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Gli uomini del Cav. sognano il governo

Domenico Di Sanzo

Il corteggiamento di Berlusconi è iniziato. Nuova maggioranza alle viste? I deputati di FI dicono di sì

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Roma. Se Silvio Berlusconi le due parole magiche non le pronuncia, allora ci pensa il portavoce degli azzurri a Montecitorio Giorgio Mulè. I convitati di pietra della proposta berlusconiana, messa nero su bianco in un’intervista a Repubblica, quella “maggioranza diversa, più efficiente, più rappresentativa della reale volontà degli italiani”, sarebbero i due maggiori partiti del centrosinistra. Quello guidato da Nicola Zingaretti e quello capeggiato da Matteo Renzi. E così Mulè, con il Foglio, non esita a fare ulteriore chiarezza sulle dichiarazioni del Cavaliere: “Scusa, ma è chiaro che da solo il centrodestra non avrebbe la maggioranza, quindi devi per forza includere le altre forze politiche che non siano i Cinque stelle, che sono antitetici a noi e hanno una cultura incompatibile con la nostra”, spiega l’ex giornalista come se la cosa fosse un’ovvietà.

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Roma. Se Silvio Berlusconi le due parole magiche non le pronuncia, allora ci pensa il portavoce degli azzurri a Montecitorio Giorgio Mulè. I convitati di pietra della proposta berlusconiana, messa nero su bianco in un’intervista a Repubblica, quella “maggioranza diversa, più efficiente, più rappresentativa della reale volontà degli italiani”, sarebbero i due maggiori partiti del centrosinistra. Quello guidato da Nicola Zingaretti e quello capeggiato da Matteo Renzi. E così Mulè, con il Foglio, non esita a fare ulteriore chiarezza sulle dichiarazioni del Cavaliere: “Scusa, ma è chiaro che da solo il centrodestra non avrebbe la maggioranza, quindi devi per forza includere le altre forze politiche che non siano i Cinque stelle, che sono antitetici a noi e hanno una cultura incompatibile con la nostra”, spiega l’ex giornalista come se la cosa fosse un’ovvietà.

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E quindi? “Bisognerà coinvolgere anche il Pd e Italia Viva, si tratta di fare una nuova maggioranza”. Ecco, chiaro e limpido. Tutti contro i grillini. Perché, prosegue l’azzurro “non ci sono le condizioni per fare un governo con il M5s”. E nemmeno con lo stesso premier, quel Giuseppe Conte tacciato di essere un fine tessitore dei rapporti con Forza Italia, o almeno con parte dei berlusconiani. Così Mulè precisa, aggiustando parzialmente il tiro: “Comunque quella lanciata dal presidente Berlusconi è solo un’ipotesi, non si dica che vogliamo fare la stampella a Conte”. Del disegno, solo abbozzato e inevitabilmente condizionato dalle dinamiche politiche dei prossimi mesi, farebbero parte anche gli alleati Matteo Salvini e Giorgia Meloni. “Noi partiremmo da una maggioranza fondata sul centrodestra”, precisa il portavoce dei deputati di FI. Solo che, almeno a parole, i sovranisti pensano solo ad andare a votare. Infastiditi dall’intemerata dell’immarcescibile Cav., i leghisti già nella prima mattinata liquidano la pratica come una “boutade”. L’ennesimo capriccio del vecchio leader che quasi si diverte a mischiare d’improvviso le carte nel mazzo del centrodestra. Poi dall’ex Carroccio, smaltita la sbornia della sortita di Berlusconi, mettono giù una replica, col sigillo “fonti della Lega”. “La via maestra sono le elezioni”, rispondono a tono dal quartier generale di Salvini. Strada impraticabile per Mulè, che ci dice: “Se si andasse a votare loro sono convinti di fare il pieno di voti, ma sanno anche benissimo che ora non si può andare a votare”.

 

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Gli azzurri in Parlamento non si danno per vinti. Nella pancia del gruppo è partita la caccia ai “desaparecidos” del M5s. Il riferimento è ai parlamentari già usciti dal Movimento e a quelli in procinto di andarsene. “Per me si dovrebbe guardare anche ai fuoriusciti grillini che sono nel Misto”, riflette il deputato e coordinatore pugliese di Forza Italia Mauro D’Attis. E proprio in Puglia si fanno sempre più insistenti le voci di una lista civica, in appoggio al candidato governatore del centrodestra Raffaele Fitto, promossa dall’ex pentastellato pugliese Michele Nitti che, insieme agli altri due ex Cinque Stelle Gianluca Rospi e Antonio Zennaro, alla Camera ha dato vita alla componente Popolo Protagonista - Alternativa Popolare in seno al Gruppo Misto. L’operazione “desaparecidos” fa leva sulle preoccupazioni che ci sono nel corpaccione del Movimento. E, ragionano in Forza Italia, “anche loro uscirebbero molto ridimensionati dalle urne, andando a perdere molti parlamentari in caso di elezioni”. Ma per i berlusconiani sarà peggio. Un parlamentare azzurro si fa profeta di sventura: “Se si va a votare, per noi è un dramma”.

 

Ed ecco che la tagliola del Mes, pronta a colpire Conte tra l’estate e l’autunno, può diventare una clava per costringere la politica a modificare il suo assetto. Seguendo questo assunto, Berlusconi non penserebbe affatto a coinvolgere Salvini e la Meloni in un governo “tutti contro il M5s”, ipotesi che al momento appare di complicata concretizzazione. Piuttosto immagina una maggioranza in cui mettere insieme tutti quelli che, quando sarà, voteranno il Salva stati senza battere ciglio. La scommessa è su un’implosione rovinosa dei grillini, che spianerebbe la strada a un governo pienamente “europeista” composto da Pd, Italia Viva, Forza Italia e dalla parte dei Cinque Stelle che si deciderà a votare a favore del Meccanismo Europeo di Stabilità. E l’intervista di ieri sarebbe una sorta di avvertimento. Come per dire: “io ci sono”. La pensa così Stefano Ceccanti, deputato del Pd e costituzionalista. “Quella intervista chiaramente punta alla policy più che alla politics – spiega al Foglio – è chiaro che la questione principale è il Mes, Berlusconi dice che se a settembre il governo va in difficoltà su quel punto allora si può fare una maggioranza con tutti quelli favorevoli al Mes”. Tocca attendere, dunque. Ceccanti non ha dubbi: “Quindi bisogna aspettare quello scoglio per vedere i meccanismi parlamentari che si possono innescare nel prossimo autunno, in questo senso è la politics che dipenderà dalla policy”.

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