La maggioranza (grillini compresi) chiede a Conte di licenziare Mr. Mississippi

Il piano industriale bocciato tre volte, i rimborsi spese mai chiariti, la questione dell'incompatibilità. Sono sempre meno i difensori del presidente dell'Anpal, Mimmo Parisi

Al romanzo di formazione con protagonista il presidente di Anpal Mimmo Parisi, di cui abbiamo lungamente parlato qui sul Foglio, si è aggiunto un nuovo capitolo. Nella giornata di ieri 9 parlamentari di maggioranza, tra cui la grillina Jessica Costanzo (gli altri sono Chiara Gribaudo, Carla Cantone, Stefano Fassina, Nicola Fratoianni, Veronica Giannone, Romina Mura, Tommaso Nannicini e Annamaria Parente) hanno indirizzato al presidente del Consiglio Conte una lettera sullo “stato in cui versa Anpal”. 

 

 

“Nel mezzo della crisi economica più grave che il Paese ricordi dal dopoguerra, le politiche attive del lavoro dovrebbero svolgere una funzione strategica. Anpal e Anpal Servizi, con le differenti funzioni loro assegnate, dovrebbero avere un ruolo fondamentale nella gestione dell’emergenza e nella ripresa del Paese”, recita la lettera. “Purtroppo invece, l’Agenzia e la sua in house appaiono totalmente bloccate e inconcludenti rispetto alle risposte che dovrebbero dare alle centinaia di migliaia di italiani che hanno perso il lavoro a causa della pandemia. Né si preparano ad affrontare l’ondata di crisi aziendali e di disoccupazione attesa allo scadere del divieto dei licenziamenti”. La storia è conosciuta: il famoso piano industriale presentato da Parisi per traghettare l’economia del paese fuori dalle secche della recessione e per dare inizio alla cosiddetta fase 2 del reddito di cittadinanza è stato bocciato dal cda di Anpal per ben tre volte. Non solo, i consiglieri di amministrazione lo hanno trovato inadeguato e inconcludente e anche le regioni, in una conferenza, hanno riferito a Parisi di trovarlo carente sotto più punti di vista. Ma c’è dell’altro: su oltre 100 pagine di piano industriale all’emergenza coronavirus viene dedicato giusto un paragrafo di poche righe. 

 

 

La lettera mette in fila tutti i motivi per cui Mimmo Parisi è inadeguato a fornire risposte concrete in materia di politiche attive, ricordando come la piattaforma di incrocio fra domanda e offerta di lavoro sia tuttora “assente nonostante il governo avesse assegnato specificamente 25 milioni di reddito alla sua realizzazione”. 

 

 

Secondo i parlamentari che hanno sottoscritto il documento, inoltre, il presidente di Anpal arrecherebbe un danno d’immagine alle istituzioni, perché non ha mai presentato rendicontazione delle spese di servizio effettuate nel 2019, circa 160 mila euro tra voli in business class da e per il Mississippi, alloggio nel centro di Roma e autista personale. “Nelle audizioni parlamentari effettuate il presidente Parisi ha promesso a più riprese una loro definitiva pubblicazione, mai arrivata”. 

 

 

Sul fronte del presunto conflitto d’interessi che vieterebbe a Parisi di ricoprire l’incarico di presidente dell’Anpal perché allo stesso tempo risulta essere un dipendente della Mississippi State University, nella lettera indirizzata a Conte si legge che “sono emersi sulla stampa documenti in possesso del ministero del Lavoro, che attestano come il professore abbia oggi un contratto part-time nella sua università. Il suo incarico sarebbe quello di “Senior Advisor for European Development in Italy and Europe”, configurabile anche sulla base delle sue dichiarazioni come un vero e proprio incarico di lobbying per tessere rapporti nel vecchio continente, tramite il suo incarico pubblico. Quanto descritto è totalmente incompatibile con la carica di presidente di Anpal”. Sul punto, un accesso agli atti richiesto dal Foglio ha svelato una corrispondenza tra il ministero del Lavoro e la Mississippi State University in cui l'università americana chiarisce che Parisi è un suo “dipendente”. 

 

 

Insomma, ogni giorno che passa c’è qualcuno che si accorge dell’inadeguatezza di Mimmo Parisi nel ruolo che ricopre e chiede che vengano adottati “gli idonei provvedimenti volti a ripristinare il corretto funzionamento dell’Agenzia per le politiche attive del lavoro e dei suoi organi statutari”. In poche parole che il navigator venuto dal Mississippi faccia il percorso inverso in maniera definitiva.