è pronta a discutere con il premier insieme agli alleati del centrodestra. Finora però non c’è stato concesso alcun confronto, nemmeno a Palazzo Chigi malgrado le tante dichiarazioni di intenti che il presidente Conte ha rilasciato alla stampa senza mai passare ai fatti. Questa volta non voteremo scostamenti di bilancio al buio: pretendiamo di avere delle garanzie dal governo su come saranno spesi questi ulteriori 25 miliardi e chiediamo di essere ascoltati nel merito. Perché a chiedere risposte non siamo noi: sono gli italiani.

  

L’autrice è deputata e presidente di Fratelli d’Italia

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