PUBBLICITÁ

“Non trasformiamo la precauzione in una psicosi”. Nardella ci parla dalla sua quarantena

David Allegranti

Il sindaco di Firenze costretto all'isolamento dopo aver incontrato il leader del Pd, Zingaretti: “Il contagio sta cambiando le abitudini di tutti noi. Ma usare precauzioni non vuol dire bloccare il paese”

PUBBLICITÁ

Roma. Dario Nardella, sindaco di Firenze, è da sabato 7 marzo in quarantena a casa dove resterà e lavorerà per i prossimi 14 giorni. Giovedì scorso ha incontrato nel suo ufficio Nicola Zingaretti, risultato positivo al coronavirus. Nardella non è positivo ma ha applicato il protocollo: se stai in una stanza per più di 15 minuti con chi è contagiato, devi metterti in quarantena. 

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Roma. Dario Nardella, sindaco di Firenze, è da sabato 7 marzo in quarantena a casa dove resterà e lavorerà per i prossimi 14 giorni. Giovedì scorso ha incontrato nel suo ufficio Nicola Zingaretti, risultato positivo al coronavirus. Nardella non è positivo ma ha applicato il protocollo: se stai in una stanza per più di 15 minuti con chi è contagiato, devi metterti in quarantena. 

PUBBLICITÁ

 

 

PUBBLICITÁ

Da giorni vede la città “di fatto svuotata, in un clima da evacuazione”, dice al Foglio in una conversazione telefonica. “Una città attraversata dalla paura. Questo è il primo punto che va combattuto. Stamattina ho incontrato una ragazza che non sa come pagare i debiti contratti per avviare un’attività nel settore congressuale. Tre giorni fa ho visto un giovane con le lacrime agli occhi, lavora per un albergo che ha chiuso e lo ha messo in ferie forzate. Da sindaco parlo con le persone in carne e ossa. Vivo il dramma di una città presa di sorpresa e che si sta ripensano”.

 

In che modo? “Il turismo è una grande risorsa ma è molto volatile e molto fragile perché risente delle congiunture internazionali. Guerre, terrorismo, epidemie. Per questo la città ha bisogno anche di mantenere solide le sue basi produttive nella manifattura, nella ricerca e nella formazione”. C’è poi una questione che riguarda i centri storici. “Il centro storico abbandonato dai turisti non mi fa certo sorridere, come a qualcuno, casomai mi fa riflettere. Dobbiamo ripopolarlo, aiutando le giovani coppie che magari non si possono permettere un affitto in centro. Dobbiamo combattere la rendita passiva creata anche da certe piattaforme online che hanno drogato il mercato immobiliare. Se in centro storico ci fossero più residenti il commercio non vivrebbe solo di turismo ma anche della clientela residente”.

 

Insomma, dice il sindaco di Firenze, “mi fa soffrire vedere la mia città così e sono stimolato a cercare un modello produttivo più equilibrato, con un’economia legata ai consumi locali e alla residenza. Certo, quando tutto questo sarà finito dovremo attrezzarci per una campagna di rilancio non solo di Firenze ma di tutto il paese”. Adesso però, dice Nardella, “c’è da fronteggiare un’emergenza che è sanitaria ma anche sociale ed economica. Firenze è tra le più colpite come tutte le città d’arte che hanno una vocazione ai flussi internazionali e come tutte le città studentesche. In questi giorni ho girato per i mercati per incoraggiare i commercianti e i cittadini. Alcuni con le lacrime agli occhi mi hanno detto che non vedevano una situazione del genere dall’alluvione del ‘66. Gli alberghi sono chiusi, i negozi iniziano a chiudere il bandone. Al momento osi parla di un danno da 200 milioni di euro in tutta l’area metropolitana fiorentina. Una cifra destinata ad aumentare e a colpire non solo il turismo ma anche la manifattura e i servizi. L’emergenza dunque è su più fronti: se non si immettono risorse e liquidità immediate dà dal prossimo mese dovremo affrontare i primi licenziamenti”.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

In queste settimane, dice Nardella, “abbiamo incontrato tutte le parti economiche e sociali per formare un coordinamento unico e predisporre un piano da sottoporre a regione e governo che preveda misure economiche immediate. Abbiamo affrontato la questione delle rate dei mutui in corso per le aziende che hanno fatto investimenti e della cassa integrazione anche per le piccole aziende; la necessità di supportare tutto il settore del privato sociale che gestisce i servizi del comune, come le mense scolastiche; la necessità di sospendere anche gli interessi per quanto riguarda i crediti da riscuotere da aziende e cittadini, proponendo l’istituzione di un fondo per azzerare gli interessi non riscossi. Chiederemo interventi sul sistema bancario per ridare liquidità alle imprese. Servirà un fondo per dilazionare i tributi locali, come la Cosap, come abbiamo fatto a Firenze, o la Tari, per evitare che tutto si accumuli in unico momento. Da ultimo c’è la necessità che l’Europa conceda non solo all’Italia ma anche ad altri paesi colpiti dall’emergenza la deroga al patto di stabilità europeo...”.

