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Le condizioni del Mes, quelle del Recovery plan e la confusione del M5s

I grillini applaudono le proposte di digitalizzazione e riconversione verde quando vengono dai consulenti di governo in nome dello stato imprenditore. Eppure sono le stesse che l'Europa indica per indirizzare la ripresa

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Milano. E’ cattiva abitudine del cronista descrivere i negoziati tra gli stati Ue come un campo di battaglia o una partita di calcio, ma se il cattivo cronista provasse ad applicare lo stesso schema alle posizioni italiane farebbe fatica a capire tattica di gioco e persino le squadre in campo. E rischierebbe di ritrovarsi con il capitano della squadra che, chiamato dall’arbitro, negherebbe di essere capitano. A un incontro organizzato ieri dall’ufficio italiano del Parlamento europeo, la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei Laura Agea – che è stata eurodeputata nella scorsa legislatura, e quindi anche nell’anno del governo gialloverde –, interpellata sulla possibilità di utilizzare i soldi del Mes ha dichiarato: “Non me la sento di dire se ci servono o non ci servono, oggi le nostre scelte daranno l’indirizzo dei prossimi vent’anni, e io questa responsabilità me la sento”. Che è un po’ come dire la responsabilità la sento e per questo non me la prendo.

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Milano. E’ cattiva abitudine del cronista descrivere i negoziati tra gli stati Ue come un campo di battaglia o una partita di calcio, ma se il cattivo cronista provasse ad applicare lo stesso schema alle posizioni italiane farebbe fatica a capire tattica di gioco e persino le squadre in campo. E rischierebbe di ritrovarsi con il capitano della squadra che, chiamato dall’arbitro, negherebbe di essere capitano. A un incontro organizzato ieri dall’ufficio italiano del Parlamento europeo, la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei Laura Agea – che è stata eurodeputata nella scorsa legislatura, e quindi anche nell’anno del governo gialloverde –, interpellata sulla possibilità di utilizzare i soldi del Mes ha dichiarato: “Non me la sento di dire se ci servono o non ci servono, oggi le nostre scelte daranno l’indirizzo dei prossimi vent’anni, e io questa responsabilità me la sento”. Che è un po’ come dire la responsabilità la sento e per questo non me la prendo.

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Sul Mes, quello che per il leader Pd Nicola Zingaretti resta “un’opportunità”, Agea ha ripetuto più volte il mantra del primo ministro Giuseppe Conte: “I vecchi strumenti non possono essere usati per un’emergenza che ha sconvolto le nostre vite” anche perché “non sono adeguati”. “Il Mes”, ha spiegato Agea, “ha un significato politico: nasce per sostenere uno stato quando non ha liquidità e questo è il messaggio che passa”, siccome è comunque “un contenitore pieno di liquidità, abbiamo detto: utilizziamolo cambiando le regole, l’accesso per tutti è stato fatto togliendo la clausola di sostenibilità del debito, ma ci sono comunque delle criticità”. Tra queste, secondo Agea, ci sono: il sistema di allerta in caso di rischio di default e “la sorveglianza rafforzata”. In realtà la clausola di sostenibilità non è stata cancellata, formalmente è rimasta, ma semplicemente la Commissione europea ha presentato un’analisi che ha promosso tutti. Lo stesso vale per altre clausole rimaste formalmente, come le visite di monitoraggio di attuazione del programma che non verranno fatte sul modello troika per intenderci, ma saranno limitate e associate a quelle del normale dialogo previsto dal semestre europeo che resta con i suoi regolamenti, mentre il sistema di allerta scatterebbe se le nostre finanze fossero in pericolo e forse questo dovrebbe preoccuparci più dell’allerta.

  

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Ma anche il Recovery plan - la proposta diversificata, un insieme di sovvenzioni e prestiti, sarà presentata dalla Commissione il 27 maggio – avrà delle regole, quelle del bilancio Ue, e delle condizionalità. Serviranno per indirizzare la ripresa in alcune direzioni precise, dal digitale alla riconversione “verde”, e saranno legate alle riforme. Si tratta per una parte di condizionalità simili a quelle che il M5s applaude se vengono proposte dai consulenti di governo in nome dello stato imprenditore (qui volendo è l’imprenditore sarebbe l’Ue), dall’altra mettono in allarme se si parla di riforme. Agea sul punto ha dichiarato: “Noi abbiamo fatto il reddito di cittadinanza, se quelle sono le riforme strutturali ben vengano, l’importante è che non siano negoziate, ma che siano indicate dall’Italia, noi dobbiamo sapere qual è il costo sociale, perché ad alcuni chiesero la riforma delle pensioni”. Agea sa bene che è proprio così: da anni gli economisti della Commissione hanno suggerito all’Italia l’introduzione di misure di sostegno al reddito e la riduzione della spesa pensionistica. Il governo gialloverde era in linea con l’una e non con l’altra, e ha aumentato la spesa per le pensioni in maniera insostenibile con quota 100, tanto è vero che la misura è stata resa temporanea creando l’ennesimo gruppuscolo di privilegiati rispetto ad altri lavoratori.

 

Ora il governo è cambiato, ma le squadre sembrano sempre le stesse e mentre l’eurodeputata M5s Tiziana Beghin avverte che “le riforme le deve presentare l’Italia, e non devono essere usate in maniera ricattatoria”, conosciamo le riforme proposte da Bruxelles, non ancora quelle del governo.

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