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L'assedio a Paola De Micheli

Carmelo Caruso

A marzo aveva scritto a Conte: "Ecco il dossier". Unica a tenere il punto su Autostrade, soffre la scarsa vicinanza da parte del Pd che cede alla furia grillina. La solitudine della ministra che studia

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Quando è entrata al governo, la prima cosa che ha detto rivolgendosi a Nicola Zingaretti, che continua a chiamare “segretario”, è stata questa: “Se tu me lo chiedi, io non posso che accettare, ma se il partito mi abbandona, io non posso che lasciare”. Raccontano allora che a Paola De Micheli le sia mancata la terra sotto i piedi quando, ieri mattina, ha letto l’intervista di Goffredo Bettini – l’uomo che nel Pd da sempre anticipa il pensiero e prepara il movimento – anche lui per la revoca della concessione ad Autostrade perché “troppe volte la sinistra è stata subalterna di fronte alle grandi imprese industriali”.

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Quando è entrata al governo, la prima cosa che ha detto rivolgendosi a Nicola Zingaretti, che continua a chiamare “segretario”, è stata questa: “Se tu me lo chiedi, io non posso che accettare, ma se il partito mi abbandona, io non posso che lasciare”. Raccontano allora che a Paola De Micheli le sia mancata la terra sotto i piedi quando, ieri mattina, ha letto l’intervista di Goffredo Bettini – l’uomo che nel Pd da sempre anticipa il pensiero e prepara il movimento – anche lui per la revoca della concessione ad Autostrade perché “troppe volte la sinistra è stata subalterna di fronte alle grandi imprese industriali”.

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Ma è davvero questa la posizione del Pd?” si è chiesta la ministra che da mesi cerca conforto nel partito e che da mesi si sente rispondere: “Nessuno conosce il dossier meglio di te. Sei tu che devi darci una soluzione”. Paola, che al governo tutti chiamano “Paola la tosta”, si è allora fermata un attimo e, nella sua mente, a quelle di Bettini ha aggiunto le parole di Conte, altra frase e altra intervista, che definiva la proposta di Aspi imbarazzante e che non ci può essere negoziazione con Autostrade senza “un’accettazione piena e incondizionata delle richieste del governo”. Si è sentita dunque abbandonata e ha chiesto di vedere Zingaretti.

 

A un’altra donna del Pd ha confidato l’impensabile: “Mi ha mostrato più affetto Luigi Di Maio che il partito. Ha voluto smentire le voci di rimpasto. Mi ha fatto piacere”. Al ministero la vedono infatti sempre più dimagrita perché “ormai non mangia, ma si nutre. Un po’ di prosciutto a pranzo e cena”. Accade, a volte, di non trovarla nel suo ufficio perché le sue ore le trascorre a setacciare le “carte” nella stanza di “Felice”.

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E’ lo stanzone concessioni diretto da Felice Morisco, un silos di cellulosa, carta, documenti dove da mesi si depositano centinaia e centinaia di faldoni tanto che qualcuno ci scherza: “E’ quella l’Aula bunker di Autostrade”. Giuseppe Conte che furbescamente se la coccola (“Paola, ma lo sai che sei la mia ministra preferita”), le aveva chiesto di studiare il dossier e lei pazientemente ha studiato. Prima di occupare la sedia di Danilo Toninelli, alla De Micheli avevano garantito che le inadempienze di Autostrade erano evidenti e le responsabilità tanto gravi che la revoca non sarebbe stata altro che una formalità. “Ma qui manca tutto!” ha esclamato la ministra non appena si è trattato di avere a che fare con ingegneri e avvocati e non più con i giornalisti a cui si può annunciare e smentire qualsiasi cosa: “Ma non è che le penali le cancelli come cancelli un tweet” ha aggiunto questa piacentina sanguigna che a Le Iene disse: “Preferisco essere definita una donna con le palle che essere circondata da c…”.

 

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Nessuno l’ha scritto, ma nei mesi in cui si è urlato “Via i Benetton”, non era stata espletata una vera indagine, un’istruttoria da parte dei tecnici del Mit. E’ stata la De Micheli a costruire il dossier, anzi, i due dossier. “Caro presidente, sul mio tavolo ci sono le due buste e due ipotesi. La prima di revoca e la seconda di revisione. Io ci sono. Quando vuoi ci vediamo in consiglio dei ministri”. E’ il contenuto di uno dei tanti sms che la ministra ha spedito a Conte. Il 13 marzo usa perfino il canale ufficiale. Una lettera che riproduce, con il timbro, il messaggio telefonico.

 

Da allora, la De Micheli, non ha ricevuto risposta. In silenzio, ha taciuto anche quando l’avvocato, preso dall’ansia della velocità, dichiarava: “Su Autostrade bisogna fare presto”. Ma chi aveva lavorato più in fretta di lei? Ha informato e tenuto aggiornati anche i capidelegazione e i vicecapi. Da Alfonso Bonafede a Teresa Bellanova, Dario Franceschini fino a Maria Elena Boschi. Costantemente, in tutte queste settimane, la ex vicesegretaria del Pd avvertiva: “Dobbiamo decidere”. E però, nessuno la chiamava. “Cosa devo fare? Devo mostrare le chat? Non posso sopportare che si metta in discussione il mio zelo. Io un lavoro ce l’ho. Posso benissimo vivere anche senza politica. Non sono entrata al governo per fare passerella. Se sono entrata è perché, con fatica, posso dimostrare di essere la più brava” si è sfogata quando la Lega ha chiesto le sue dimissioni e il suo vice, Giancarlo Cancelleri, l’ha rimproverata a mezzo stampa: “Non ha condiviso con il M5s la lettera al sindaco di Genova”.

 

Sarà che ha sempre lavorato, sarà che è emiliana, ma è stata la sola che ha provato, sottovoce, a sussurrare la complessità della revoca: “Settemila dipendenti che rischiano di rimanere senza lavoro. Si dice li assume lo stato. Ma se assumiamo loro, che facciamo con gli insegnanti, i medici? E con gli investimenti? Pensate alla Gronda. Quattro miliardi già sbloccati. Potrebbe saltare l’intera opera. Questa revoca può rivelarsi un’altra Alitalia, Ilva”.

 

E ha insistito fino a ieri sera quando, conversando con Zingaretti, ha ricordato qualcosa di doloroso: “Segretario, sai anche tu che in Autostrade non ci sono solo i Benetton, ma ci sono i fondi di tanti risparmiatori pensionati. Se crolla il titolo, perderanno i loro risparmi”. Alcuni importanti uomini di partito, con un pizzico di vergogna, riconoscono solo ora: “Non l’abbiamo protetta ed è sotto attacco da chi vuole prendere il suo posto. La sola lucida in un manicomio”.

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