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"Di Maio alla Farnesina è peggio di D'Alema", ci dice Antonio Martino

Annalisa Chirico

Dall'Europa che "non può considerarsi un soggetto internazionale" ai consigli per Salvini: "si vesta meglio se vuole essere preso sul serio". Intervista all'ex ministro di Esteri e Difesa

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Antonio Martino, l'eliminazione del generale Soleimani da parte dei droni del Pentagono ha provocato spaccature profonde, anche all'interno del fronte trumpiano. “La mossa di Donald Trump rispecchia il sentimento patriottico americano: una parte dell'establishment, colto raffinato e tendenzialmente inaffidabile, può contestarla ma i cittadini dell'America profonda, che non vivono a New York o a San Francisco, condividono la volontà di eliminare un consolidato terrorista responsabile della morte di migliaia di americani”. L'uccisione di Bin Laden fu accolta nel giubilo collettivo, quella di Soleimani ha generato aspre critiche. Eppure il primo era uno sconfitto in fuga, il secondo un combattente in divisa. “Tra i due preferisco il fondatore di Al Qaeda, un saudita ricco votato al terrorismo per pura scelta politica; Soleimani faceva il terrorista con la divisa, per mestiere, era pagato per farlo”.

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Antonio Martino, l'eliminazione del generale Soleimani da parte dei droni del Pentagono ha provocato spaccature profonde, anche all'interno del fronte trumpiano. “La mossa di Donald Trump rispecchia il sentimento patriottico americano: una parte dell'establishment, colto raffinato e tendenzialmente inaffidabile, può contestarla ma i cittadini dell'America profonda, che non vivono a New York o a San Francisco, condividono la volontà di eliminare un consolidato terrorista responsabile della morte di migliaia di americani”. L'uccisione di Bin Laden fu accolta nel giubilo collettivo, quella di Soleimani ha generato aspre critiche. Eppure il primo era uno sconfitto in fuga, il secondo un combattente in divisa. “Tra i due preferisco il fondatore di Al Qaeda, un saudita ricco votato al terrorismo per pura scelta politica; Soleimani faceva il terrorista con la divisa, per mestiere, era pagato per farlo”.

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Già ministro degli Esteri e della Difesa, parlamentare per un quarto di secolo, Martino è la quintessenza liberale coniugata ad un atlantismo inossidabile. “Chiunque abbia visitato il National Cemetery di Washington conosce il significato profondo del patriottismo statunitense: c'è un'immensa riverenza, un riconoscimento di quasi santità, per chi si è sacrificato in nome della patria”. A proposito dell'iniziativa trumpiana a Bagdad, il New York Times ha parlato di un “nazionalismo jacksoniano” che consente l'uso della forza contro una minaccia esterna. “Non vedo contraddizioni nella politica estera dell'attuale amministrazione: Trump ha promesso che l'Iran non si doterà della bomba atomica fintantoché egli rimane alla Casa Bianca. È una posizione molto popolare tra la gente normale”. I forgotten men apprezzano, d'accordo, ma tra i repubblicani c'è chi manifesta delusione. “Reagan realizzò la riforma tributaria più radicale della storia americana con un Congresso a maggioranza democratico. Non si può sempre accontentare tutti”.

 

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L'Italia è evidentemente isolata sia in Libia che nella partita mediorientale. Eppure il ministro degli Esteri Luigi Di Maio seguita a confermare la propria disponibilità generalizzata al dialogo. “Il dialogo è possibile tra due soggetti ugualmente armati: se soltanto uno lo è, l'altro non conta. L'interlocutore ti sta a sentire se hai qualcosa da offrirgli, altrimenti non ti prende in considerazione. L'attuale ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, è un democratico di sinistra, non incline a decisioni affrettate, ma a Palazzo Chigi c'è il peggiore governo della storia repubblicana, alla Farnesina si è toccato il punto più basso, persino peggiore che ai tempi di Susanna Agnelli e Massimo D'Alema, i primi ad assurgere a un incarico così rilevante senza neppure una laurea”.

 

Il silenzio dell'Europa è assordante. “Non esiste una politica estera europea perché oggi, esattamente come nel 1954, gli stati membri non sono disposti a cedere una quota di sovranità nazionale. E non essendoci un governo europeo, hanno ragione”. A detta della presidente Ursula von der Leyen, la Commissione europea rafforzerà il suo carattere geopolitico. “In assenza di una politica estera e di difesa, l'Europa non può considerarsi un soggetto internazionale. Nella storia millenaria dell'umanità mai è esistito uno stato privo di questi due elementi”. Intanto Russia e Turchia si spartiscono la Libia, con conseguenze rilevanti per i nostri interessi geopolitici ed energetici. “Nel 2009, in occasione del voto sul trattato di amicizia con la Libia, io e Fiamma Nirenstein fummo gli unici due esponenti di destra 'dissidenti', contrari all'accordo. Nel mio discorso in aula, spiegai che l'onore della patria rientra tra i valori non negoziabili. Gheddafi era un tiranno grottesco e ridicolo, capace di tenere insieme le tre componenti esistenti in Libia. Scomparso lui, il paese si è frantumato”. L'intervento militare avvenne con l'approvazione del governo Berlusconi. “In quel caso fui in totale dissenso con il presidente. Fu un errore madornale, commesso per assecondare le ambizioni di Sarkozy interessato ad accaparrarsi l'uranio libico”.

 

In Siria il disimpegno americano, voluto da Barack Obama, ha generato il caos. “L'amministrazione Obama interpretò le proteste siriane come un abbozzo di primavera araba mentre si assisteva all'insurrezione di frange islamiste radicali contro un governo sì autoritario ma garante della stabilità e della coesistenza di cristiani e musulmani. All'epoca, a Damasco si vedevano moschee e chiese, oggi la libertà religiosa è andata a farsi benedire. Bashar al-Assad è un tiranno ma ha studiato in Inghilterra, ha una moglie inglese, è enormemente più moderno dei selvaggi che lo contestano”. Vladimir Putin, nel ruolo di garante dei nuovi equilibri mediorientali, potrebbe realizzare il sogno di Pietro il Grande: insediarsi nel Mediterraneo. “Non ho mai condiviso la simpatia berlusconiana per lui, eppure devo riconoscere che nel deserto di leadership la sua si staglia al di sopra degli altri. Lo scorso anno, in occasione del 75imo anniversario dello sbarco in Normandia, ho osservato le immagini di capetti sbiaditi: vedevo Macron e il pensiero correva al grande De Gaulle, Merkel mi faceva pensare ad Adenauer, Obama a Reagan o Eisenhower. La leadership occidentale è spaventosamente in crisi”. È tempo di revocare le sanzioni a Mosca? “Sono sempre stato contrario, oggi ancora di più. Il rischio numero uno per la società contemporanea è rappresentato dal terrorismo islamico, un nemico anche per la Russia. Contro Hitler l'America si alleò con Stalin: il paragone è azzardato ma rende bene l'idea. L'esistenza di un nemico comune è la base di un'alleanza comune”. Quando Matteo Salvini invoca lo stop delle sanzioni, viene tacciato di essere un vassallo di Putin. “Il leader della Lega ha lo svantaggio di provocare reazioni ostili anche quando dice cose giuste. Forse è colpa del look: se presentasse le sue tesi con maggiore moderazione e si radesse la barba, troverebbe un'accoglienza migliore”.

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