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Il presupposto delle libertà è la vita

Redazione

Ci sono altre restrizioni contro il virus. Motivi per accettarle senza fare capricci

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Il governo cerca di rispondere alla situazione che, almeno per ora, non accenna a migliorare, con nuovi provvedimenti restrittivi. Non è semplice decidere su questioni che hanno aspetti contraddittori. Per esempio ridurre il periodo di apertura dei supermercati può produrre code e assembramenti pericolosi, anche se aiuta a tutelare meglio i dipendenti. Non si tratta di orientamenti che dividono in base alle convinzioni politiche, tant’è vero che proprio su questo la Lombardia e il Veneto esprimono opinioni divergenti.

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Il governo cerca di rispondere alla situazione che, almeno per ora, non accenna a migliorare, con nuovi provvedimenti restrittivi. Non è semplice decidere su questioni che hanno aspetti contraddittori. Per esempio ridurre il periodo di apertura dei supermercati può produrre code e assembramenti pericolosi, anche se aiuta a tutelare meglio i dipendenti. Non si tratta di orientamenti che dividono in base alle convinzioni politiche, tant’è vero che proprio su questo la Lombardia e il Veneto esprimono opinioni divergenti.

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L’altro fronte su cui si è aperta la discussione è quello della lesione delle libertà individuali che comporta l’adozione di misure stringenti. Si potrebbe ricordare una verità banale: il presupposto della libertà è la vita. Mettere in pericolo la salute e quindi la sopravvivenza non aumenta la libertà. D’altra parte il correlativo indispensabile della libertà è la responsabilità, Giorgio Gaber diceva la partecipazione, e partecipare a uno sforzo collettivo è indispensabile in una situazione critica che minaccia di durare a lungo.

 

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E’ vero che le istituzioni italiane non hanno precisato i limiti dello “stato di eccezione” che interviene in situazioni speciali, il che può fare temere che si affermino i caratteri intrinsecamente giacobini di una sorta di “comitato di Salute pubblica”. Nel caso attuale, però, la salute di cui si tratta è quella biologica vera e propria, non quella di un modello ideologico di parte. Vigilare contro gli eccessi di decisionismo spetta alle istituzioni della democrazia, il Parlamento e la Corte costituzionale. Questi presidi che rappresentano la divisione e il bilanciamento dei poteri sono il segno permanente della democrazia, cioè della libertà e spetta loro in compito di garantire che ogni necessaria limitazione corrisponda a esigenze reali. Ad altri resta il sacrosanto diritto di critica, garantito dalla libertà di stampa e di espressione, e anche qui sta la differenza da sistemi autoritari come quello cinese.

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