PUBBLICITÁ

A prova di Boccia

David Allegranti

Perché l’indice di contagio non può essere scambiato per criterio di mobilità interregionale

PUBBLICITÁ

Roma. “Un sistema di monitoraggio ci consente di sapere se una regione è a basso, medio o alto rischio. Se una regione è ad alto rischio di sicuro non potrà ricevere ingressi da altre regioni”. Il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, giovedì 21 maggio, ha anticipato in tv, a Mattino Cinque, che cosa succederà dal 3 giugno, quando dovrebbe cadere l’ultimo divieto sugli spostamenti interregionali.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Roma. “Un sistema di monitoraggio ci consente di sapere se una regione è a basso, medio o alto rischio. Se una regione è ad alto rischio di sicuro non potrà ricevere ingressi da altre regioni”. Il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, giovedì 21 maggio, ha anticipato in tv, a Mattino Cinque, che cosa succederà dal 3 giugno, quando dovrebbe cadere l’ultimo divieto sugli spostamenti interregionali.

PUBBLICITÁ

 

Il problema è che sulla base del monitoraggio, aggiornato settimanalmente, vengono considerate contagiose quanto la Lombardia – diventato metro di paragone per le cose che non vanno – anche regioni come l’Umbria, in cui i nuovi casi sono pochissimi (2 in più secondo il bollettino del 15 maggio e zero nuovi casi secondo quello di ieri). L’ingegner Fortunato Bianconi, del nucleo di valutazione epidemiologica della Regione Umbria, aveva spiegato qualche giorno fa al Corriere dell’Umbria che il famoso “parametro Rt non è adatto a calcolare l’andamento dell’epidemia delle regioni che ne stanno uscendo e hanno avviato uno screening mirato di categorie di popolazione e lavoratori, cioè in quelle regioni in cui i nuovi casi di positività sono eventi rari proporzionalmente alla densità di popolazione, come in Umbria. Noi siamo in una fase di coda e i pochi casi che si trovano, che però fanno ugualmente salire il parametro in quanto a numeri assoluti più alti di altre regioni, ci sono perché si vanno a cercare”. Per questo, il dato “rischia di penalizzare regioni come l’Umbria: dove i positivi vanno a spot, sono pochi, le regioni sono svantaggiate da queste comparazioni”. Ci manca soltanto, infatti, che dal prossimo 3 giugno non ci si possa spostare fra regioni perché c’è chi scambia l’indice di contagio per un criterio di mobilità tra regioni.

 

PUBBLICITÁ

Tuttavia “è chiaro che immaginare la mobilità in funzione di un Rt che varia su base settimanale non può essere un criterio”, ha detto ieri il presidente dell’Istituto superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro. L’indice di contagio Rt “serve per capire la capacità del nostro sistema di intercettare precocemente gli spostamenti su base settimanale del contagio. E’ un tema importante, l’obiettivo è affrontarlo in sicurezza e auspicabilmente con un numero di nuovi casi ancora più ridotto. Le modalità andranno affrontate man mano che ci avviciniamo a questo scenario, per capire anche le modalità di movimento. E’ anche poco pensabile che le persone si muovano con elicotteri da una Regione all’altra”. Concetto che andrebbe spiegato a certi ministri molto presenti in tv: il fatto dunque che l’indice di contagio cambi e oscilli “è normale e segnalarlo non vuol dire assolutamente fare pagelle. I casi di Umbria e Molise, che partendo praticamente da zero hanno visto l’indice salire per alcuni focolai, lo dimostrano: oggi quel dato è rientrato”, ha spiegato ancora il dottor Brusaferro. Ieri, con il nuovo bollettino, era il turno della Valle d’Aosta, unica regione con un Rt sopra l’1 (1,06), ma il punto, come spiega l’Iss, è la capacità di intercettare i casi. D’altronde, oggi “il virus ancora circola e non possiamo permetterci di allentare le misure di comportamento individuale”. Fra il tana libera tutti e il prendere decisioni che continuino a restringere le libertà personali senza alcuna utilità c’è naturalmente una certa differenza.

 

La presidente della Regione Umbria Donatella Tesei se l’è presa intanto con la classificazione del rischio di contagio: “Noi siamo la migliore regione italiana, ad oggi, per numeri assoluti; da giorni abbiamo zero contagi e una curva discendente: quindi siamo la zona più tranquilla d’Italia”, ha detto a Radio24. “Non so quale stranissimo sistema abbiano adoperato, ma queste notizie stanno creando danni a una regione che è pronta a ripartire”, ha aggiunto la governatrice alle prese con la complicata ripartenza del settore turistico. “Una regione che ha già subìto il terremoto e che per fortuna è scampata al Covid non può essere di nuovo messa in condizione di non fare ripartire una stagione turistica che è già messa a dura prova”, dice la senatrice di Italia viva Nadia Ginetti. La direzione regionale sanitaria dell’Umbria ha chiesto ufficialmente all’Iss di rivedere la classificazione di rischio moderato. Un rischio a prova di Boccia.

PUBBLICITÁ