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Umbria e Friuli, regioni leghiste pronte per la fase 2. Parlano Tesei e Fedriga

Marianna Rizzini

Il numero percentuale di nuovi contagi da coronavirus è bassissimo. Che cosa è successo qui che non è successo altrove? 

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Roma. Due regioni a trazione leghista, ma stavolta non di Lombardia e di Veneto si tratta. Due regioni, una al centro e una al nord, con due governatori (Donatella Tesei e Massimiliano Fedriga) che compaiono in telegiornali e social network, in questi giorni, più per notizie che per polemiche. E la notizia, intanto, è il bassissimo numero percentuale di nuovi contagi da coronavirus, per l’Umbria prossimo allo zero, per il Friuli-Venezia Giulia in costante discesa. E Umbria e Friuli sono regioni in prospettiva rassicuranti anche secondo i dati della fondazione indipendente Gimbe: nella mappa che fotografa l’incremento percentuale dei contagi nelle varie regioni, e quindi il relativo possibile “raffreddamento” locale del rischio a due settimane dal possibile allentamento del lockdown, l’Umbria figura come regione pronta per la “fase 2”, e il Friuli come unico caso da semaforo verde del nord, per basso incremento percentuale dei casi.

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Roma. Due regioni a trazione leghista, ma stavolta non di Lombardia e di Veneto si tratta. Due regioni, una al centro e una al nord, con due governatori (Donatella Tesei e Massimiliano Fedriga) che compaiono in telegiornali e social network, in questi giorni, più per notizie che per polemiche. E la notizia, intanto, è il bassissimo numero percentuale di nuovi contagi da coronavirus, per l’Umbria prossimo allo zero, per il Friuli-Venezia Giulia in costante discesa. E Umbria e Friuli sono regioni in prospettiva rassicuranti anche secondo i dati della fondazione indipendente Gimbe: nella mappa che fotografa l’incremento percentuale dei contagi nelle varie regioni, e quindi il relativo possibile “raffreddamento” locale del rischio a due settimane dal possibile allentamento del lockdown, l’Umbria figura come regione pronta per la “fase 2”, e il Friuli come unico caso da semaforo verde del nord, per basso incremento percentuale dei casi.

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Che cosa è successo in queste regioni che non è successo altrove? O che cosa non è successo lì che altrove ha invece portato a un quadro emergenziale, pur nella vicinanza geografica? Intanto, un dato accomuna le due regioni che potremmo definire “leghiste diverse” in questo momento di grande esposizione mediatica di Attilio Fontana, governatore lombardo, e di Luca Zaia, governatore veneto: il lockdown, in Friuli e Umbria, è arrivato prima dell’esplosione dei contagi. E se la conformazione del territorio e la densità di popolazione possono avere, per esempio, aiutato nel caso dell’Umbria, la geografia non basta a spiegare il risultato. C’è invece il dato ospedaliero, se così si può chiamare, e di gestione dell’emergenza sanitaria sul territorio.

 

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In Umbria lo spiegano con l’immagine dell’“andare verso il paziente”. “Ovviamente siamo soddisfatti, ma non si deve abbassare la guardia”, dice al Foglio il governatore Donatella Tesei. “Sono risultati figli soprattutto del comportamento attento dei nostri cittadini e di una gestione dell’emergenza che è stata in grado di limitare i contagi grazie a scelte precise e puntali, a una sanità che ha cercato di raggiungere sul territorio i pazienti, che ha utilizzato ambulatori mobili, cure domiciliari e pre-triage esterno agli ospedali, evitando così rischi di contagio e saturazione delle strutture sanitarie. Il più basso tasso di letalità registrato a livello nazionale, nonostante l’età media della popolazione umbra sia invece tra le più alte, ne è altra dimostrazione tangibile. Ora però, come ho detto, dobbiamo continuare su questa strada e al contempo guardare alla ripresa delle attività economiche. Il tutto, ovviamente, senza abbassare la guardia e nella massima sicurezza”.

 

Intanto, in vista della fase 2, si sta cercando, in Umbria, di prevedere “aperture per gradi”, anche in base ai codici Ateco, compreso (non subito, ma in prospettiva) un tipo di turismo a basso impatto, con strutture che possano ospitare poche persone alla volta. Anche in Friuli-Venezia Giulia si guarda con sollievo ai dati, ma si riflette anche sul percorso finora intrapreso, in modo che possa essere d’insegnamento per il futuro. Nei primi giorni di emergenza nazionale, ricorda il governatore Massimiliano Fedriga, la regione (dove anche i dati di mortalità sono molto bassi), partecipava alle riunioni quotidiane con Veneto, Lombardia e Protezione civile, e ha deciso per un lockdown stretto prima che potessero scoppiare focolai, a partire dalla chiusura di scuole e università quando ancora la regione aveva pochissimi contagiati. Questo, dice Fedriga, “ci ha permesso di organizzarci per l’aumento delle terapie intensive e dei posti letto. Per fortuna non abbiamo avuto focolai in casa, ma intanto abbiamo guadagnato tempo prezioso. Ora possiamo ripartire con attenzione e consapevolezza, fermi restando i dispositivi di protezione individuali, la sanificazione in aziende e trasporti, e ferma restando la necessità di un coordinamento nazionale”.

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