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L’ora di un bazooka di ottimismo

Claudio Cerasa

Il successo del Btp Italia. Il what ever it takes europeo. Il tonfo sovranista. Le notizie sul vaccino. Il ritorno del calcio (giugno). L’esempio delle imprese tedesche. La fase 2 sarà tosta ma gli anticorpi per la ripresa ci sono. Ragioni per non essere pessimisti sul futuro

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In una fase in cui il mondo offre ogni giorno buone ragioni per farci credere che tutto possa andare prosaicamente a puttane, provare a muoversi nella quotidianità separando il più possibile il famoso grano dal loglio diventa in un certo senso una questione di pura sopravvivenza. E cercare così, nel marasma delle cattive notizie, storie e indizi capaci di alimentare una cauta forma di ottimismo è come un esercizio terapeutico utile a ricordarci che in una stagione in cui tutto non va per il meglio c’è qualcosa che forse inizia ad andare per il verso giusto.

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In una fase in cui il mondo offre ogni giorno buone ragioni per farci credere che tutto possa andare prosaicamente a puttane, provare a muoversi nella quotidianità separando il più possibile il famoso grano dal loglio diventa in un certo senso una questione di pura sopravvivenza. E cercare così, nel marasma delle cattive notizie, storie e indizi capaci di alimentare una cauta forma di ottimismo è come un esercizio terapeutico utile a ricordarci che in una stagione in cui tutto non va per il meglio c’è qualcosa che forse inizia ad andare per il verso giusto.

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Ieri abbiamo aperto il nostro giornale raccontandovi dell’annuncio dell’azienda farmaceutica Moderna che, a proposito del vaccino contro il Covid-19, ha comunicato di aver riscontrato una risposta immunitaria in alcuni volontari che hanno ricevuto le prime dosi di vaccino e lo abbiamo fatto in un momento in cui, vedi il bazooka europeo del Recovery fund, le buone notizie, per quanto possano sembrare piccole rispetto alla grandezza della pandemia, esistono ed è utile non nasconderle.

 

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Si scopre così, a proposito di ottimismo ma anche di realismo, che nonostante la crisi economica e nonostante il debito crescente, in Italia lo spread è sotto controllo: l’ombrello dell’Europa si è aperto, si è aperto al massimo, e almeno in questa fase i mercati hanno capito che scommettere contro le Banche centrali, che Dio le benedica, e scommettere contro l’Europa, che Dio la benedica, non è un buon affare.

 

Si scopre così che il Btp Italia quinquennale destinato ai piccoli risparmiatori per finanziare le spese post Covid ha avuto successo, e che successo: nei primi due giorni di collocamento sono stati piazzati 8,7 miliardi di euro, c’è tempo fino a oggi per gli investitori singoli e fino a venerdì per quelli istituzionali, e il primo giorno di sottoscrizione, come ricordato ieri a Repubblica dal capo della direzione debito pubblico del Mef, ha superato l’intera richiesta retail della volta precedente ed è stato il secondo miglior risultato di sempre in valore assoluto emesso in un singolo giorno (e a proposito di risparmio, il debito delle famiglie italiane è, in assoluto, il più basso tra i paesi dell’Eurozona, siamo al 43 per cento del pil, percentuale più bassa rispetto alla media europea di 17,5 punti, e anche per questo in un paese come l’Italia mai come oggi infondere fiducia è necessario per provare a investire sul nostro futuro).

 

Si scopre così che i prestiti delle banche con garanzia dello stato non sono stati veloci come dovrebbero essere ma allo stesso tempo, lo ha comunicato ieri l’Abi, il tasso medio sul totale dei prestiti erogati dalle banche non è mai stato così basso come quello di oggi: 2,44 per cento ad aprile, contro il 2,46 per cento del mese precedente, ben distante dal 6,18 maturato alla vigilia della crisi del 2007.

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Si scopre così che nei paesi che hanno riaperto prima dell’Italia, come Germania e Austria, l’indice del contagio, il famoso R0, è rimasto sotto alla soglia dell’1, ovvero una persona contagiata in media contagia meno di una persona, ma ieri si è scoperto qualcosa di più: in Austria, nel giro di un mese, tra la fase del lockdown e la fase del post lockdown la disoccupazione è diminuita a una velocità sorprendente, in trenta giorni sono stati riattivati 55 mila posti di lavoro; in Germania l’indice Zew, indice che misura la fiducia delle imprese, a maggio è salito a quota 51 punti, rispetto ai 28,2 di aprile, venti punti in più rispetto alle attese degli analisti, che avevano stimato un balzo a 32.

