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Sulla quarantena dei migranti i consulenti del governo smentiscono il governo

Luca Gambardella

Lamorgese va a caccia di una seconda nave dove stipare gli sbarcati ma per Walter Ricciardi "tenere tutti a bordo di una nave è rischioso". Per non parlare dei costi

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Il governo va alla ricerca di altre navi quarantena per i migranti che sbarcano sulle coste italiane, ma gli stessi consulenti del ministero della Salute avanzano dubbi sull'efficacia e sull'opportunità di un simile sistema di prevenzione. Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Roberto Speranza e professore ordinario d'Igiene e Medicina preventiva alla Cattolica di Milano, dice al Foglio che “la quarantena sarebbe meglio farla a terra”. Una tesi che però non sembra essere condivisa dal Viminale e dal resto dell'esecutivo, preoccupato a trovare risposte da dare alle proteste dei sindaci siciliani e calabresi. A Roccella Ionica, 28 migranti sbarcati sono risultati positivi al coronavirus e ad Amantea alcune decine di cittadini sono scese in strada per protestare contro il trasferimento di un gruppo di migranti nel paese. E allora, la governatrice Jole Santelli ha deciso di intervenire e ieri ha scritto al premier Giuseppe Conte chiedendo misure straordinarie per la gestione delle persone sbarcate e infette da Covid-19. “L’unica soluzione in grado di evitare pericoli per la salute della popolazione calabrese – ha scritto la presidente della regione – non può che essere quella di procedere alla requisizione di unità navali, da dislocare davanti alle coste della regione italiane maggiormente interessate dagli sbarchi, a bordo delle quali potranno essere svolti i controlli sanitari sugli immigrati e potrà essere assicurata, in caso di positività, l'effettuazione del periodo di quarantena obbligatoria”.

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Il governo va alla ricerca di altre navi quarantena per i migranti che sbarcano sulle coste italiane, ma gli stessi consulenti del ministero della Salute avanzano dubbi sull'efficacia e sull'opportunità di un simile sistema di prevenzione. Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Roberto Speranza e professore ordinario d'Igiene e Medicina preventiva alla Cattolica di Milano, dice al Foglio che “la quarantena sarebbe meglio farla a terra”. Una tesi che però non sembra essere condivisa dal Viminale e dal resto dell'esecutivo, preoccupato a trovare risposte da dare alle proteste dei sindaci siciliani e calabresi. A Roccella Ionica, 28 migranti sbarcati sono risultati positivi al coronavirus e ad Amantea alcune decine di cittadini sono scese in strada per protestare contro il trasferimento di un gruppo di migranti nel paese. E allora, la governatrice Jole Santelli ha deciso di intervenire e ieri ha scritto al premier Giuseppe Conte chiedendo misure straordinarie per la gestione delle persone sbarcate e infette da Covid-19. “L’unica soluzione in grado di evitare pericoli per la salute della popolazione calabrese – ha scritto la presidente della regione – non può che essere quella di procedere alla requisizione di unità navali, da dislocare davanti alle coste della regione italiane maggiormente interessate dagli sbarchi, a bordo delle quali potranno essere svolti i controlli sanitari sugli immigrati e potrà essere assicurata, in caso di positività, l'effettuazione del periodo di quarantena obbligatoria”.

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Insomma: servono altre navi quarantena oltre alla Moby Zaza, ancorata a Porto Empedocle e già presa in concessione dallo stato a un costo non proprio di mercato di circa 1,2 milioni di euro al mese, escludendo Iva e servizio sanitario della Croce Rossa a bordo. La ministra dell'Interno Luciana Lamorgese ha subito risposto presente alla governatrice Santelli e ha assicurato di essere in contatto con Protezione civile e ministero delle Infrastrutture per individuare un'altra nave quarantena. Eppure, una seconda imbarcazione, la Rubattino, era già stata affittata dalla Tirrenia: con un costo di circa 1 milione di euro, l'affitto è stato interrotto dopo appena due settimane di servizio perché non c'erano abbastanza migranti da isolare che rendessero giustificabile una spesa tanto esorbitante.

 

 

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Ma al di là dell'aspetto economico, è quello sanitario a lasciare perplessi. Il ministero della Salute è stato sentito da quello dell'Interno e dalla Protezione civile, titolari della gestione del sistema di accoglienza in tempo di pandemia. Ma Ricciardi, che oltre a essere consulente del ministero della Salute è anche professore ordinario d'Igiene e Medicina preventiva alla Cattolica di Milano, spiega che la quarantena in mare ha delle criticità: “Si tratta di operazioni da fare con un certo grado di scientificità – dice Ricciardi –: i positivi devono essere isolati dai sospetti positivi e devono essere messi sotto sorveglianza. Questo vale sia sulla terra ferma sia su una nave. Certo, sarebbe meglio che queste operazioni si facessero sulla terra ferma”. Secondo il consulente di Speranza, le linee guida elaborate dal ministero della Salute sono tutte seguite alla lettera dagli operatori delle navi quarantena, “al di là di eventuali casi singoli, che possono sempre capitare”. Ma, ammette il professore, resta un altro rischio di cui tenere conto nel momento in cui si decide di isolare i migranti su una nave: “E' quello della tenuta psicologica, visto che l'isolamento in mare avviene in spazi angusti”, dice. E in effetti i precedenti sembrano confermare questa tendenza: il mese scorso, un 22enne tunisino è morto gettandosi in mare dal parapetto della Moby Zaza. Sulla vicenda indaga la procura di Agrigento, ma secondo le ricostruzioni degli inquirenti la motivazione sarebbe da ricercare nella disperazione del giovane, costretto in isolamento in mare dopo avere attraversato il Mediterraneo a bordo di un barchino. Ricciardi spiega ancora che queste criticità sono state fatte presenti al governo tramite rapporti e linee guida stilate “dagli uffici del ministero della Salute che si occupano di salute e gestione delle frontiere”. Rapporti evidentemente ignorati dal Viminale, costretto a dovere assicurare il contenimento dell'epidemia da una parte e a dare risposte agli amministratori locali dall'altra. Due necessità che non sempre rispondono alle stesse logiche.

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