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Grillo s’accorge che Di Maio vuol fare le scarpe a Conte e blinda la Liguria

Salvatore Merlo

Grillo non voleva Sansa (per liti di condominio) ma quando ha scoperto che Di Maio non lo voleva neppure lui (per sabotare Conte) allora ha cambiato idea: "Forza Sansa". Genova manicomio

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Ora il lettore lasci perdere l’idea che ha della politica, buona o cattiva ma comunque materia logica, e legga quanto segue. Se non ci capisce niente non si preoccupi, è normale. Di Maio vuole liberarsi di Conte e allora boicotta l’alleanza col Pd in Liguria e fa di tutto per far saltare la candidatura (grillo-dem) di Ferruccio Sansa, giornalista del Fatto di Marco Travaglio. Grillo invece vuole Conte, ovviamente, vuole anche il Pd, ma non vuole Sansa (le ragioni sono prettamente politiche: lui e Sansa sono vicini di casa a Genova e Sansa tempo fa pare volesse denunciare per abuso edilizio la piscina faraonica di Grillo, cosa che ovviamente a Grillo non ha fatto piacere).

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Ora il lettore lasci perdere l’idea che ha della politica, buona o cattiva ma comunque materia logica, e legga quanto segue. Se non ci capisce niente non si preoccupi, è normale. Di Maio vuole liberarsi di Conte e allora boicotta l’alleanza col Pd in Liguria e fa di tutto per far saltare la candidatura (grillo-dem) di Ferruccio Sansa, giornalista del Fatto di Marco Travaglio. Grillo invece vuole Conte, ovviamente, vuole anche il Pd, ma non vuole Sansa (le ragioni sono prettamente politiche: lui e Sansa sono vicini di casa a Genova e Sansa tempo fa pare volesse denunciare per abuso edilizio la piscina faraonica di Grillo, cosa che ovviamente a Grillo non ha fatto piacere).

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Insomma la faccenda, per Sansa, ieri si stava mettendo assai male. Almeno finché non si è consumato un colpo di scena. E infatti, all’improvviso, si è prodotto uno di quei fatti solitamente destinati a cambiare la storia, gli eventi umani, in pratica uno di quei momenti fatali che accendevano il talento narrativo di Stefan Zweig: Grillo s’è accorto che Di Maio boicottava Sansa per colpire l’alleanza col Pd e in definitiva Conte.

 

Insomma Grillo ha capito quello che da tre mesi sanno tutti, persino Vito Crimi: Di Maio vuole mettersi nelle scarpe di Conte. Epifania. Così – momento fatale, si diceva – dopo aver fatto sapere ai poveri succubi grillini che “Sansa? Ma siete matti”, marcia indietro, anzi in avanti: “Forza Sansa!”. In un partito normale, probabilmente avrebbero messo in piedi una segreteria politica, si sarebbero incontrati, avrebbero parlato, forse litigato e poi deciso. Ma nel M5s funziona in un altro modo. Poche parole di Beppe, forse pronunciate (o forse no), grande caos, sguardi interrogativi, svenimenti, amletismi, trame, interpretazioni e lacrime.

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Che strana vitalità, che energie insospettate e ben protette mette a nudo il più stupefacente dei fenomeni grillini: la confusione paranoide. Nel M5s in pochi sanno davvero cosa dice e cosa pensa Grillo, e infatti l’esercizio (di potere) più praticato è l’interpretazione dell’oracolo barbuto. Ci si fanno carriere lì dentro. Tempo fa, per esempio, una povera e tenera deputata, tale Dalila Nesci, quasi piangendo di fronte a un’impasse non dissimile dall’attuale, si era sciolta in un appello accorato, a mani giunte (ma su Facebook): “Beppe, purtroppo noi non possiamo chiedere a Gianroberto. Ma tu ci sei. Dacci un’indicazione!”.

 

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D’altra parte ogni tanto Beppe parla. O fa sapere di aver parlato. Ma se per caso scopre – non sempre lo scopre – che gli interpreti oracolari ci hanno messo un po’ del loro, insomma se capisce che quelli fanno i furbi e utilizzano il Verbo per coltivarsi gli affari propri, se in parole povere s’accorge che lo stanno usando, belìn, allora ovviamente s’arrabbia. Assai. Ed è proprio questo ciò che è accaduto nelle ore concitate in cui la candidatura rossogialla di Ferruccio Sansa in Liguria, con grillina (leggasi: matta) pendolarità, sorgeva, tramontava e risorgeva.

 

E infatti, “quella merdina” di Di Maio – l’espressione è di Grillo, e la usa proprio, anche spesso – conoscendo l’antica antipatia di Beppe per Sansa aveva iniziato a spargere la sua personale e interessata interpretazione del Verbo: Grillo non lo vuole. Una cosa fantastica per Di Maio, che infatti già da settimane, nel suo lavorìo di cacciavite intorno ai fragili bulloni che tengono in piedi conte, mandava in giro Vito Crimi a boicottare l’alleanza col Pd in Liguria. E quello, Crimi, sudato come un candelotto lacrimogeno, girava le sette chiese del centrosinistra, facendosela con tutti, persino con gli odiati renziani, tipo Ettore Rosato: “Perché non candidiamo insieme Paolo Bandiera?”.

 

Il guaio di Di Maio è che la singolare lealtà di Grillo nei confronti del Pd e di Conte è straordinariamente (e per alcuni inspiegabilmente) più solida dell’antipatia per quel Sansa che gli voleva far sequestrare la piscina della villa. Tutto ciò che mette in pericolo il governo va spianato. Anche Di Maio. Così è finita che, ancora una volta, come sempre, Grillo non ha parlato ma ha fatto sapere di aver parlato. L’annuncio è stato affidato al solito Crimi, basta agitarlo prima dell’uso: “Il candidato è Sansa”.

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