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Il voto rinviato, che non piace ai governatori, congela i dubbi su di loro

David Allegranti

Stop alle amministrative e alle regionali, se ne riparla dopo l’estate. Ma il rinvio prolungato potrebbe anche tornare a favore dei governatori finiti nel caos nei mesi scorsi

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Roma. Un tempo qua era tutta campagna elettorale per le Regionali. C’erano i sondaggi che davano per schiantato Michele Emiliano contro Raffaele Fitto in Puglia (sondaggi che facevano imbestialire Emiliano e rabbuiare Nicola Zingaretti); c’erano le manovre interne al Pd per candidare qualcun altro al posto di Vincenzo De Luca in Campania, con tutto un turbinio di nomi della società civile o presunta tale da pescare e parte del Pd campano pronto a offrire ai Cinque stelle la testa del governatore uscente; c’erano le difficoltà di Giovanni Toti in Liguria a superare la nottata politica del centrodestra, compresso fra le ambizioni politiche del governatore e l’accordo degli sfidanti, Pd e Cinque stelle, per sconfiggere il sovranismo ligure.

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Roma. Un tempo qua era tutta campagna elettorale per le Regionali. C’erano i sondaggi che davano per schiantato Michele Emiliano contro Raffaele Fitto in Puglia (sondaggi che facevano imbestialire Emiliano e rabbuiare Nicola Zingaretti); c’erano le manovre interne al Pd per candidare qualcun altro al posto di Vincenzo De Luca in Campania, con tutto un turbinio di nomi della società civile o presunta tale da pescare e parte del Pd campano pronto a offrire ai Cinque stelle la testa del governatore uscente; c’erano le difficoltà di Giovanni Toti in Liguria a superare la nottata politica del centrodestra, compresso fra le ambizioni politiche del governatore e l’accordo degli sfidanti, Pd e Cinque stelle, per sconfiggere il sovranismo ligure.

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Insomma, un tempo qua s’aspettava la primavera per capire lo stato di salute di maggioranza e opposizione, non si faceva altro che parlare di laboratori, di alleanze, dello snaturamento del Pd troppo affine ai grillini, della incapacità del M5s a far fronte a un ruolo di governo, essendo così abituato a all’opposizione. Adesso invece siamo in attesa del Capodanno per la fine non dell’anno ma del lockdown; si guarda al 4 maggio tuttavia con l’inespressa consapevolezza che la fregatura è dietro l’angolo, che giusto il venerdì prima del semi-bomba liberi tutti potrebbe presentarsi in tv Giuseppe Conte a dirci che servono ancora due settimane. Un altro bel giro di Dpcm e via.

  

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Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il rinvio delle amministrative e delle regionali. Se ne riparla dopo l’estate (come un tempo si diceva “dopo le vacanze” e oggi si dice “dopo la quarantena”). “In Consiglio dei ministri abbiamo deciso di rinviare le elezioni regionali per permettere la partecipazione democratica. Ipotizziamo un eventuale election day tra settembre e ottobre per risparmiare in termini di tempo e risorse”, dice il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. I governatori però avevano proposto una finestra più larga, chiedendo al governo di tenere conto anche di luglio come mese per il voto. “Ribadiamo la necessità di garantire agli elettori l’inalienabile diritto a esprimersi nei tempi più rapidi possibili, compatibilmente con l’andamento della epidemia. Pertanto, ritenendo, per quanto è possibile prevedere oggi, che l’estate sia la stagione più sicura dal punto di vista epidemiologico, ribadiamo ulteriormente la necessità di allargare la finestra di voto, come da noi richiesto, al mese di luglio”, dicono adesso insieme Vincenzo De Luca, Michele Emiliano, Giovanni Toti e Luca Zaia. Purtuttavia, il rinvio prolungato potrebbe anche tornare a favore dei governatori finiti nel caos nei mesi scorsi.

 

Ora infatti le incertezze su Emiliano, governatore situazionista che ha cambiato idea su tutto (dalla gestione dell’Ilva ai vaccini, dal Tap alla Xylella: non c’è questione pugliese sulla quale Emiliano non si sia mosso prendendo una posizione e cambiandola dopo ore, giorni o pochi mesi) svaniscono di fronte all’emergenza sanitaria e al conseguente rinvio elettorale. Il sabotaggio ai danni di De Luca s’inceppa di fronte alla possibilità che il fronte campano della resistenza al Covid-19 venga interrotto da uno più malleabile dell’ex sindaco di Salerno, che passa le giornate a vigilare (in senso letterale) sui propri confini: “C’è chi preme per affrettare la ripresa di tutto, ma dobbiamo avere grande senso di responsabilità. Se dovessimo avere  corse in avanti  in regioni dove c’è il contagio così forte, la  Campania  chiuderà i suoi confini. Faremo un’ordinanza per vietare l’ingresso dei cittadini provenienti da quelle regioni”, dice De Luca. Per non parlare di Giovanni Toti, che è in comprensibile fermento per far ripartire la Liguria: “Secondo le stime dell'Osservatorio nazionale sulla salute, la fine dei nuovi contagi in Liguria potrebbe attestarsi intorno al 14 maggio e la nostra regione sarà la seconda a raggiungere questa tanto attesa meta. Per questo il 4 maggio, se i dati del contagio lo consentiranno, non possono riaprire solo le grandi aziende, ma anche il resto del tessuto economico e sociale. Gradualmente e con regole ben precise”. Anche i governatori, d’altronde, sembrano puntare a una loro fase 2 (politica) più favorevole della fase 1.

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