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Unire le forze responsabili per ripartire

Redazione

Non si può essere prigionieri del cabotaggio populista, altrimenti non ci sarà ripresa

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La fase più difficile comincia ora. Si uscirà gradualmente dalla paralisi, secondo modalità che saranno sicuramente criticate, ma che soprattutto devono essere chiare, e già questo è un problema non semplice. Poi ci si troverà davanti alle macerie di un sistema economico e sociale terremotato, e non solo in Italia. Toccherà alla politica decidere su che aree è possibile puntare per rendere meno faticosa una ripresa che sarà comunque ardua. Bisognerà resistere alle spinte che tendono a concentrare tutte le risorse e tutta la capacità, non inesauribile, di indebitamento, per soccorrere chi ha patito di più economicamente. Naturalmente una quota rilevante di assistenza sarà necessaria, ma potrà essere sostenuta a medio termine solo se ci sarà una ripresa produttiva, che deve necessariamente percorrere strade nuove e in gran parte inesplorate.

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La fase più difficile comincia ora. Si uscirà gradualmente dalla paralisi, secondo modalità che saranno sicuramente criticate, ma che soprattutto devono essere chiare, e già questo è un problema non semplice. Poi ci si troverà davanti alle macerie di un sistema economico e sociale terremotato, e non solo in Italia. Toccherà alla politica decidere su che aree è possibile puntare per rendere meno faticosa una ripresa che sarà comunque ardua. Bisognerà resistere alle spinte che tendono a concentrare tutte le risorse e tutta la capacità, non inesauribile, di indebitamento, per soccorrere chi ha patito di più economicamente. Naturalmente una quota rilevante di assistenza sarà necessaria, ma potrà essere sostenuta a medio termine solo se ci sarà una ripresa produttiva, che deve necessariamente percorrere strade nuove e in gran parte inesplorate.

 

Per affrontare una sfida che è paragonabile soltanto a quella per la ripresa postbellica, è necessaria una concentrazione di sforzi, umani, imprenditoriali, culturali e politici che richiede la massima unità. Non si tratta tanto e soltanto della composizione di un governo, che se non si mette in sintonia con una volontà generale risulta comunque impotente, e lo stesso vale anche al livello europeo. Nella competizione che si scatenerà tra grandi aree economiche per recuperare spazi il più rapidamente possibile, è difficile dire se la dimensione europea sia sufficiente, pensare solo a quella italiana è quasi patetico. Solo se si vede la dimensione del problema che si apre si può comprendere che le risposte devono essere di un livello adeguato, che solo con l’unità delle forze responsabili, in Italia come in Europa, forse, si può uscire in pochi anni dalla situazione senza cadere in una depressione permanente. Chi dovrebbe capirlo per primo, per le responsabilità che ha, è proprio Giuseppe Conte, che rivolge all’Europa un appello alla responsabilità unitaria che dovrebbe trovare il modo di realizzare, per ora, in Italia. Se invece resta prigioniero del piccolo cabotaggio e delle miserevoli contese interne ai 5 stelle non andrà molto lontano.

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