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competizione continua

Di Maio taglia ancora la strada a Conte. Litigano anche su Autostrade

Salvatore Merlo

Aspi, il Cdm e le tensioni nella maggioranza. Paola De Micheli: “Il quadro degli investitori istituzionali è chiaro”. Ma per il ministro degli Esteri “niente fondi speculativi”

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Roma. “Adesso però la mano dello stato si deve sentire”, dice Luigi Di Maio. “I pedaggi vanno abbassati. In alcuni casi eliminati. Lo stato non può fare profitti sulle autostrade se sono dissestate”. E quanto a profitti, il ministro degli Esteri, che ancora si muove da capo politico e quasi da capo delegazione del M5s al governo, sostiene anche che si dovrà vigilare sulla natura dei futuri azionisti di Aspi, gli investitori che affiancheranno la Cdp, “fondi speculativi no”. Se ne discuterà al governo, non poco. Sia Giuseppe Conte sia Roberto Gualtieri non vorrebbero in alcun modo modificare la natura “privatistica” di Aspi anche dopo la quasi fuoriuscita di Benetton.

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Roma. “Adesso però la mano dello stato si deve sentire”, dice Luigi Di Maio. “I pedaggi vanno abbassati. In alcuni casi eliminati. Lo stato non può fare profitti sulle autostrade se sono dissestate”. E quanto a profitti, il ministro degli Esteri, che ancora si muove da capo politico e quasi da capo delegazione del M5s al governo, sostiene anche che si dovrà vigilare sulla natura dei futuri azionisti di Aspi, gli investitori che affiancheranno la Cdp, “fondi speculativi no”. Se ne discuterà al governo, non poco. Sia Giuseppe Conte sia Roberto Gualtieri non vorrebbero in alcun modo modificare la natura “privatistica” di Aspi anche dopo la quasi fuoriuscita di Benetton.

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E che la decisione di martedì notte, l’accordo con Autostrade, fosse destinata ad avere degli strascichi all’interno della maggioranza e del governo, nei rapporti tra i ministri e tra le forze politiche che la maggioranza la compongono, s’era capito subito. A Palazzo Chigi, nel corso del lunghissimo Cdm, Conte litigarellava con Dario Franceschini, contrario alla revoca delle concessioni, e poi anche con Lorenzo Guerini, il ministro della Difesa, che si lamentava della propaganda grillina che sul quotidiano vicino al M5s, il Fatto, pubblicava un fotomontaggio con le facce dello stesso Guerini, di Paola De Micheli, di Andrea Orlando e di Graziano Del Rio sotto la scritta “United Dem of Benetton”. Diceva Guerini, alzando la voce: “Queste cose le fa fare il tuo amico Casalino”, il portavoce di Palazzo Chigi. E Conte, sbattendo una sedia per terra: “E invece la tua amica De Micheli rende pubblica la mia corrispondenza privata con lei”.

   

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A lungo Conte aveva insistito per la revoca delle concessioni, e con lui i ministri del M5s, tranne Di Maio, che al contrario adesso si dice sinceramente soddisfatto (anche perché considera la faccenda una sconfitta di Conte): “Abbiamo raggiunto un ottimo accordo”. Ma pone una condizione, tuttavia, il ministro: “Non si speculi più. E lo stato eviti di fare profitti come facevano i Benetton. Ci deve essere discontinuità totale nella gestione”. Posizionamenti, all’interno di un conflitto che serpeggia e scoppietta, tra il Pd e l’M5s, tra Conte e Di Maio, questo è noto, ma ora persino un po’ tra Franceschini e Nicola Zingaretti, perché il ministro della Cultura lancia segnali pubblicamente distensivi all’indirizzo del presidente del Consiglio mentre il segretario del Pd è sempre più orientato a manifestare insofferenza. Così, alla fine, l’unica davvero sollevata è Paola De Micheli, il ministro delle infrastrutture. Era arrivata al limite della resistenza nervosa sulla storia di Autostrade. E infatti, quando ieri pomeriggio Zingaretti le ha inviato su Whatsapp le fotografie delle prime case consegnate agli abitanti di Amatrice, per la ricostruzione post terremoto, operazione cui anche lei aveva a lungo lavorato, De Micheli si è commossa, sfogando in un attimo liberatorio tutta la tensione degli ultimi otto mesi, spesi sul dossier Autostrade, la complicata vicenda tecnica, finanziaria, industriale e politica che l’ha portata persino a scomparire dal proscenio pubblico, a occultarsi, quasi, lei che pure è stata vicesegretario del Pd, ed è una donna battagliera, un politico da palco e da presenza televisiva: “Praticamente ho anche smesso di fare politica”, raccontava ieri agli amici. “Qualsiasi cosa avessi fatto o detto poteva essere strumentalizzata. E allora sono stata zitta. In gioco c’erano migliaia di posti di lavoro, soldi dei risparmiatori, chilometri di autostrade, implicazioni finanziarie spaventose. Se la crisi di Aspi si fosse allargata alla holding Atlantia, sarebbe stato un disastro di dimensioni continentali considerate le ramificazione europee tra azionisti e finanziatori. Per me sin dall’inizio l’obiettivo è stato quello che abbiamo raggiunto ieri sera. Diluire i Benetton e far entrare Cdp. Era l’unica opzione praticabile nelle condizioni date”.

  

Persino Giorgia Meloni, con i suoi uomini, in privato, lei che pur sosteneva l’opportunità di una revoca delle concessioni, ieri riconosceva che “l’operazione che ha fatto il governo è sensata. Anche se ci sono arrivati attraverso un meccanismo che è roba da matti”. Restano le questioni aperte da Di Maio: chi saranno gli altri investitori selezionati da Cassa depositi e prestiti? “Fondi pensioni e fondi assicurativi”, dice De Micheli. E Di Maio: “Basta che non siano fondi speculativi”. E l’aggettivo speculativo è a sua volta una speculazione, sarà materia di contorcimenti e tensioni da qui ai prossimi mesi.

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