Luigi De Magistris (foto LaPresse)

O sòla mia

Redazione

De Magistris, i debiti “cancellati” e il volto della politica del default

Che il diritto l’interpretasse alla maniera sua, lo si era capito bene già quando faceva il pubblico ministero. Ma ora Luigi de Magistris fa un altro passo avanti, spingendosi sempre al di là della soglia del ridicolo, abbondantemente superata da anni. Il sindaco di Napoli ha infatti approvato una delibera che “cancella” i debiti del comune legati a cinque gestioni commissariali (sottosuolo, rischio idrogeologico, post terremoto, emergenza rifiuti e Bagnoli). Questi commissariamenti hanno prodotto spese che sono, ovviamente, ricadute sul comune di Napoli. Già due anni fa dopo che la Corte dei conti aveva segnalato alcune violazioni di bilancio, De Magistris – metà Che Guevara e metà Masaniello – aveva inscenato una manifestazione contro il debito davanti a Montecitorio a nome della “città ribelle”di Napoli. Ora, approfittando dell’emergenza Covid, il sindaco è ritornato sul tema e ha deciso che non vuole pagare il “debito ingiusto”.

 

La delibera è stata approvata con la consulenza di Paolo Maddalena, ex giudice della Corte costituzionale complottista, sovranista e antivaccinista: “I comuni sono tartassati da operazioni finanziarie che opprimono l’ignara e incolpevole popolazione – ha detto Maddalena – sotto l'influenza del pensiero unico dominante del neoliberismo, a favore della finanza e delle multinazionali”. Non ci sarebbe nulla di particolarmente innovativo nel dire: “Non ti pago”. Si può fare, si chiama bancarotta. E comporta determinate conseguenze economiche e giuridiche. Ma quello di De Magistris non è un semplice default, perché nella delibera non solo dice che il comune di Napoli non pagherà, ma stabilisce anche unilateralmente che i debiti se li accollerà lo stato. Ovviamente una delibera del genere non ha alcun valore giuridico. Ma ripropone il solito dilemma: è peggio che De Magistris faccia il sindaco o il pm?

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