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Il buon senso nei paletti di Mattarella

Redazione

Oltre il razzismo. Il capo dello stato e i limiti che il nazionalismo non può superare

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Sergio Mattarella non ha aspettato le giornate dedicate al ricordo della Shoah per sviluppare un ragionamento che contrasta le derive razziste e in generale discriminatorie. Il suo impegno è sottolineato dalla splendida frase pronunciata nel Giorno della memoria: “Il virus della discriminazione, dell’odio, della sopraffazione, del razzismo non è confinato in una isolata dimensione storica ma attiene strettamente ai comportamenti dell’uomo. E debellarlo riguarda il destino del genere umano”.

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Sergio Mattarella non ha aspettato le giornate dedicate al ricordo della Shoah per sviluppare un ragionamento che contrasta le derive razziste e in generale discriminatorie. Il suo impegno è sottolineato dalla splendida frase pronunciata nel Giorno della memoria: “Il virus della discriminazione, dell’odio, della sopraffazione, del razzismo non è confinato in una isolata dimensione storica ma attiene strettamente ai comportamenti dell’uomo. E debellarlo riguarda il destino del genere umano”.

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Si tratta di un approccio antropologico, che non si accontenta di identificare e condannare le specifiche forme assunte da questo spirito distruttivo, ma che cerca di sradicarlo con un appello alla coscienza. Questo non significa che non riconosca il carattere unico della Shoah, come ha confermato nella sua partecipazione e nel suo discorso a Gerusalemme durante il recente Forum mondiale dell’Olocausto. D’altra parte potendo nominare un solo senatore a vita ha scelto Liliana Segre.

 

 

A novembre dell’anno scorso, all’inaugurazione del Campus biomedico di Roma, aveva guardato ai bambini “che chiedono solidarietà contro l’intolleranza, l’odio e la contrapposizione. Il mondo cambia ma una cosa rimane costante, e cioè la condizione umana, la convivenza e il senso di responsabilità”. E’ questo carattere umanistico della battaglia costante del presidente che ne esprime la profondità e il rigore. Il 25 luglio dell’anno scorso, ricordando il manifesto della razza stilato da accademici fascisti ottant’anni prima, aveva detto “la aberrazione dell’affermazione della supremazia di uomini su altri uomini considerati di razze inferiori, la volontà di dominio che esprimeva, la violenza, segregazione, pulizia etnica che portava con sé avrebbero segnato nel profondo la storia del XX secolo e, con essa, la coscienza dei popoli”. Quel veleno “continua a insinuarsi nelle fratture della società e in quelle tra i popoli”. Si potrebbe continuare a lungo ripercorrendo le prese di posizione del presidente, che tracciando il limite che il nazionalismo non può superare, si appella sempre alla coscienza e alla responsabilità delle persone, l’unico vero antidoto.

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