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Due soluzioni alternative alla revoca per chiudere con i Benetton

Giacinto della Cananea

Il governo e il dilemma delle autostrade. Da valutare la decadenza della concessione e la risoluzione per inadempimento

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Dopo una lunga fase d’intensa discussione politica riguardante il dossier autostrade, il governo sembra giunto al momento della decisione. E’ importante che l’assuma, perché l’economia di mercato capitalistica rifugge, più di ogni altra, dall’incertezza. Ne risentono negativamente la gestione delle autostrade, come si è visto nelle ultime settimane; le sorti delle imprese quotate in Borsa e di quanti vi hanno destinato i propri risparmi; gli investimenti pubblici e privati e con essi le prospettive di crescita. E’ importante, dunque, porre fine alla situazione d’incertezza, improvvidamente alimentata dalle dichiarazioni contrastanti degli esponenti di varie forze politiche. Ma è ancora più importante che il governo prenda una decisione ben ponderata. Le soluzioni in astratto possibili sono quattro: la prosecuzione del rapporto con l’attuale concessionario, la revoca della concessione, la decadenza e la risoluzione per inadempimento. Esse possono essere messe a confronto sotto più profili: la realizzabilità sul piano amministrativo e politico, le conseguenze finanziarie, il rischio di contenzioso legale. 

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Dopo una lunga fase d’intensa discussione politica riguardante il dossier autostrade, il governo sembra giunto al momento della decisione. E’ importante che l’assuma, perché l’economia di mercato capitalistica rifugge, più di ogni altra, dall’incertezza. Ne risentono negativamente la gestione delle autostrade, come si è visto nelle ultime settimane; le sorti delle imprese quotate in Borsa e di quanti vi hanno destinato i propri risparmi; gli investimenti pubblici e privati e con essi le prospettive di crescita. E’ importante, dunque, porre fine alla situazione d’incertezza, improvvidamente alimentata dalle dichiarazioni contrastanti degli esponenti di varie forze politiche. Ma è ancora più importante che il governo prenda una decisione ben ponderata. Le soluzioni in astratto possibili sono quattro: la prosecuzione del rapporto con l’attuale concessionario, la revoca della concessione, la decadenza e la risoluzione per inadempimento. Esse possono essere messe a confronto sotto più profili: la realizzabilità sul piano amministrativo e politico, le conseguenze finanziarie, il rischio di contenzioso legale. 

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Il governo ha per qualche tempo perseguito la prima soluzione, cioè la prosecuzione del rapporto con Autostrade per l’Italia, esigendo adeguate contropartite. Sulla carta, appare la soluzione preferibile sul piano finanziario e legale. Ma non è priva di inconvenienti. Secondo alcuni, non è adeguata in vista del forte impatto politico e sociale che il crollo del ponte Morandi ha avuto in Italia e all’estero. Altri, assennatamente, giudicano impropria la commistione di richieste relative alla gestione delle autostrade e di imposizioni riguardanti l’assetto proprietario delle aziende che se ne occupano. Resta sullo sfondo la questione di come sia possibile assicurare che i nuovi impegni non siano disattesi, contrariamente al passato. E’ indispensabile rafforzare i corpi tecnici dello stato, migliorare i controlli, rendere effettive le sanzioni. Sono attività importantissime, pur se meno in grado di attirare l’attenzione dei vecchi e nuovi media

 

 

Negli ultimi giorni, ha ottenuto consensi all’interno del governo e della maggioranza che lo sostiene l’ipotesi della revoca, con intenti punitivi nei confronti di Autostrade. Basta scorrere due documenti resi pubblici l’anno scorso, l’uno redatto dalla commissione di giuristi istituita presso il ministero delle Infrastrutture e l’altra dalla sezione della Corte dei conti che si occupa del controllo sulla gestione delle amministrazioni statali, per rendersi conto delle numerose e rilevanti disfunzioni emerse. Bisogna, però, tenere distinta la revoca della concessione dalle sanzioni, perché essa ha un procedimento a sé stante e richiede un giudizio complessivo sulle modalità di gestione dell’infrastruttura autostradale e sulla preferibilità delle modalità alternative disponibili, come il ritorno nelle mani d’una azienda statale. Inoltre, la revoca comporta rilevanti conseguenze finanziarie, malgrado esse siano state attenuate dal decreto-legge emanato nel 2018. Infine, la punizione dei responsabili del crollo compete agli organi giudiziari, all’esito di processi appena iniziati. Questi motivi sono di immediata evidenza, di assoluto buon senso. Essendo tra loro strettamente connessi, è poco utile interrogarsi circa l’ordine d’importanza in cui si dispongono, sebbene l’aspetto finanziario assuma forse preminente rilievo nei commenti di questi giorni.

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Tali motivi inducono a ritenere che debbano essere considerate con molta più attenzione le ultime due soluzioni, cioè la decadenza e la risoluzione per inadempimento. La decadenza è indubbiamente più appropriata in vista dell’eccezionale gravità dell’evento del 2018, che ha indotto il Parlamento a non affidare ad Autostrade la ricostruzione del ponte, come è stato riconosciuto dalla Corte costituzionale nel sobrio comunicato stampa reso pubblico la settimana scorsa, in attesa che siano pubblicate le motivazioni della sentenza con cui ha respinto le obiezioni della società. Inoltre, rispetto alla revoca, la decadenza comporta un minore indennizzo a favore di Autostrade, anche in ragione del danno causato allo stato. Pure, essa comporta l’onere della prova a carico dello stato. Perciò, la commissione di giuristi ha proposto la risoluzione per inadempimento. Movendo dalla violazione dell’obbligo di custodia dei beni pubblici affidati ad Autostrade, questa soluzione comporta un’inversione dell’onere della prova, nel senso che è il concessionario a dover provare di non essere responsabile di quanto è accaduto a quei beni. E’ una soluzione ingegnosa, pur se non priva di rischi in sede di contenzioso, in ambito nazionale ed europeo.

 

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Come si vede, la decisione che il governo deve prendere è quanto mai complessa, per via degli interessi in gioco e dell’iter tortuoso finora seguito. L’auspicio è che essa sia assunta in modo obiettivo e ragionevole, non in base alle passioni, e sia collocata in una cornice di regole volte a rimuovere le posizioni di forza oligopolistica che finora hanno favorito pochissimi, a danno di tutti gli altri. Rimuovere tali posizioni, mediante la cessazione delle proroghe e l’effettuazione di gare, e imporre significativi e tempestivi miglioramenti nella gestione dei beni pubblici: questo è il compito di governa il paese.

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