 

PUBBLICITÁ

Eppure c’è chi è contento quando cammina per la città svuotata. Tomaso Montanari l’ha definita “bella e accogliente”. “Io direi - risponde Nardella - che certi commenti di intellettuali snob, che mandano proclami seduti nei loro confortevoli salotti di casa senza conoscere la vita quotidiana della gente comune, sono ai miei occhi del tutto irrilevanti. Il vero dato è un altro: il clima politico è cambiato e le persone non hanno più voglia di politici con la bava alla bocca, non hanno voglia di maître à penser che sputano sentenze, non hanno voglia di un clima di risse e di scaricabarile. Io credo che l’atteggiamento del presidente Mattarella e quello del presidente Conte siano la miglior risposta a tutto questo, perché il paese ha bisogno di essere unito e compatto e di dare questa immagine all’esterno. Credo che questo contagio sia un test per la tenuta del sistema politico e sociale. Va vissuta come una sfida: servirà a setacciare i tanti personaggi abituati a fare i fenomeni nel mondo della cultura, dei media e della politica”.

 

E non è un caso, dice Nardella, che siano “i partiti sovranisti e populisti più in difficoltà nei sondaggi proprio quando il paese cerca sobrietà. I cittadini oggi cercano messaggi rassicuranti, non quelli che incitano all’odio. E anche questi sovranisti, Meloni e Salvini, li trovo goffi quando provano a vestire i panni dei moderati. Finiscono per cadere nei soliti tic, vedi la polemica di Meloni sulle mascherine o i leghisti che fanno battute sui cinesi che mangiano i topi. Peraltro, abbiamo ironizzato per settimane sui cinesi e adesso siamo diventati noi i cinesi d’Europa”. Meglio quindi, dice Nardella, “essere sobri, lucidi e responsabili”.

 

Un aspetto rilevante “è che questo contagio sta cambiando le abitudini di tutti noi. Io da oggi starò per 14 giorni a casa e dovrò rivedere le mie abitudini. Vale per me come per migliaia di persone, ma la cosa importante è non trasformare la precauzione in una psicosi. Servono disciplina e buon senso. E usare precauzioni non vuol dire bloccare il paese. La vera chiave è conciliare le misure di tutela sanitaria con le esigenze di un paese che non può fermarsi. L’unica strada è cambiare il modo di fare le cose. Anche di lavorare. Noi abbiamo previsto di estendere il telelavoro per i nostri dipendenti fino a un massimo di mille unità”. Insomma, dice il sindaco, “dobbiamo adattarci alle sfide e sviluppare una vera capacità di resilienza. Per questo l’idea che per combattere questo virus con tutte le doverose misure si debba letteralmente bloccare il paese intero è folle. Ripensare i modelli produttivi, lavorativi e le abitudini è giusto, ma non possiamo non andare avanti”.

 

Ma Nardella rifarebbe ancora la proposta dei musei gratis nel fine settimana? “Facemmo quella proposta in un contesto diverso, che non è quello di oggi. La facemmo sapendo che non vi era alcuna misura restrittiva sulle scuole e i luoghi di cultura. Nel contesto attuale non lo rifarei, allora aveva senso farlo. Ciò che conta è la progressività delle misure da prendere. Io mi auguro che le autorità centrali ne stiano tenendo conto. Fin da ora infatti possiamo e dobbiamo fare alcune riflessioni. Tutt’ora manca  una chiarezza di comunicazione. In alcuni regioni i sindaci firmano le ordinanze di quarantena. In altre non è così. Nelle prime settimane ogni regione ha adottato un metodo diverso. In Liguria hanno chiuso le scuole in assenza di contagi. In Toscana hanno adottato un metodo progressivo. La Basilicata senza contagi ha chiuso gli ingressi a lombardi e veneti. Diversamente la Puglia e la Campania dove non c’era alcun divieto. Non puoi gestire una emergenza nazionale con troppe voci. Il federalismo sanitario non è adatto a gestire le emergenze per le quali è necessaria una forte regia centrale. Quanto tutto sarà passato dovremo riflettere sul modello istituzionale da rivedere”.

 

In che modo? ”In tempo di pace si può attuare il federalismo ma in tempo di guerra, anche contro un’epidemia, bisogna verticalizzare e centralizzare decisioni e gerarchie. Ci siamo resi conto che quando c’è un interesse nazionale in gioco non puoi perderti in una governance multilaterale ingestibile. Non è un caso che Conte abbia dovuto prendere in mano la situazione con le stesse restrizioni su tutto il territorio nazionale. Quello che voglio dire, dunque, è che c’è un limite al federalismo in virtù di un interesse superiore. Per fortuna a un certo punto ce ne siamo accorti... Meglio tardi che mai”. Il governo si è mosso troppo tardi? “Con il senno di poi è tutto facile. Ora dobbiamo affrontare l’emergenza poi avremo modo di confrontarci animatamente. Ora dobbiamo mostrare senso di responsabilità e unità”. Purtroppo “la voglia di protagonismo si vede ovunque, in politica e tra i medici. Serve sobrietà. Serve anche una informazione univoca sobria. Una cittadina stamattina pensava che la quarantena significasse stare a casa quaranta giorni. Mi spiego? Noi forse non ce ne accorgiamo ma quando ci sono in gioco emergenze come queste servono informazioni semplici per non generare disorientamento”. Comunque, dice Nardella, “siamo un grande paese e ce la faremo. Così come so che ce la farà la mia città, la conosco e so quanto Firenze sia in grado di trovare la forza per rialzarsi. Abbiamo avuto l’alluvione, gli attentati mafiosi. Siamo una città resiliente”.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