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Passeggiate romane

Perché al Pd preoccupa il possibile asse tra Di Maio e Renzi

Le manovre contro Conte viste dal Nazareno. Il Pd punta ancora Salini. Le conseguenze di Gualtieri (e i no a Calenda)

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Al Partito democratico non l’hanno presa bene per niente. La nota dei 5Stelle che contestava la riunione oggi al Nazareno fra lo stato maggiore del Pd con sindacati e confindustria ha fatto scattare l’allarme. Anche perché sono in molti a vederci lo zampino di Luigi Di Maio. L’ex capo dei 5Stelle di fatto non comanderebbe più il Movimento, ma poi è lui a dettare ancora linea, tramite Crimi. “Non sopporta Conte, non sopporta il Pd, sta cercando di boicottare tutte le alleanze nelle regionali per poi ripresentarsi ai suoi a maggio sulla linea si stava meglio quando c’ero io”, sostengono al Nazareno. Un problema in più per Conte, temono al Partito democratico, “come se non bastassero già i due Matteo, Renzi e Salvini”, aggiungono.

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Al Partito democratico non l’hanno presa bene per niente. La nota dei 5Stelle che contestava la riunione oggi al Nazareno fra lo stato maggiore del Pd con sindacati e confindustria ha fatto scattare l’allarme. Anche perché sono in molti a vederci lo zampino di Luigi Di Maio. L’ex capo dei 5Stelle di fatto non comanderebbe più il Movimento, ma poi è lui a dettare ancora linea, tramite Crimi. “Non sopporta Conte, non sopporta il Pd, sta cercando di boicottare tutte le alleanze nelle regionali per poi ripresentarsi ai suoi a maggio sulla linea si stava meglio quando c’ero io”, sostengono al Nazareno. Un problema in più per Conte, temono al Partito democratico, “come se non bastassero già i due Matteo, Renzi e Salvini”, aggiungono.

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E a proposito di Luigi Di Maio, nel Pd si sta facendo strada l’idea che il ministro degli Esteri abbia in animo di stringere un'alleanza con Matteo Renzi. I due, dicono, hanno un comune obiettivo: quello di destabilizzare il presidente Conte e il Partito democratico. Per questa ragione nei giorni scorsi il ministro della Cultura Dario Franceschini, che prima era contrario all'operazione dei responsabili, si è messo a tessere la tela con i fuoriusciti del centrodestra e del Movimento 5 stelle.

 

L’amministratore delegato della Rai Fabrizio Salini è sempre più nel mirino del Pd. “A Domenica In c’è la sfilata di ministri 5 stelle, ultimo, domenica, Vincenzo Spadafora. Al Tg1 ogni santa sera alle 20 c’è un pezzo su Di Maio, quello del Coronavaiurus, mentre il Pd è confinato in 10 secondi fra Sel e Italia viva. Alla Tgr, con sette regioni al voto fra due mesi, continua ad esserci l’egemonia della Lega. E Salini non fa nulla. Si può andare avanti così?”, dicono ai piani alti del Nazareno, dove hanno deciso di non mollare la presa su l'amministratore delegato della Rai.

 

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La vittoria al 62 per cento del ministro dell'Economia Gualtieri a Roma, secondo il Pd, ha portato nuova linfa nella coalizione di centrosinistra. “E non finisce qui”, dice il segretario Zingaretti. Ma il vero dato è che il 5Stelle calano sotto il 5 per cento, quando quattro anni fa nella Capitale erano oltre il 50. Per Virginia Raggi, che sperava in una ricandidatura, si fa durissima. “Facessero quello che vogliono, tanto 5Stelle a Roma neanche arriverà al 10 per cento. Poi tanto c’è il secondo turno”, dice un autorevole esponente Pd romano che sta seguendo la vicenda. In parole povere, se i grillini si vogliono alleare va benissimo ma non certo per portare avanti Raggi o un loro esponente. E se ancora si sta cercando il profilo giusto per il candidato sindaco del centrosinistra, su un punto al Nazareno sono tutti d’accordo: mai Calenda. “Continua ogni giorno ad attaccare il Pd. Per noi è un discorso chiuso”, dicono dal Partito democratico.

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