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Immigrazione e ipocrisia

I sindaci del Pd in rivolta. “Basta con la retorica dell’accogliamoli tutti”

Carmelo Caruso

Pragmatici di sinistra. Parlano Gori, Merola, Ricci, Del Bono: "Servono nuove politiche rigorose sulla migrazione. La linea del partito qual è?"

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Quando smetterete di chiedervi se sull’immigrazione è di destra fare la buona sinistra? “Quando, con parole chiare, avremo il coraggio di dire che non possiamo accoglierli tutti. Quando cominceremo a chiedere, a questi ragazzi, di imparare la nostra lingua e un mestiere. Dove sta scritto che ai migranti non bisogna chiedere nulla? E’ di sinistra emanciparli e non mantenerli. E’ di sinistra avere una griglia di regole e non lasciare i suoi sindaci disarmati”.

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Quando smetterete di chiedervi se sull’immigrazione è di destra fare la buona sinistra? “Quando, con parole chiare, avremo il coraggio di dire che non possiamo accoglierli tutti. Quando cominceremo a chiedere, a questi ragazzi, di imparare la nostra lingua e un mestiere. Dove sta scritto che ai migranti non bisogna chiedere nulla? E’ di sinistra emanciparli e non mantenerli. E’ di sinistra avere una griglia di regole e non lasciare i suoi sindaci disarmati”.

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Giorgio Gori, che a Bergamo è sindaco di sinistra, del Pd, dice che ogni giorno deve amministrare la sua città ma combattere contro gli sciocchi che abbondano anche dalla sua parte e che per insolentirlo “mi additano come uomo di destra che è poi lo stesso insulto che rivolgono a Marco Minniti”.

 

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Ad Agrigento, il sindaco di centrosinistra Calogero Firetto, racconta che, sotto un capannone di plastica calda e vicino alla spazzatura fermentata, i migranti sbarcati sono 500 e che 15 sono risultati positivi al Covid. Nessuna paura. “Sono stati immediatamente ricoverati grazie al lavoro eccezionale della prefettura”. E’ vero che molti di loro stanno scappando? “E’ vero. Chi non lo farebbe? Sento dire, anche nel Pd, ‘più siamo e meglio stiamo. E’ il bello della mescolanza’. Mi dispiace ma non sono d’accordo. Ci sono ancora, a sinistra, troppe stupidaggini totemiche”.

  

Perché è così difficile riconoscere che solo questi sindaci possono battere le frasi guaste dei sovranisti? Perché non si può dichiarare, come ha fatto l’ex ministro degli Interni, che lì dove c’è illegalità si fa più alto il rischio di contagio? Il Pd è indietro. Nicola Zingaretti ha sollecitato, ieri, il governo “ad agire urgentemente”, ma, all’interno del partito, qual è la linea?

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Matteo Orfini, porta avanti, e da mesi, una battaglia sull’abolizione dei decreti sicurezza che non sono stati mai aboliti e neppure riveduti. E poi c’è Pietro Bartolo, l’europarlamentare Pd, medico simbolo di Lampedusa, che spiega bene cosa si intende per sinistra che si fa male da sola: ha paragonato Minniti a Salvini.

 

“La verità è che gli unici pragmatici siamo alla fine noi che, del Pd, siamo gli amministratori locali” ricorda Matteo Ricci che è sindaco di Pesaro e che sull’argomento ha scritto pure un libro felice Vincere l’odio. Non esiste ancora una corrente, e però che corrente sarebbe quella dei sindaci pragmatici. Ricci rivela che tra di loro non c’è rivalità ma armonia perché l’emergenza migranti “ci ha avvicinato. Se c’è qualcuno che ha contrastato il razzismo di Salvini al governo, ebbene, quelli siamo noi. L’integrazione si favorisce con percorsi rigorosi e, non mi nascondo, con rimpatri”.

