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L’italiano ottimista e tranquillo è il protagonista del dopo lockdown

Giuliano Ferrara

Non rompe e va per la sua strada, sembra un animale raro, e invece no

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Esistono anche loro, gli italiani ottimisti, e fanno l’effetto della cocaina pura, danno un subitaneo piacere, sono tossici. Il baretto che ha riaperto vicino alla Farmacia di Albinia è gestito da due ragazze piccine e carine, anzi scintillanti di vita. Ieri mattina era pulito e segnapostato per il distanziamento che sembrava un Dpcm. La vetrina dei cornetti e dei tramezzini era lucida come per il giorno dell’inaugurazione, il primo caffè al tavolo dopo la chiusura era squisito, e un amico ha voluto un succo di pera con latte, magnifico a vedersi, e le chiacchiere erano tutte per volersi riprendere e bene. La cassa integrazione? A noi è arrivata, ma so che qualcuno è stato meno fortunato, mannaggia. I clienti? Mica possiamo lamentarci, stamane ne è arrivata di gente, e per l’aperitivo contiamo in un pienone. Sussidi per perdita di fatturato da confinamento e chiusura? Arriveranno, fatte le richieste, ci vuole un po’ di tempo e nel frattempo facciamo con le riserve. Una dice. Sono stata in casa con mia figlia diciassettenne, che è come essere stata sola. O scuola a distanza o telefono, un focolare così così, però non mi posso lamentare.

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Esistono anche loro, gli italiani ottimisti, e fanno l’effetto della cocaina pura, danno un subitaneo piacere, sono tossici. Il baretto che ha riaperto vicino alla Farmacia di Albinia è gestito da due ragazze piccine e carine, anzi scintillanti di vita. Ieri mattina era pulito e segnapostato per il distanziamento che sembrava un Dpcm. La vetrina dei cornetti e dei tramezzini era lucida come per il giorno dell’inaugurazione, il primo caffè al tavolo dopo la chiusura era squisito, e un amico ha voluto un succo di pera con latte, magnifico a vedersi, e le chiacchiere erano tutte per volersi riprendere e bene. La cassa integrazione? A noi è arrivata, ma so che qualcuno è stato meno fortunato, mannaggia. I clienti? Mica possiamo lamentarci, stamane ne è arrivata di gente, e per l’aperitivo contiamo in un pienone. Sussidi per perdita di fatturato da confinamento e chiusura? Arriveranno, fatte le richieste, ci vuole un po’ di tempo e nel frattempo facciamo con le riserve. Una dice. Sono stata in casa con mia figlia diciassettenne, che è come essere stata sola. O scuola a distanza o telefono, un focolare così così, però non mi posso lamentare.

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Il barbiere mi guarda che lo saluto in macchina attraverso il vetro, tutto emozionato e già parecchio attivo, campeggia un cartello a mano che dice la data di riapertura e sotto un “che meraviglia!”, indica la mia barba bianco-tolstoiana e fa il segno delle forbici. Piccola clacsonata di saluto e via. Al bar di posta del miglior Martini toscano, prenotato per le sette, i gestori mi dicono che li hanno aiutati, lui e la moglie, non so se con il sussidio partita Iva o altro, ma insomma, e poi “ci s’aveva il tabacchi, e quello è servito per pranzo e cena”, sorride, accetta di buon grado e con aria di serena normalità la prenotazione (credo che abbia trovato superflua la mia eccitazione). Dal benzinaio rapida discussione pro e contro l’Europa, pro e contro il governissimo. Uno che partecipa da fuori dice che sì è un casino ma lui gli assegni dell’Inps li ha ricevuti regolarmente. Punto. Sorriso. Fine della discussione. Lo stesso per i pontilisti di Talamone.

 

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Questa idea di un’Italia in cui nessuno ha avuto niente tranne che disciplinamento sanitario, illiberalità, musi lunghi, e abbandono, non è confermata da una rapida occhiata in giro. Nessuno si preoccupa di essere definito signorile o parassitario, son cose di alta sociologia, tutti pensano al buon senso, e alcuni sono del parere che proprio il buon senso ha vinto la partita, malgrado i lutti e le distruzioni. Ho un amico che è passato da Salvini alla Meloni e promette fuoco e fiamme per le disparità, i ritardi, il disprezzo di banche e istituzioni pubbliche per i bisogni del piccolo imprenditore, l’aiuto ai raccoglitori di pomodori, ma ce ne sono tanti altri che la pensano altrimenti. Gli italiani ottimisti. Aiuta il fatto che la provincia di Grosseto è stata solo sfiorata, e ora è a contagio zero.

 

Ma anche il ristoratore sotto casa di Roma, un molisano-testaccino formidabile, compagno di caffè e di abboffate, anche lui è lì che vende l’asporto da una settimana e più, e sono sicuro che troverà il modo di distanziare un po’ in locali fitti e pieni, di solito, ciascuno a dieci centimetri dall’altro. Quando rilevò l’azienda gli chiesi come mai i precedenti avevano mollato, e lui: hanno fatto tanti di quei soldi che hanno deciso alla fine di spenderli. E quando gli ho detto che un consorzio potente di pastasciuttari e pizzaioli della Campania apriva due robe da 400 posti a cento metri, mi disse: meglio, c’è più giro. L’italiano ottimista, tranquillo, che non rompe i coglioni e va per la sua strada è un animale che sembra raro, e invece no.

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