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Concessioni, un problema di regole

Redazione

Per le Autostrade serve una riforma, non una vendetta (senza gara pubblica)

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È evidente che qualcosa non va con le concessioni autostradali, che ci sono dei problemi con la gestione di Aspi e che c’è un rapporto insano tra vigilante e concessionari, con i secondi che in una certa misura sembrano aver catturato il primo. Ma questo è appunto un problema di regole, che tra l’altro risente di un rapporto genetico di sudditanza del concedente Mit/Anas rispetto al concessionario quando le autostrade erano statali (dell’Iri) e che è stato privatizzato insieme a esse. Se c’è un problema concreto di inadempienze di un concessionario, che deriva da una carente o inefficiente regolamentazione, la risposta della politica deve essere all’altezza. Servirebbe cioè una discussione su una riforma del sistema delle concessioni che dia più potere alle authority, in modo da garantire efficienza, trasparenza e certezza del diritto. Invece la strada intrapresa sembra quella di una guerra o una contrattazione politica sul tipo di “pena” da infliggere ai concessionari, se la “maxi-multa” (con sconto sui pedaggi) o la revoca, magari attraverso un emendamento apposito in un milleproroghe per pagare di meno aggirando la convenzione e altre leggi dello stato.

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È evidente che qualcosa non va con le concessioni autostradali, che ci sono dei problemi con la gestione di Aspi e che c’è un rapporto insano tra vigilante e concessionari, con i secondi che in una certa misura sembrano aver catturato il primo. Ma questo è appunto un problema di regole, che tra l’altro risente di un rapporto genetico di sudditanza del concedente Mit/Anas rispetto al concessionario quando le autostrade erano statali (dell’Iri) e che è stato privatizzato insieme a esse. Se c’è un problema concreto di inadempienze di un concessionario, che deriva da una carente o inefficiente regolamentazione, la risposta della politica deve essere all’altezza. Servirebbe cioè una discussione su una riforma del sistema delle concessioni che dia più potere alle authority, in modo da garantire efficienza, trasparenza e certezza del diritto. Invece la strada intrapresa sembra quella di una guerra o una contrattazione politica sul tipo di “pena” da infliggere ai concessionari, se la “maxi-multa” (con sconto sui pedaggi) o la revoca, magari attraverso un emendamento apposito in un milleproroghe per pagare di meno aggirando la convenzione e altre leggi dello stato.

 

Ciò che è ancora peggio di questa discussione è che anziché risolvere il problema, lo si aggrava rendendo le regole ancora più arbitrarie e lontane dagli standard europei. Va in questa direzione la dichiarazione a Repubblica del viceministro delle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri: “Noi non vogliamo applicare un solo modello di gestione tra privatizzazione e statalizzazione: l’Anas interverrà nella gestione delle autostrade solo nel periodo che intercorre tra la revoca e una nuova gara. Poi se l’azione dell’Anas si scopre nel frattempo virtuosa vedremo”. Il modello è quello di evitare una gara pubblica e internazionale nel breve termine e forse anche nel lungo, lasciando lo stesso pessimo sistema di controlli intatto e in house. Senza contare che anche i ponti dell’Anas cadono, come dovrebbe ricordare lo stesso Cancelleri che da plenipotenziario grillino in Sicilia fece costruire con i soldi dei rimborsi una trazzera (“la via dell’onestà”) per aggirare un viadotto crollato, che a distanza di cinque anni l’Anas non ha ancora ricostruito.

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