 

E infatti, a Bologna, Virginio Merola, un altro realista-minnitiano, uno che nella sua città può vantare e dire “qui il Pd è al quaranta per cento”, pensa che sia arrivato il momento di aver un pensiero lungo e coraggioso. Il suo vuole esserlo. “Dirò forse una cosa poco di sinistra. Il Pd deve avere un progetto sull’immigrazione per parlare alla pancia del paese. Si, alla pancia. Non significa che dobbiamo urlare. Noi siamo razionali ma per fare i razionali ci vuole sentimento”. E allora perché eccedete in sentimentalismi? “Perché cadiamo nell’errore della solita sinistra nostalgica, perché non ci siamo liberati di alcuni inutili radicalismi” risponde questo bolognese tutto ordine e “sugo” buono che anticipa l’obiezione. “Anche io so che ci sono ragioni umanitarie che la sinistra non può ignorare. Ma i lager della Libia si svuotano con una sinistra adeguata. Conte ha mostrato tenacia sul Recovery Fund. Con la stessa tenacia si chieda in Europa una politica di redistribuzione. Si affronti seriamente la questione libica. E’ quanto il ministro Luciana Lamorgese sta provando a fare. Ha una qualità. Lo fa in silenzio. Ripristiniamo gli Sprar, la piccola accoglienza che funziona. I 5 stelle ci hanno frenato ma adesso è ora di cambiare”.

 

E’ la stessa idea di Gori che tante, troppe, mattine si è trovato i bergamaschi ad attenderlo fuori dal comune: “Sindaco, che facciamo con questi migranti che bighellonano in stazione?”. E lei? Come li placa? “Spiegandogli che la loro reazione la comprendo e che non sono loro a essere razzisti ma la politica che ha fabbricato una formidabile macchina di invisibili visibilissimi. Il degrado lo misura sempre la povera gente. Ma il degrado esiste, non è un’invenzione della destra, e aumenta se rifiuti di governare questi flussi. Lo si può fare ripristinando le quote e una migrazione regolare. C’è solo un modo e il modo è quello”.

 

Quante volte, la sinistra ha scaricato su questi sindaci la più grande delle questioni? “Geopolitica, rapporti fra stati. L’immigrazione chiama in causa la nostra capacità di organizzazione sul territorio nazionale. All’Italia, questa capacità continua a mancare” riflette sempre Gori. A Brescia, Emilio Del Bono, altro sindaco del Pd, è diretto e non ha problemi a dichiararlo. Domandiamo se il suo partito abbia delegato a loro quello che non riesce a sciogliere al governo. “Non ha delegato. Ha rimosso” replica Del Bono che introduce il concetto della grande rimozione di sinistra che è speculare all’ipocrisia. “Si tende a dire che i migranti sono richiedenti asilo. Non è vero. La gran parte sono migranti economici. E non possiamo accoglierli. Inutile girarci intorno. Significano problemi seri di gestione che dobbiamo caricarci noi sindaci. Non si possono chiudere i porti ma non si può neppure pensare di gestire i migranti con l’anarchia. Sapevamo che il Covid avrebbe solo spostato in avanti il problema. Da sinistra mi chiedo perché non prevedere l’obbligo, per i richiedenti asilo, di prestare attività a favore degli enti locali. E’ forse di destra?”.

 

E se non fosse una parola abusata, il sindaco di Brescia proporrebbe gli Stati generali del Pd sull’immigrazione (“Chiamateli come volete”), una discussione schietta, dura ma necessaria. “Io vorrei che nel partito si aprisse davvero questo confronto. Serve una legge contemporanea e moderna che sia all’altezza della sinistra”. Non lo abbiamo ancora scritto ma solo perché la conservavamo come sintesi finale. Lo dicono tutti e in coro: “Primo: quote per migranti. Secondo: un grande impianto che superi la Bossi-Fini, che quelle quote le ha eliminate. Terzo: il ritorno organico agli Sprar”. Sono i sindaci positivisti di sinistra. Non sono forse una piattaforma?

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