PUBBLICITÁ

È nata la nostra big society

Claudio Cerasa

Elogio dell’Italia che scopre nella solitudine la vocazione a costruire comunità

PUBBLICITÁ

In un’epoca storica temporalmente molto vicina ma culturalmente molto lontana che potremmo definire con l’acronimo A.C.V., Avanti coronavirus, la solitudine era stata trasformata in un bene rifugio, l’isolamento era stato trasformato in una virtù della politica, la disintermediazione era stata trasformata in una conquista del progresso e non c’era forma di aggregazione virtuale, chat, Whatsapp, Twitter, Facebook, Tinder, Instagram, che non venisse considerata come una naturale e genuina evoluzione della nostra modernità. Il drammatico arrivo del coronavirus nella quotidianità di ciascuno di noi ci ha in qualche modo ricordato che le nostre vite, anche grazie agli eroici rider che rendono meno rigide le nostre quarantene, erano pronte già da tempo ad affrontare, finché Netflix non ci separi, una lunga stagione di autoisolamento.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


In un’epoca storica temporalmente molto vicina ma culturalmente molto lontana che potremmo definire con l’acronimo A.C.V., Avanti coronavirus, la solitudine era stata trasformata in un bene rifugio, l’isolamento era stato trasformato in una virtù della politica, la disintermediazione era stata trasformata in una conquista del progresso e non c’era forma di aggregazione virtuale, chat, Whatsapp, Twitter, Facebook, Tinder, Instagram, che non venisse considerata come una naturale e genuina evoluzione della nostra modernità. Il drammatico arrivo del coronavirus nella quotidianità di ciascuno di noi ci ha in qualche modo ricordato che le nostre vite, anche grazie agli eroici rider che rendono meno rigide le nostre quarantene, erano pronte già da tempo ad affrontare, finché Netflix non ci separi, una lunga stagione di autoisolamento.

PUBBLICITÁ

 

Ma la sperimentazione traumatica di una solitudine coatta, di una clausura forzata, di una asocialità imposta e di una disintermediazione obbligata hanno avuto sul carattere degli italiani un impatto imprevisto: hanno trasformato in un derivato della reclusione tutto quello che c’era sembrato essere un derivato della libertà e hanno portato buona parte dell’Italia a osservare con un occhio diverso rispetto al passato un pezzo di paese che oggi rappresenta il meglio della nostra identità – e che un tempo avremmo forse definito utilizzando una vecchia espressione inglese rubata da David Cameron a Edmund Burke: la big society.

  

PUBBLICITÁ

Non ci sono solo le bandiere, non ci sono solo i balconi, non ci sono solo i canti, non ci sono solo le donazioni, non ci sono solo gli eroismi. C’è qualcosa di più, nel carattere dell’Italia, e senza voler far troppa retorica si può dire, osservando la tigna dello stato, osservando la responsabilità dei cittadini, osservando la generosità dei privati, osservando la dedizione dei volontari, osservando la tenacia dei medici, osservando la forza di volontà degli infermieri, osservando il coraggio dei sindaci, che nel nostro paese esiste un formidabile tessuto sociale fatto di persone che non considerano un tabù la parola comunità, che non considerano una bestemmia il patriottismo, e che chiedono allo stato, e forse anche alla politica, di trovare un modo per responsabilizzare i suoi cittadini, per rendere più unito il paese, per far nascere nuovi corpi intermedi, per sperimentare nuove forme di partecipazione civile e per dare anche ai singoli individui gli strumenti giusti per fare quello che in tanti stanno facendo in queste ore: dare una mano a chi è in difficoltà, raccogliere soldi per chi ne ha bisogno, dare un sostegno a chi ne ha necessità e mettere la propria buona volontà al servizio del paese.

  

L’Italia disciplinata che fa della disobbedienza un vizio mortale, che fa dell’unità nazionale un suo punto di forza e che trasforma la ribellione in un altro virus letale è un’Italia da sballo che si ritrova a scoprire nella sua solitudine la sua vocazione a costruire nuove comunità. Privati che aiutano lo stato. Ricchi che aiutano i poveri. Volontari che aiutano i bisognosi. Donatori che sostengono gli ospedali. E non ci vuole molto a capire che quando la quarantena finirà il primo che avrà la forza di trasformare in un progetto politico la vocazione all’anti isolamento veicolata dalla big society italiana farà bingo. Il senso della nostra quarantena in fondo quello è: isolati, ma uniti.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