Sposetti ci dice che M5s e Pd sui “vitalizi” se la prendono con quattro vecchi

David Allegranti

“Brucia, dopo 50 anni di impegno nelle istituzioni, sentire dire da autorevoli esponenti del governo che ‘la casta si tiene il malloppo’. Una cialtroneria”

Roma. “Il voto in Commissione contenziosa sui vitalizi? Eh beh, c’è sempre un giudice a Berlino…”, dice al Foglio ridendo sotto, sopra e di lato ai baffi Ugo Sposetti, ex senatore ed ex tesoriere dei Ds. Non gli è piaciuta la frase del segretario del Pd Nicola Zingaretti (“Sui vitalizi una scelta insostenibile e sbagliata. La cassa integrazione è in ritardo e si rimettono i vitalizi. Non è la nostra Italia”) e al Foglio dice: “Queste parole non fanno onore a chi le pronuncia. Se non riaprono le scuole e se i bambini non possono andare nei centri estivi non è colpa dei vitalizi”. 

   

   

Sposetti, che sta lavorando con i suoi archivi per preparare “con grande dignità”, dice, i cento anni dalla nascita del Pci, rivendica di aver fatto “una battaglia politica, spesso in solitaria, con l’incomprensione del mio partito. Una battaglia che avrei preferito non fare. Perché ritenevo giusto che bisognasse difendere le istituzioni e la democrazia ma soprattutto chi si impegna in politica. Chi si impegna in politica va sempre difeso, di qualsiasi parte sia, sinistra, centro, destra”. Sposetti rivendica di essere persino dalla parte “di questi giovani, i Cinque stelle, che sono entrati in Parlamento nel 2013 e nel 2018. Chi li ha votati pensava di voltare pagina. Nel frattempo quegli elettori si sono ricreduti.

   

D’altronde, se uno fa soltanto battaglie di questo tipo, è inevitabile che le cose finiscano male. Non possiamo dimenticarci quel brindisi in piazza Montecitorio o l’affaccio al balcone. Dai balconi non ci si affaccia, porta sempre male”. L’ex senatore è deluso e finanche incazzato: “A me brucia sulla pelle dopo 50 anni di impegno nelle istituzioni sentire pronunciare da autorevoli esponenti del governo Conte 1 e del governo Conte 2 che il vitalizio prima era un ‘privilegio rubato’ e che oggi ‘la casta si tiene il malloppo’. E’ una cosa volgare, orribile da sentire in bocca ai rappresentanti delle istituzioni. Non so che dire, mi dispiace per chi va appresso a questa cialtroneria”.

 

E Zingaretti? “Io rimango muto di fronte alle parole del segretario. Sono iscritto al Pd, anche se le tessere quest’anno non sono state ancora consegnate. E arrivare a giugno senza tessera di partito in tasca per me è un dolore”. E ora che farà, rinnoverà la tessera o no? “Certo, io senza tessera di partito in tasca non ci sto. Anzi, la metto sempre in evidenza, in modo tale che quando tiro fuori il portafoglio per pagare si possa vedere. Continuerò ad aiutare il Pd. E se veramente questa delibera viene attuata lo aiuterò ancora di più. Lei pensa che io sia scemo, vero? No, sono un uomo di partito”.

 

Senta Sposetti, ma il Pd si è un po’ grillizzato o no? “Alcune dichiarazioni non mi piacciono, non sono nelle mie corde. Ma io vado avanti per la mia strada. E qualche dichiarazione non mi tocca, anzi, mi carica”. Però, certo “i dirigenti dovrebbero guidare, non farsi guidare. Il contenzioso è durato due anni perché per impedire il voto alla Commissione i grillini si erano dimessi. La presidente del Senato ha fatto dimettere i due membri laici e ha rinnovato totalmente la totalmente. Se siamo arrivati a questo punto mi dispiace ma visto il risultato della votazione potevo aver avuto ragione nelle mie battaglie già un anno fa”. C’è chi dice che proprio in questo momento, con la crisi che c’è… “Questa non la voglio proprio sentire”, dice Sposetti adombrato. “Adesso è normale che si dicano queste cose, ma non fa onore a chi le dice”. Sono, insomma, “cialtronerie. Dilettantismo politico. Pazienza, ne abbiamo viste tante, supereremo anche questa. Per uno che dirigeva il partito a Viterbo e che si trovò nel 1978 con un paesino ribaltato dalla polizia e dai servizi segreti dopo una seduta spiritica del piattino di Bologna, questa è roba da principianti. Allora quantomeno le cose erano più serie, c’era da combattere il terrorismo”.

  

Oggi qualche settantenne ex politico ha da combattere con il Covid: “Noi stiamo parlando perché un ultra settantenne s’è salvato dal Covid. Alcuni ex parlamentari però non si sono salvati. Hanno subito la decurtazione del vitalizio, hanno subito umiliazioni e sofferenze. Quando uno è anziano, ha bisogno di assistenza, cure, tranquillità. Non vedere umiliata la sua vita. Alcuni di loro hanno costruito la democrazia e difeso le istituzioni”.

 

Sposetti insomma non si sente “un ladro”, come viene descritto da grillini e, a cascata, da compiacenti leader del suo partito. “A dicembre ho mandato in pensione una Croma che aveva fatto 300 mila chilometri. Adesso viaggio con una Punto che ha più di 10 anni. Quando giro per strada mi si accostano tanti suv. Li guardo e penso a quello che mi dice che ho rubato e che la casta difende il malloppo: ma dove sta il malloppo? Questi se la prendono con quattro vecchi alla fine della loro vita. Facessero pagare chi ha il suv, piuttosto. Intendiamoci, io non ho niente contro chi ce l’ha, anzi mi fa piacere. In città non li farei entrare, ma questa è una cosa mia e non c’entra niente. Però, ecco, vorrei non essere insultato. Vorrei essere rispettato per la vita che ho fatto, per l’impegno che ho messo. Vorrei essere criticato per gli errori che ho semmai commesso e se non ho commesso errori vorrei che qualcuno dicesse: ecco, ha lavorato’”. 

  

Comunque, in politica “bisogna stare sempre attenti. Perché la politica e la democrazia si vendicano e gli errori si pagano. Nel 99-2000, l’allora maggioranza di governo era preoccupata dall’avanzata della Lega. La sinistra che cosa si inventò? La correzione del titolo V. E ha visto che cos’è successo? Tensioni con le Regioni, confusione sui poteri. Nel 2013, temendo l’avanzata del M5s, l’allora presidente Letta e il neo-segretario del Pd tolsero i soldi ai partiti, pensando di togliere l’acqua al pesce del M5s. Invece quelli sono arrivati al 32 per cento. Prima hanno tolto i soldi ai partiti, poi hanno iniziato a togliere i vitalizi. Come se fosse una cosa grave, che interessava milioni di persone. Risultato: nel 2018 il Pd è finito al 18 per cento. Un capolavoro”.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.