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Crucioli (M5s) ci dice che il problema non è Di Maio, ma Rousseau

Valerio Valentini

Parla uno dei senatori che ha organizzato la sommossa interna ai Cinque Stelle: “Il passo indietro di Luigi non risolverebbe nulla. Perché quello che noi vogliamo è un cambio di organigramma, di struttura”

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Roma. Lui che quel documento ha contribuito a scriverlo, e poi lo ha illustrato proprio davanti al capo politico, nell’assemblea di giovedì sera, ci tiene a dire che “noi non auspichiamo certo le dimissioni di Luigi Di Maio. Non era contro la sua persona che abbiamo redatto quel testo”. E sulle prime sembra insomma quasi una ritrattazione, quella di Mattia Crucioli, il senatore ligure che insieme a Emanuele Dessì e Primo Di Nicola ha organizzato la sommossa interna. E che spiega: “Il passo indietro di Luigi, a cui noi riconosciamo il merito di svolgere un gran lavoro come ministro degli Esteri, non risolverebbe nulla. Perché quello che noi vogliamo è un cambio di organigramma, di struttura. Il problema non è Di Maio, ma la mancanza di collegialità nelle scelte, spesso calate dall’alto da entità esterne al gruppo parlamentare”.

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Roma. Lui che quel documento ha contribuito a scriverlo, e poi lo ha illustrato proprio davanti al capo politico, nell’assemblea di giovedì sera, ci tiene a dire che “noi non auspichiamo certo le dimissioni di Luigi Di Maio. Non era contro la sua persona che abbiamo redatto quel testo”. E sulle prime sembra insomma quasi una ritrattazione, quella di Mattia Crucioli, il senatore ligure che insieme a Emanuele Dessì e Primo Di Nicola ha organizzato la sommossa interna. E che spiega: “Il passo indietro di Luigi, a cui noi riconosciamo il merito di svolgere un gran lavoro come ministro degli Esteri, non risolverebbe nulla. Perché quello che noi vogliamo è un cambio di organigramma, di struttura. Il problema non è Di Maio, ma la mancanza di collegialità nelle scelte, spesso calate dall’alto da entità esterne al gruppo parlamentare”.

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Il problema è Rousseau. “Quella piattaforma per noi è una risorsa, nessuno lo nega. Ma di certo su Rousseau e sul ruolo di Davide Casaleggio ci sono dei dubbi. Io, personalmente, a ricostruzioni che vorrebbero una scarsa trasparenza sulle votazioni online o una manipolazione dei dati, non voglio credere. Però è meglio sgomberare il campo da qualsiasi sospetto, per il bene del Movimento. Ad esempio: chi e come decide di indire delle votazioni? Chi stabilisce la formulazione dei quesiti? Queste sono perplessità che vari colleghi condividono”.

 

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E non sono pochi, a quanto pare, se è vero che nell’assemblea di giovedì, dopo gli interventi critici di Crucioli, Dessì e Di Nicola, Di Maio si è rivolto al resto del gruppo dicendo era curioso di capire cosa ci fosse dietro il mutismo di tanti parlamentari silenziosi, e quasi nessuno s’è alzato per difenderlo. “Se avessimo voluto chiedere la testa di Luigi, avremmo raccolto delle firme, avremmo fatto una votazione”. E invece? “Lo spirito che ha animato la stesura del documento è stata quella di richiedere una struttura di vertice più allargata, collegiale, elettiva. In cui comunque, se non altro per la necessità di rispettare la legge che impone ai partiti di indicare un ‘capo politico’, andrà poi comunque individuato un punto di riferimento, una sorta di primus inter pares”. E come? E quando? “A marzo ci saranno gli Stati generali del M5s. Ecco, questo documento vuole segnare l’apertura di un dibattito che troverà proprio in quella sede il suo momento conclusivo”.

 

E Casaleggio? Siete sicuri che sarà d’accordo? “Casaleggio dovrebbe essere solo il detentore di uno strumento tecnico, la piattaforma Rousseau, il cui impiego andrebbe regolato, nella nostra visione, proprio su indicazione di quel collegio di persone responsabili della guida del M5s. Non credo che Casaleggio possa avere nulla in contrario”.

  

E il governo? “Noi estensori del documento ribadiamo fedeltà e sostegno alla maggioranza. Anzi, la riorganizzazione interna è funzionale proprio a evitare che altri nostri colleghi vadano nel Misto”. Nel documento si afferma che il M5s “deve continuare a porsi nel panorama politico attuale come forza profondamente riformista”: un modo per rinsaldare l’alleanza col Pd? “Non direi”, risponde Crucioli. “Anche perché qualche riga più giù ribadiamo la nostra matrice post-ideologica. Io auspico che manteniamo la nostra natura trasversale e autonoma”. E la nettezza con cui Di Maio, giovedì, ha elogiato le virtù della nuova legge proporzionale, lo conferma.

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