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Meno stato in economia e meno manganellatori nel Pd. Parla Gualmini

Carmelo Caruso

Sbagliato farsi dettare l'agenda dal M5s. Eccessivo meridionalismo da parte dell'esecutivo. L'emergenza è il nord. Intervista all'eurodeputata del Pd, Elisabetta Gualmini

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Rimarrete riformisti o finirete statalisti? “Io rimarrò riformista. Non mi farò schiacciare. Mi auguro che neppure il Pd ceda a questa voglia di stato regolatore”. Ha sentito che nel suo partito si ritiene adesso un successo puntare “al meno peggio”? E’ questo il suo traguardo? “No, non lo è. Non mi piace questo approccio. Così come non mi piace la sfumatura assistenzialista, a trazione meridionale, del governo. Il Nord non può essere dimenticato. Non possiamo farci dettare l’agenda politica ed economica dai 5s”. Da tempo, nel Pd, non si ascoltavano parole così fresche e così schiette. Arrivano da Bologna e sono di Elisabetta Gualmini, professoressa di scienze politiche, eurodeputata, circoscrizione Nord Orientale.

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Rimarrete riformisti o finirete statalisti? “Io rimarrò riformista. Non mi farò schiacciare. Mi auguro che neppure il Pd ceda a questa voglia di stato regolatore”. Ha sentito che nel suo partito si ritiene adesso un successo puntare “al meno peggio”? E’ questo il suo traguardo? “No, non lo è. Non mi piace questo approccio. Così come non mi piace la sfumatura assistenzialista, a trazione meridionale, del governo. Il Nord non può essere dimenticato. Non possiamo farci dettare l’agenda politica ed economica dai 5s”. Da tempo, nel Pd, non si ascoltavano parole così fresche e così schiette. Arrivano da Bologna e sono di Elisabetta Gualmini, professoressa di scienze politiche, eurodeputata, circoscrizione Nord Orientale.

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In venti minuti ricostruisce venticinque anni di riformismo di sinistra che in questa settimana è stato demolito: “Abbiamo bisogno di riformismo. Non sopporto il pregiudizio, la puzza sotto il naso, il sospetto sui privati dipinti, troppe volte, come sporchi, brutti e cattivi. Questo manicheismo pubblico-privato non è tollerabile. Chi lo dice che il pubblico è sinonimo di efficienza?”. Lo ha detto, e al Foglio, il professore Emanuele Felice, responsabile economico del Pd, che ha detto tante altre cose. “E io penso invece che il pubblico non sia quel mondo meraviglioso che si è tornati a descrivere. Alitalia lo dimostra”.

 

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Professoressa, da quando nel Pd avete abiurato, da quando avete cominciato a inseguire i 5s? Vi hanno contagiato il morbo? “Se mi chiedete se temo il contagio, rispondo di sì. Il Pd non può farsi appiattire. Deve essere brillante. Mi riferisco soprattutto alla riforma della giustizia, ai decreti sicurezza. Dobbiamo recuperare”. È una donna che ha sicuramente coraggio. 

 

Ed è dunque ancora più interessante ascoltarla (dicono che sia la vera ispiratrice di Stefano Bonaccini e pensiamo a ragione) perché così come non teme di redarguire, non ha difficoltà quando deve lodare. Lo fa con Giuseppe Conte, Roberto Gualtieri, Paola De Micheli: “Su Autostrade hanno risolto un rompicapo. Va riconosciuto. Era una soluzione intricata. La soluzione è accettabile”. Si può accettare un partito che muta linea economica?

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La Gualmini risponde che non solo non è accettabile ma neppure consigliabile. Dice che i soldi a pioggia andavano bene nella prima fase della pandemia ma ora “no”. Lamenta che il suo Nord è trascurato. Non ce l’ha naturalmente con il meridione. “Mi chiedo, e non per polemica, che senso abbia destinare i fondi europei al Sud quando l’emergenza è oggi altrove. Si può e si deve cambiare la destinazione geografica di quei fondi. Solo così può ripartire la filiera”.

 

Come si vede non è vero che nel Pd non ci sia dialettica ed è probabile che Nicola Zingaretti si sia già pentito di quel “picconatore da salotto” rivolto a Giorgio Gori. La Gualmini ne è sicura: “L’espressione è stata infelice, ma è merito del nostro segretario se nel partito si può discutere liberamente”. Discutiamo allora di questa idea che Gori e Beppe Sala siano sindaci “di destra, con idee arcaiche”. Sono (ancora) parole del prof. Felice, ma non siamo più convinti che siano solo sue. Perché ve la prendete con i vostri sindaci? “Nel Pd, e nel governo, c’è una questione Nord. Attaccare Sala e Gori è un errore. Nel Pd non abbiamo bisogno di manganellatori”.

 

E però state manganellando quanto avete fatto in questi anni… “Io non mi pento. Non è stato sbagliato togliere l’articolo 18. Non è stata lesa maestà”. Difende anche il Jobs Act? “Ha dato tutele. Contro il governo Renzi c’è stato accanimento”. Possiamo quindi chiederglielo. E’ vero che si candiderà sindaco di Bologna? “Sono candidata a mia insaputa. Sento anche io queste voci, ma voglio continuare il mio lavoro in Europa”. Non vogliamo farla litigare con Zingaretti, ma non dica che non fa il tifo per Bonaccini segretario. Lo dice? “E’ chiaro che qualsiasi cosa Stefano decida non potrà che avere il mio sostegno”.

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