 

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Si scopre così che nei paesi in cui i movimenti nazionalisti avevano monopolizzato il dibattito pubblico, il successo di quei movimenti si è sensibilmente ridotto: in Germania, lo scorso 15 maggio, come ricordato ieri dal Post, il comitato esecutivo del partito ha deciso l’espulsione con effetto immediato del leader dell’AfD nel Brandeburgo, ed esponente dell’ala più estremista del partito, Andreas Kalbitz, con la motivazione che il politico, nel 2013, quando si iscrisse a AfD, non aveva informato della sua precedente appartenenza a un movimento neonazista giovanile; in Francia, Marine Le Pen, un po’ come Matteo Salvini in Italia, negli ultimi giorni, rispetto alle politiche europee, ha rimproverato il suo paese di non aver ottenuto sufficienti risultati in Europa, di fatto sconfessando anni di battaglie politiche finalizzate ad avere meno Europa e non più Europa (ma in Francia a onor del vero non se la passa benissimo neppure Macron, che ha subìto una scissione in Parlamento e che in termini di consenso si trova ai minimi storici, ma da qui alle presidenziali c’è ancora tempo per recuperare); in Italia, come notato ieri anche dal Telegraph, i consensi del governo lasciano il tempo che trovano ma se c’è una vera crisi di consensi quella crisi riguarda più chi si trova all’opposizione che chi si trova al governo e i sondaggi per quel che contano parlano chiaro: a gennaio, prima della pandemia, la percentuale di approvazione del leader della Lega era del 42 per cento, mentre il dato oggi è al 31 per cento, mentre la proporzione di italiani che dichiara che voterebbe per la Lega è scesa dal 35 per cento dell’estate scorsa al 25 per cento oggi, secondo l’ultimo sondaggio di Ipsos (e secondo un sondaggio di Euromedia Research pubblicato ieri su uno dei giornali del gruppo Cairo, Diva e Donna, il politico con il maggiore consenso maturato in queste settimane di pandemia è l’anti Salvini della Lega, ovvero Luca Zaia).

  

Si scopre così che, nonostante le molte problematiche legate al codice degli appalti, fra settembre e dicembre 2019, dunque prima della pandemia, il mercato dei contratti pubblici rispetto all’anno precedente era aumentato del 18,3 per cento, aumentando di 8,4 miliardi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, dove si dimostra che l’Italia ha certamente bisogno di correre di più ma che nell’attesa di avere nuove misure per correre più di prima può provare a rimettersi in cammino anche con le leggi che vi sono già (e in ogni caso è un’ottima notizia che persino il M5s abbia scelto di fare delle deroghe modello Genova un metodo non da demonizzare ma da esportare).

 

Si scopre così, infine, che l’Italia arriva al momento della sua fase 2 con molte cose da fare, del tracciamento ancora non c’è traccia, ma con diverse cose fatte che potrebbero offrire ai cittadini buone condizioni per vivere in condizioni di relativa sicurezza la stagione del durante: il numero dei posti in terapia intensiva è passato dai 5.179 del pre lockdown ai 9.447 del post lockdown, il numero dei posti letto in più ricavati per la gestione delle malattie infettive è passato da 6.525 a 32 mila, il numero di tamponi fatti dall’Italia è rispetto alla popolazione il più alto di tutti (al giorno, in media, sono 32.735 ogni milione di abitanti).

 

Essere ottimisti, in una stagione in cui tutto sembra andare a rotoli (e per fortuna, come racconta al Foglio una fonte qualificata del mondo del calcio, a giugno ritorna la Serie A) può sembrare un esercizio spericolato. Ma in un momento in cui tutto sembra andare male (ieri i contagi sono tornati a crescere, in particolare in Lombardia) ricordare che c’è qualcosa che potrebbe andare bene non è un modo per chiudere gli occhi: è solo un modo per ricordare che, in attesa di trovare un vaccino che sia diverso dalle pasticche di idrossiclorochina ingurgitate da Donald Trump, l’Italia ha gli strumenti per reagire. L’Europa c’è, i soldi ci sono, gli aiuti non mancano, i tamponi aumentano. Il resto, con un po’ di fiducia e senza troppi piagnistei, forse verrà da sé.

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