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Occhio all’eccesso di regole per la fase 2

Redazione

Accanimenti no, grazie. Una buona regolazione è utile come gli aiuti finanziari

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La regolazione del lockdown è stata relativamente facile. Anche se si è dovuto far ricorso a divieti mai visti in tempo di pace su scala nazionale si è trattato di imporre poche norme, chiare e generali, per quanto tagliate con l'accetta (e con molte autocertificazioni). Il mezzo lockdown, quello che si chiama fase 2, con le sue varie articolazioni (prima le fabbriche e da ultimo ristorazione e spettacoli), è una partita più complessa per il regolatore e le cose si complicano ulteriormente quando si vanno a toccare le più piccole e diffuse attività del commercio e dei servizi, insomma il tessuto della vita cittadina. Divieti, obblighi e controlli vanno ben commisurati, perché il rischio di esagerare e impedire, di fatto, l’attività commerciale è molto alto. E allo stesso tempo è rilevante anche il pericolo di attribuire troppo potere discrezionale agli agenti di polizia, con le conseguenze che si possono immaginare. Se ne perderebbe in termini di ricchezza e valore aggiunto, di qualità della vita e anche di sicurezza, e non ci sarebbe più un cuscinetto importante per il mercato del lavoro.

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La regolazione del lockdown è stata relativamente facile. Anche se si è dovuto far ricorso a divieti mai visti in tempo di pace su scala nazionale si è trattato di imporre poche norme, chiare e generali, per quanto tagliate con l'accetta (e con molte autocertificazioni). Il mezzo lockdown, quello che si chiama fase 2, con le sue varie articolazioni (prima le fabbriche e da ultimo ristorazione e spettacoli), è una partita più complessa per il regolatore e le cose si complicano ulteriormente quando si vanno a toccare le più piccole e diffuse attività del commercio e dei servizi, insomma il tessuto della vita cittadina. Divieti, obblighi e controlli vanno ben commisurati, perché il rischio di esagerare e impedire, di fatto, l’attività commerciale è molto alto. E allo stesso tempo è rilevante anche il pericolo di attribuire troppo potere discrezionale agli agenti di polizia, con le conseguenze che si possono immaginare. Se ne perderebbe in termini di ricchezza e valore aggiunto, di qualità della vita e anche di sicurezza, e non ci sarebbe più un cuscinetto importante per il mercato del lavoro.

 

Le città non devono trasformarsi in luoghi di continuo contrasto tra negozianti, clienti e controllori. E’ compito difficile, che richiede tecnica legislativa e capacità di comunicare e dare informazioni corrette, ma è necessario che i tanti consulenti del governo (perché non coinvolgere in modo stabile le associazioni del commercio e della piccola impresa?) dedichino uno sforzo in più a individuare regole gestibili per i piccoli negozi, i servizi alla persona, le agenzie. Fare più del necessario, sbagliare per eccesso, è scelta saggia nella fase di contrasto duro dell’epidemia. Dopo bisogna cambiare registro e nel caso del commercio affidarsi alle persone che i negozi li gestiscono, dando loro poche e semplici norme igieniche, senza eccessi punitivi o multe da incubo, e confidando nel buon senso e nella auto-disciplina (mostrati in buona quantità in questi giorni). Una buona regolazione della fase transitoria, poi si spera che tutto finisca, è utile tanto quanto gli aiuti finanziari. Questi ultimi servono a riaprire, le buone regole servono a non richiudere subito dopo.

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