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Serve il Mose per salvare Venezia e una diga contro burocrazia e corruzione

Antonio Pascale

Diamoci da fare per costruire un monumento (legislativo) contro gli abusi, una grande opera per la trasparenza amministrativa

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Certo, se oggi vedessimo delle persone in fuga dai barbari che si rifugiano nelle paludi e cominciano a costruire i loro edifici su terreni sabbiosi, a due passi dal mare, gli diremmo: ma che siete impazziti? Qua crolla tutto: il legno è legno, mica metallo o cemento. E quelli invece niente, anzi, insistono. Piantano paletti di legno, uno accanto all’altro, e su questi costruiscono piattaforme, sempre di legno, e sulle piattaforme tirano su edifici. E noi ancora: ma quando costa ’sto legno, tempo due giorni si consuma. Tuttavia, alla fine, poco da dire, l’insieme è fantastico. E poi ’sto legno resiste, vallo a sapere che in mancanza d’ossigeno alcuni microorganismi e batteri non vivono. Vallo a sapere, poi, che l’acqua salata pietrifica il legno, lo indurisce, altro che metallo o cemento. Insomma, a quel tempo, eventuali contestatori avrebbero detto No Venezia: striscioni, campagne, titoloni. Comunque, magari, chissà, potremmo anche essere d’accordo sul principio: Venezia non andava costruita. Però che vuoi fare? La nostra specie come si muove fa guai, e infatti il danno ormai è fatto, la città esiste, ed è unica al mondo.

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Certo, se oggi vedessimo delle persone in fuga dai barbari che si rifugiano nelle paludi e cominciano a costruire i loro edifici su terreni sabbiosi, a due passi dal mare, gli diremmo: ma che siete impazziti? Qua crolla tutto: il legno è legno, mica metallo o cemento. E quelli invece niente, anzi, insistono. Piantano paletti di legno, uno accanto all’altro, e su questi costruiscono piattaforme, sempre di legno, e sulle piattaforme tirano su edifici. E noi ancora: ma quando costa ’sto legno, tempo due giorni si consuma. Tuttavia, alla fine, poco da dire, l’insieme è fantastico. E poi ’sto legno resiste, vallo a sapere che in mancanza d’ossigeno alcuni microorganismi e batteri non vivono. Vallo a sapere, poi, che l’acqua salata pietrifica il legno, lo indurisce, altro che metallo o cemento. Insomma, a quel tempo, eventuali contestatori avrebbero detto No Venezia: striscioni, campagne, titoloni. Comunque, magari, chissà, potremmo anche essere d’accordo sul principio: Venezia non andava costruita. Però che vuoi fare? La nostra specie come si muove fa guai, e infatti il danno ormai è fatto, la città esiste, ed è unica al mondo.

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Tuttavia, proprio per la sua speciale orografia ogni tanto si allaga. Bel casino? O assumiamo una posizione orientale, del tipo, non affezioniamoci alle cose, teniamo a mente il concetto di impermanenza, Venezia, prima o poi, deve morire sepolta dalle acque, insomma o è così oppure c’è il Mose. Altrimenti uno può ricominciare: che siete pazzi, mettete delle paratoie invisibili? Che giacciono sui fondali, piene d’acqua? E che succede poi? Quando arriva un’alta marea le svuotate con l’immissione di aria compressa, così si sollevano e creano una barriera tra mare e laguna? Ma che siete pazzi? Ecco, a volte (per fortuna non sempre) si tratta di una scelta binaria, Mose sì Mose no. La scelta si pone finché qualcuno non trova un’altra soluzione, più efficiente e meno costosa. Verrebbe da dire a tutti: aprite le dighe dei vostri cervelli e facciamo uscire la soluzione. Ma siccome l’alta marea avanza, anche sotto stress, abbiamo pensato al Mose. Opere siffatte sono comunque il risultato dell’ingegno umano, anche questo una caratteristica della nostra specie: prima facciamo guai poi cerchiamo soluzioni. Se considerate il percorso dell’umanità, vedrete che la suddetta dinamica è una variabile indipendente. La costruzione del Mose richiede impegno, ingegno, applicazione e capacità di risolvere i problemi. E soldi naturalmente; non è facile costruire una diga sul mare e separare le acque, ai bei vecchi tempi serviva un miracolo.

 

 

Se non fosse per la corruzione, per la lievitazione dei prezzi, le lungaggini, direi che sono soldi ben spesi. Venezia lo merita, così come sono meritevoli di rispetto i pazzi che hanno realizzato sia Venezia sia il Mose: in questo caso, infatti, a grande opera si risponde con altra grande opera. Se diciamo di sì al Mose, nulla esclude la nostra concentrazione su alcuni significativi dettagli: come evitare la corruzione, come tenere i costi nei limiti del bilancio, dunque, in sostanza, il problema principale, come amministrare bene. Anche questi dettagli sono una variabile indipendente, i soldi vanno spesi bene, sempre. Infatti, è un errore legare le grandi opere alla corruzione e le piccole opere alla trasparenza: si imbroglia in entrambi i campi. Tutto sta a capire come scoraggiare la corruzione. Applichiamoci, diamoci da fare per costruire un monumento (legislativo) contro gli abusi, una grande opera per la trasparenza amministrativa: così ci possiamo godere i futuri Mose, piccoli o grandi che siano. Ne abbiamo bisogno.

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