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Giani (Pd) ci spiega perché è finito il mito della “Toscana Felix”

David Allegranti

Il candidato governatore del centrosinistra: “La Regione è diventata contendibile, ma la classe dirigente resta intatta”

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Roma. “Voglio essere il sindaco fra i sindaci”, dice al Foglio Eugenio Giani, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Toscana. Per ora gli manca il sostegno della sinistra a sinistra del Pd ma oggi pomeriggio incontrerà i vertici regionali di Articolo 1 e Sinistra Italiana per cercare di convincerli a entrare nella coalizione.

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Roma. “Voglio essere il sindaco fra i sindaci”, dice al Foglio Eugenio Giani, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Toscana. Per ora gli manca il sostegno della sinistra a sinistra del Pd ma oggi pomeriggio incontrerà i vertici regionali di Articolo 1 e Sinistra Italiana per cercare di convincerli a entrare nella coalizione.

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“I sondaggi li danno al 3-3,5 per cento e la legge elettorale prevede che chi fa parte della coalizione vincente entra in consiglio regionale con il 3 per cento; in caso contrario, serve il 5. Quindi far parte della nostra coalizione è di reciproca utilità”, dice Giani al Foglio. Poco o punto interessato alla politica nazionale, il presidente del Consiglio regionale uscente è in campagna elettorale da mesi (ha girato tutti e 273 i comuni della Toscana). Giani, che ha una lunga storia socialista alle spalle, oggi dice che “il modello della Toscana felix, fondato su un tessuto sociale di volontariato, di organizzazione economica costruita dalla cooperazione e dal sindacato, un modello insomma che dava alla sinistra in Toscana come nelle altre regioni rosse un consenso per governare sempre e comunque si è fortemente attenuato. La Regione è diventata contendibile. A differenza di altre regioni rosse però è rimasta una buona classe amministrativa, alla guida di comuni e società dei servizi. Di conseguenza, i cittadini in Toscana si rendono conto che non c’è una classe dirigente della Lega, men che meno dei Cinque stelle. Esiste però una classe dirigente pragmatica e responsabile di centrosinistra, quantomeno in Toscana più che in Umbria e in Emilia. Lo dimostrano i numeri: a maggio su 273 comuni della Toscana si è votato in 178 e il centrosinistra ha vinto in 140. In più di metà dei comuni toscani insomma è stato premiato il sindaco; attenzione, il sindaco, non il Pd”.

  

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Perché soffre il partito e non il sindaco, che pure è espressione di quella tradizione? E’ una questione di “leggerezza”, dice Giani. “Il Pd non ha più quella struttura radicata e la gente si orienta sempre di più sui social. Il Pd ha sempre dato il giusto alla comunicazione online, rimanendo arretrato, mentre invece i Cinque stelle ci hanno costruito la propria fortuna e Salvini l’ha usata per rilanciare la propria immagine”. Ma per Giani la risposta non è trasformare il Pd in una macchina da Facebook, bensì tornare sul mitologico territorio: “Quest’anno sono cinquant’anni dalla costituzione delle regioni a statuto ordinario. In 50 anni le regioni hanno pensato a produrre leggi che integrassero la legislazione statale, da qui sono nati spesso conflitti e contenziosi con lo Stato. Ritengo che le regioni abbiano finora agito bene in settori come l’urbanistica o il commercio, ma allo stesso tempo penso che il loro compito non sia tanto di entrare in concorrenza con lo Stato ma fare leggi migliori al servizio dei cittadini. Per questo sto pensando a 15 proposte di legge per i cittadini della Toscana. Da una legge sui parcheggi a una sulle città murate a un’altra sul patrimonio non abitativo. Girando per la Toscana, in questi cinque anni da presidente del Consiglio regionale, ho incontrato tutti i sindaci dei comuni toscani e mi sono reso conto che le loro richieste non trovano corrispondenza con il sistema legislativo regionale. Ecco, io come mentalità mi sento più un sindaco fra i sindaci e con queste 15 proposte di legge voglio rapportarmi con loro anziché con i ministri”.

 

Intanto però c’è da convincere la sinistra a entrare in coalizione. “Sono ottimista. Mentre con i Cinque stelle non credo di poter avere un’interlocuzione per convincerli a entrare in coalizione, con la sinistra lo spazio c’è. Sui temi che mi vengono sottoposti c’è sintonia. La sinistra mi chiede una sanità più vicina al territorio, aumentando da 3 a 5 il numero delle Asl. Mi chiede di affrontare il problema della gestione dell’acqua pubblica, che deve rispondere a una logica di utilità generale e non di profitto. Infine mi chiede un’evidenza più forte sul carattere antifascista della coalizione. Sono tutte cose sulle quali mi trovo d’accordo”. E su trasporti e infrastrutture, problemi atavici della Toscana? Ci può essere sintonia con una sinistra dei no? “Comunque sia, io porterò avanti – e l’ho già detto anche a loro – le tre opere principali già in essere: il corridoio tirrenico, l’ampliamento dell’aeroporto di Firenze e l’alta velocità. Sarebbe assurdo fermarle ora”. E con i Cinque stelle? “C’è un rapporto fra entità diverse, che non è male, ma loro vogliono andare avanti per conto proprio. Non mi illudo di poterli avere nella nostra alleanza. Comunque, penso che gli avvenimenti degli ultimi tempi abbiano allontanato la loro gente, quindi non li vedo messi benissimo neanche da noi”.

  

Poca politica nazionale per Giani, insomma. Glielo facciamo notare: “E’ vero, la politica nazionale ora non mi interessa, ma non ai valori e agli orizzonti del centrosinistra. Ma secondo me la politica deve ritrovare la fiducia dei cittadini risolvendo anzitutto i loro problemi. Un mese prima delle elezioni pubblicherò sul mio sito Internet l’elenco delle 273 questioni – una per ogni comune della Toscana – che da governatore vorrei risolvere in cinque anni. Sono queste le cose che servono, non le ideologie”.

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