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Decaro ci spiega cosa chiedono i comuni per il post lockdown

Marianna Rizzini

Le incertezze sulle mascherine, l’aiuto a chi ha bambini a casa, i dubbi sul lavoro. Parla il sindaco di Bari e presidente di Anci

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Roma. “Coinvolgiamo i sindaci, le nostre sentinelle sul territorio”. Così parlava il premier Giuseppe Conte, un paio di settimane fa, riferendosi ai Comuni, prima linea sul fronte Coronavirus. Ma ora che ci si avvia alla riapertura graduale dell'Italia, la “fase2”, vista dai sindaci, assomiglia a un percorso accidentato, in cui avventurarsi con spirito di servizio ma non senza bussole. “Vogliamo intanto concentrarci sulle attività che riapriranno effettivamente il 4 maggio, e per questo chiediamo al governo la massima chiarezza”, dice Antonio Decaro, presidente dell’Anci e sindaco pd di Bari, nel giorno in cui deve confrontarsi a distanza con i primi cittadini delle città metropolitane, dopo aver presentato al governo, nei giorni scorsi, in una delle periodiche video-riunioni della cabina di regia governo-territori, una serie di proposte e richieste dal campo-base degli enti locali: è nei paesi e nelle città, infatti, che la gestione dell'emergenza mostra immediatamente limiti e punti di forza.

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Roma. “Coinvolgiamo i sindaci, le nostre sentinelle sul territorio”. Così parlava il premier Giuseppe Conte, un paio di settimane fa, riferendosi ai Comuni, prima linea sul fronte Coronavirus. Ma ora che ci si avvia alla riapertura graduale dell'Italia, la “fase2”, vista dai sindaci, assomiglia a un percorso accidentato, in cui avventurarsi con spirito di servizio ma non senza bussole. “Vogliamo intanto concentrarci sulle attività che riapriranno effettivamente il 4 maggio, e per questo chiediamo al governo la massima chiarezza”, dice Antonio Decaro, presidente dell’Anci e sindaco pd di Bari, nel giorno in cui deve confrontarsi a distanza con i primi cittadini delle città metropolitane, dopo aver presentato al governo, nei giorni scorsi, in una delle periodiche video-riunioni della cabina di regia governo-territori, una serie di proposte e richieste dal campo-base degli enti locali: è nei paesi e nelle città, infatti, che la gestione dell'emergenza mostra immediatamente limiti e punti di forza.

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Servono, dice Decaro, “protocolli, regole e linee guida che ci permettano di applicare senza confusione le decisioni del governo. Inutile, ora, guardare troppo avanti, quando ancora non sappiamo come procedere qui e ora, passo passo. Riaprono i cantieri e il settore manifatturiero? Bene, ma, in collaborazione con le parti sociali e con l'associazione dei costruttori, diteci chi controllerà che tutto proceda in sicurezza, nel rispetto delle necessarie precauzioni di distanziamento sociale. Tornano al lavoro 2,7 milioni di persone? Bene, diteci se le mascherine saranno obbligatorie, e se sì occorrerà calmierare i prezzi di quelle chirurgiche sul territorio. E ci servirà aiuto per poter fornire le mascherine a chi non può permettersi ogni giorno di comprarle, com'è stato con i buoni spesa. Noi ci siamo, ma a monte ci vogliono decisioni chiare”. E se alcune attività ripartono il 4 maggio, dice Decaro, “bisognerà mettere in atto misure uniformi per la gestione dei trasporti. Ci diano indicazioni: il criterio sarà quello della percentuale di capienza del mezzo? Oppure ci orientiamo su tot persone per metri quadri? Il cittadino per prima cosa si rivolge al sindaco, ma in questo caso, e in questa fase, dobbiamo poterci riferire a linee guida nazionali”. C’è poi, dice Decaro, un’altra urgente questione, quella dei bambini: “Se i genitori tornano a lavorare, con chi stanno, se non possono stare con i nonni? Diteci intanto se si potrà continuare a contare sul bonus baby sitter e se, magari per pochi studenti le cui famiglie sono in difficoltà, si potrà prevedere l'apertura di centri famiglia e campi estivi”. 

 

Dei territori le “sentinelle” captano dubbi: “Dubbi che riguardano la cassa integrazione in deroga”, dice Decaro, “dubbi che riguardano le banche che devono erogare i prestiti ai cittadini e piccole imprese, dubbi sugli affitti per le attività fermate per mesi causa emergenza, dubbi sulle scadenze per il blocco dei procedimenti amministrativi e per il rinnovo dei documenti, dubbi sulla questione del suolo pubblico per i tavoli dei bar e dei ristoranti. Noi siamo il primo terminale a cui giungono richieste, ma non possiamo risolvere autonomamente senza una direzione comune, in una fase in cui la sicurezza e la ripartenza passano per una linea nazionale unitaria. Intanto, lo ripeto, concentriamoci sulle prime attività che riaprono il 4 maggio”. Si delinea però all’orizzonte il problema degli uffici pubblici: “Quali orari e quali norme imporre, se, vista la riapertura di molte attività, non si potrà continuare con lo smartworking?”. Sugli appalti, poi, dice Decaro, “è urgente capire se ci sarà uno sblocco delle procedure”, sanando ex post eventuali contenziosi. Se poi serve che a livello locale si intervenga sulla liquidità, per poter mandare avanti le attività, “i comuni ci sono, con i fondi che già hanno. Vi siete fidati di noi, siamo a disposizione, ma diteci che cosa fare, e diciamo agli italiani la verità: il virus non è stato sconfitto, il 4 maggio ci vorrà cautela. Procediamo passo passo”.

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