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Regionali continue

David Allegranti

C’è un effetto Emilia-Romagna sulla strategia dei partiti in Toscana, Puglia, Veneto e Marche

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Roma. Toscana, Campania, Puglia, Liguria, Veneto, Marche. Il 2020 elettorale non finisce con i duelli di Emilia-Romagna e Calabria, anzi è appena cominciato, in attesa di capire gli effetti sul governo e quelli sui partiti di maggioranza e opposizione. Il M5s è infatti il primo in Parlamento ma il risultato del 2018 è ormai già stato congedato, come dimostrano le Europee e questa prima tornata delle Regionali, e per il Pd c’è da ridefinire un rapporto con i grillini. “È giusto che oggi si usi questo risultato per modificare l’asse politico del governo su molte questioni. Ad esempio il M5s, dopo questa severa sconfitta, dovrebbe rinunciare a un armamentario che non paga elettoralmente e che rende difficile l’attività di governo”, ha detto ieri il vicesegretario del Pd Andrea Orlando a Radio Capital: “Sulla questione della giustizia dovrebbe esserci una disponibilità al confronto superiore a quella che c’è stata finora”.

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Roma. Toscana, Campania, Puglia, Liguria, Veneto, Marche. Il 2020 elettorale non finisce con i duelli di Emilia-Romagna e Calabria, anzi è appena cominciato, in attesa di capire gli effetti sul governo e quelli sui partiti di maggioranza e opposizione. Il M5s è infatti il primo in Parlamento ma il risultato del 2018 è ormai già stato congedato, come dimostrano le Europee e questa prima tornata delle Regionali, e per il Pd c’è da ridefinire un rapporto con i grillini. “È giusto che oggi si usi questo risultato per modificare l’asse politico del governo su molte questioni. Ad esempio il M5s, dopo questa severa sconfitta, dovrebbe rinunciare a un armamentario che non paga elettoralmente e che rende difficile l’attività di governo”, ha detto ieri il vicesegretario del Pd Andrea Orlando a Radio Capital: “Sulla questione della giustizia dovrebbe esserci una disponibilità al confronto superiore a quella che c’è stata finora”.

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Intanto, l’esito emiliano-romagnolo produce qualche effetto in vista delle prossime elezioni regionali. In Toscana, dove il centrodestra deve ancora scegliere il candidato governatore, sarà più facile per gli alleati di Matteo Salvini – Forza Italia e Fratelli d’Italia – sottrarsi all’imposizione di una candidatura leghista, com’è stato invece finora, sull’onda di alcuni successi importanti, tra cui Pisa, Siena e Massa. Risultati che però sono stati oscurati dai risultati successivi (Firenze e Prato rimaste al Pd, Livorno tornata al centrosinistra). Potrebbe dunque tornare anche di moda l’idea d’un candidato civico, trasversale, per sfidare Eugenio Giani, presidente del consiglio regionale toscano, socialista, già vicino a Renzi, scelto dal centrosinistra come erede di Enrico Rossi. La stessa candidatura di Giani, che domenica sera era al comitato elettorale di Bonaccini, beneficia del risultato elettorale del centrosinistra in Emilia-Romagna ma avrà probabilmente bisogno di affidarsi alla società civile che si è già mobilitata contro Salvini negli ultimi mesi. “Per ora non è nei programmi la lista Giani”, dice Giani al Foglio. “Sì a una apertura alle liste civiche da parte dei partiti della coalizione”.

 

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In Campania, invece, la questione è se ricandidare Vincenzo De Luca oppure no. Il governatore uscente, messo in discussione anche dentro il Pd (e da Italia Viva), è stato uno dei più feroci avversari dei Cinque stelle. Adesso però potrebbe aver bisogno proprio del consenso dei grillini, non solo nelle urne qualora venisse ricandidato, ma anche per provare a far cancellare il veto che i vertici del Cinque stelle hanno messo su una eventuale alleanza alle regionali. “Per i 5 Stelle c’è un risultato che è quello che è. Mi auguro che l’elettorato 5 stelle, facendo tesoro di un’esperienza di governo che è ancora in corso, voglia dare una spinta ragionevole al rinnovamento dell’Italia”, dice De Luca. “In questo decennio i 5 Stelle hanno espresso anche una spinta verso il rinnovamento, la modernizzazione. Poi la spinta si è caricata di troppi significati ideologici, di un’aggressività sbagliata, di un linguaggio sbagliato. Ma credo che non dovremmo perdere quella spinta all'innovazione politica, alla modernizzazione dell’Italia”. Insomma, De Luca vorrebbe “continuare a dialogare con l’elettorato 5 Stelle, lasciamo stare i gruppi dirigenti dei vari partiti, voglio parlare ai cittadini, a quelli che hanno votato 5 Stelle per cambiare l’Italia e, ragionando, voglio spiegare che è esattamente quello che stiamo facendo nella Campania e quindi chiederò il sostegno convinto alle scelte politiche che stiamo facendo”.

 

Tutte le Regioni al voto in primavera sono contendibili. Anche le Marche che fanno parte delle cosiddette ex regioni rosse. Anche lì il governatore uscente Luca Ceriscioli è messo in discussione dal centrosinistra, che potrebbe scegliere il candidato passando dalle primarie. D’altronde, il centrosinistra potrebbe andare alla ricerca di un Bonaccini in ogni Regione. Con il rischio però che la scelta ricada, pur di vincere, anche su candidati radicalmente diversi da quella del governatore dell’Emilia-Romagna. È il caso della Puglia, dove il Pd in questi anni non ha trovato nessuno per sostituire il situazionista. Michele Emiliano. Tra rischi di grillizzazione e candidati populisti da sostenere, per il Pd il 2020 potrebbe non essere indolore. Anche in caso di vittoria.

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