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Il grillismo bancario oltre Lannutti

Valerio Valentini

Sono sei i grillini che aspirano alla presidenza della commissione Banche. I pronostici dicono che alla fine sarà una sfida tra donne, e non per una questione di cavalleria

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Roma. Alla fine hanno optato per i vecchi metodi: un pezzo di carta su cui scrivere un nome, un rapido spoglio e quindi il responso. Rimossa l’ingombrante intralcio di Elio Lannutti, oggi gli esponenti grillini della commissione Banche s’incontreranno per eleggere il loro candidato presidente, da sottoporre poi agli alleati. Gli aspiranti vincitori sono addirittura sei: due senatori (Marco Pellegrini e Laura Bottici) e quattro deputati (Alvise Maniero, Giuseppe Buompane, Carla Ruocco e Raphael Raduzzi). I pronostici dicono che alla fine sarà una sfida tra donne, e non per una questione di cavalleria. Il punto è che Ruocco e Bottici – considerate affidabili dagli alleati di governo, nel variegato panorama grillino – qualora andassero a presiedere l’Inquisizione bancaria, libererebbero degli incarichi di prestigio. La deputata campana lascerebbe infatti la guida della commissione Finanze alla Camera, ambita dal franceschiniano Fabio Melilli. La senatrice toscana, invece, oltre a mettere a disposizione del Pd uno scranno da questore, ridurrebbe la concorrenza per l’assegnazione della prossima presidenza della commissione Finanze a Palazzo Madama, quella attualmente ricoperta dal leghista Alberto Bagnai. Lui, in verità, ci ha pure provato, nelle scorse settimane, ad accreditarsi con gli attuali rivali, col recondito proposito di conservare il suo posto. Al punto che, nei giorni tribolati del caos sulla Popolare di Bari, l’alfiere No Euro di Matteo Salvini è andato a proporre un’impensabile offerta all’altro Matteo, Renzi, per incardinare il progetto di legge griloleghista di riforma della governance di Banca d’Italia, puntando sull’antica ostilità del leader di Italia viva nei confronti di Ignazio Visco. Nulla di fatto. E così, quando in estate Bagnai dovrà lasciare la presidenza, proprio la Bottici diventerebbe un candidato naturale alla successione. A meno che, ovviamente, nel frattempo non sia diventata presidente della commissione d’inchiesta sulle Banche. Motivo in più, per Pd e Iv, per valutare favorevolmente il suo profilo.

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Roma. Alla fine hanno optato per i vecchi metodi: un pezzo di carta su cui scrivere un nome, un rapido spoglio e quindi il responso. Rimossa l’ingombrante intralcio di Elio Lannutti, oggi gli esponenti grillini della commissione Banche s’incontreranno per eleggere il loro candidato presidente, da sottoporre poi agli alleati. Gli aspiranti vincitori sono addirittura sei: due senatori (Marco Pellegrini e Laura Bottici) e quattro deputati (Alvise Maniero, Giuseppe Buompane, Carla Ruocco e Raphael Raduzzi). I pronostici dicono che alla fine sarà una sfida tra donne, e non per una questione di cavalleria. Il punto è che Ruocco e Bottici – considerate affidabili dagli alleati di governo, nel variegato panorama grillino – qualora andassero a presiedere l’Inquisizione bancaria, libererebbero degli incarichi di prestigio. La deputata campana lascerebbe infatti la guida della commissione Finanze alla Camera, ambita dal franceschiniano Fabio Melilli. La senatrice toscana, invece, oltre a mettere a disposizione del Pd uno scranno da questore, ridurrebbe la concorrenza per l’assegnazione della prossima presidenza della commissione Finanze a Palazzo Madama, quella attualmente ricoperta dal leghista Alberto Bagnai. Lui, in verità, ci ha pure provato, nelle scorse settimane, ad accreditarsi con gli attuali rivali, col recondito proposito di conservare il suo posto. Al punto che, nei giorni tribolati del caos sulla Popolare di Bari, l’alfiere No Euro di Matteo Salvini è andato a proporre un’impensabile offerta all’altro Matteo, Renzi, per incardinare il progetto di legge griloleghista di riforma della governance di Banca d’Italia, puntando sull’antica ostilità del leader di Italia viva nei confronti di Ignazio Visco. Nulla di fatto. E così, quando in estate Bagnai dovrà lasciare la presidenza, proprio la Bottici diventerebbe un candidato naturale alla successione. A meno che, ovviamente, nel frattempo non sia diventata presidente della commissione d’inchiesta sulle Banche. Motivo in più, per Pd e Iv, per valutare favorevolmente il suo profilo.

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