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"Nelle grandi città possiamo allearci col Pd". Così per il M5s cadè il tabù

Domenico Di Sanzo

Non solo a Roma e a Torino. Ora ai grillini piace l'idea di costruire piattaforme comuni col centrosinistra, usando candidati civici per le comunali del 2021. Parla Battelli (M5s)

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"Con il Pd in tutte le regioni adesso no, magari l'anno prossimo, nelle grandi città", dice il deputato del M5s Sergio Battelli, presidente della commissione per le Politiche europee della Camera, con la voce di chi sfata un tabù ">(ora che del resto già Di Maio sembra volerlo fare nella sua Pomigliano). Proprio nel 2021 andranno al voto molte delle più importanti città italiane: a partire da Roma e Torino, ovvero i simboli dell'assalto al governo del grillismo, con le vittorie di Virginia Raggi e Chiara Appendino nel 2016. Ma col M5s appollaiato nei Palazzi di Roma da due anni abbondanti, tante cose sono cambiate. E se quattro anni fa gli stellati suonavano la carica contro il presunto sistema di potere del centrosinistra, adesso corteggiano quella che allora dipingevano come una piovra, col rischio concreto persino di essere rifiutati. Abbandonati al destino del terzismo.

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"Con il Pd in tutte le regioni adesso no, magari l'anno prossimo, nelle grandi città", dice il deputato del M5s Sergio Battelli, presidente della commissione per le Politiche europee della Camera, con la voce di chi sfata un tabù ">(ora che del resto già Di Maio sembra volerlo fare nella sua Pomigliano). Proprio nel 2021 andranno al voto molte delle più importanti città italiane: a partire da Roma e Torino, ovvero i simboli dell'assalto al governo del grillismo, con le vittorie di Virginia Raggi e Chiara Appendino nel 2016. Ma col M5s appollaiato nei Palazzi di Roma da due anni abbondanti, tante cose sono cambiate. E se quattro anni fa gli stellati suonavano la carica contro il presunto sistema di potere del centrosinistra, adesso corteggiano quella che allora dipingevano come una piovra, col rischio concreto persino di essere rifiutati. Abbandonati al destino del terzismo.

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Tra chi vuole evitare questo scenario c'è sicuramente Battelli, grillino raziocinante e uno dei principali sponsor della cosa rossogialla nella sua Liguria, l'unica regione alle urne in autunno dove i due partiti di governo stanno tentando la strada di un accordo. "Lì ci sono le condizioni ed è quasi fatta" per poco non esclama raggiante al Foglio mentre scende le scale di Montecitorio e la linea ballerina del telefono dà alla frase un effetto quasi provvisorio. Quindi ripete, e spiega: "Per settembre gli accordi si possono fare soltanto nelle regioni dove c'è un contesto adatto, in Liguria sia noi sia il Pd siamo all'opposizione e ci stiamo accordando per battere il governatore uscente Toti, ci siamo quasi e se non ce la facessimo sarebbe grave". Il sottinteso è che, al momento, resta il tabù per quanto riguarda tutti gli altri casi, soprattutto in posti come la Campania "dove ci sono ancora dei retaggi".

 

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E non è una critica personale al presidente del centrosinistra Vincenzo De Luca, che pure nel recente passato si era divertito a farsi beffe dei grillini, ma una constatazione. "Dove ci sono retaggi, ci sono sia per noi che per loro, parlo anche di battaglie sul territorio che hanno visto i nostri esponenti opporsi a quelli del Pd", dice. Ci vuole tempo. Tuttavia il momento giusto potrebbe essere proprio tra un anno, un appuntamento simbolico per il M5s, che, in teoria, è chiamato a riconfermare le poltrone di sindaco di Roma e Torino. Quelle città che con la sbornia elettorale del 2016 sono state scippate al Pd. Entrambe al culmine di campagne elettorali molto violente contro gli uscenti Ignazio Marino e Piero Fassino. Seguendo lo schema che le voci attribuiscono a un disegno di Beppe Grillo, Battelli la spiega facile facile: "L'anno prossimo, alle amministrative delle grandi città, potremmo impostare un ragionamento con il Pd e con tutte le forze della sinistra progressista". Il che vorrebbe dire consegnare al proprio destino Appendino e Raggi. Nonostante sia l'una sia l'altra stiano lottando per la deroga alla regola sacra del limite di due mandati e abbiano provato addirittura a baciare la pantofola al segretario Nicola Zingaretti facendosi rispondere picche.

 

Battelli dice "perché no" al Pd nelle grandi città, dando per scontata la non ricandidatura delle due sindache. A patto che "si faccia un accordo nei tempi giusti, non come vorrebbero fare adesso, 60 giorni prima delle elezioni, e si stili un programma condiviso con il centrosinistra". In un contesto "dove il M5s dovrà mantenere le sue peculiarità e le sue specificità, senza snaturarsi". Con che candidati? "Figure che non siano troppo identificabili né con noi, né con loro". Civici, dunque. Come ci si aspettava da una coalizione che prova a celare le sue divisioni con i frontman terzi (vedi alla voce: Giuseppe Conte). A Torino l'hanno già capito. Infatti in città è stata appena lanciata la piattaforma civica di centrosinistra "Capitale Torino", tra i promotori l'ex coach dell'Italvolley Mauro Berruto. Mentre a Roma Raggi minaccia di candidarsi senza partiti. Situazione diversa a Milano, dove i grillini dovrebbero andare da soli, con Sala in odore di riconferma. Mentre a Bologna dal centrosinistra hanno fatto sapere di "non avere preclusioni" sul M5s.

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